mercoledì 14 giugno 2017

World Press Cartoon Caldas da Rainha 2017 : CARICATURE

Il World Press Cartoon è tornato.
Dopo una sospensione dovuta a problemi di budget, il concorso dedicato alle migiori vignette politiche pubblicate sulla stampa mondiale ha consegnato il suo palmares 2017 a Calda da Rainha, in Portogallo.


Complimenti a tutti i vincitori!!
e a Antonio Antunes per la grande manifestazione!!

Tre le categorie in cui sono state suddivise le opere

Qui le CARICATURE



1° PREMIO 1° PRIZE - Fidel Castro -
Luiz Carlos Fernandes - Brasil - Diàrio do Garande ABC



2° PREMIO 2° PRIZE - Bob Dylan
Eduardo Baptistao - Brasil -Veja



3° PREMIO 3° PRIZE - Trump Punk
Mariagrazia Quaranta / GIO - Italia - L'Unità




Honorable mentions




Bob Dylan
Augustin Sciamarella - Italia - El Pais



Fidel Castro
Shankar Pamarthy - India - Sakshi Daily


David Bowie
Cau Gomez - Brasil - A Tarde

----------------------------------------------------------------


La premiazione di GIO che sotto la giacca indossa la maglietta Buduar.




Luiz Carlos Fernandes e Eduardo Baptistao 


Tutte queste vignette sono parte della selezione operata da una giuria internazionale tra le centinaia di opere presentate al concorso e provenienti da tutti i continenti.

Questa selezione di 267 opere migliori concorrenti forma la mostra che sarà aperta al pubblico presso il Centro Culturale e Congressi di Caldas da Rainha, con ingresso gratuito, dal 11 giugno-10 agosto.

I cartoons  che modellano un divertente ritratto del mondo, sono stati pubblicati in 168 quotidiani e riviste in 51 paesi.


Il visitatore può acquistare il bel catalogo, in vendita presso il sito espositivo.


----------------------------------------------------------

Il World Press Cartoon distingue le opere anche in altre due Categorie:



World Press Cartoon Caldas da Rainha 2017: GRAND PRIZE and EDITORIAL CARTOON




martedì 6 giugno 2017

L'umorismo grafico e il calcio

L'UMORISMO GRAFICO E IL CALCIO
Di Francisco Punal Suárez
Yuri Kosobukin - Ucrania.

Turcios - Colombia

Día de reyes - dibujo de Ángel Boligán - México

Ivan Haramija - Croacia.

Seyran Caferli - Azerbaiján.


Vladimir Kazanevsky - Ucrania.

Zidane - Joaquín Aldeguer.

EL HUMOR GRÁFICO Y EL FÚTBOL
Por Francisco Punal Suárez


El reciente triunfo del equipo español Real Madrid sobre el Juventus italiano, en la final de la Champions, con un record al ganar dos copas consecutivas, y otro, a cargo de Cristiano Ronaldo al marcar en tres finales de la Copa de Europa, fue noticia destacada en los medios de comunicación.

Los caricaturistas también fijan su atención en este deporte y con sus obras ratifican al fútbol como una de sus fuentes de inspiración. El fútbol es vida, ejercicio, salud, alegría,
emoción, esfuerzo, voluntad, triunfo, y también, derrota, decepción, tristeza, enajenación, apuestas, trampa, dopaje, adicción...

La caricatura es una forma sintética y humorística del arte. El caricaturista, con su
imaginación y sus propuestas paródicas, nos presenta relaciones insospechadas
entre las cosas.

La caricatura dedicada al fútbol es muchas veces un pretexto de los dibujantes para referirse a sentimientos de los seres humanos, y a situaciones absurdas, exageradas, insólitas y ridículas, donde se trastocan los valores y aflora el humor.

Las caricaturas personales de los futbolistas son también un reto para los dibujantes, porque ¿cómo sintetizar en una obra las características de un ser humano? ¿Cómo captar el alma del caricaturizado?

El PortoCartoon , que organiza el Museu Nacional da Imprensa, que dirige Luis Humberto Marcos, en la ciudad portuguesa de Oporto, nos ofreció este año una muestra dedicada a homenajear a Cristiano Ronaldo y a retratar su impacto a escala mundial. La  muestra fue llevada, entre otras localidades, a Madeira, donde nació la estrella futbolística. Nuestros lectores pueden ver aquí algunos ejemplos.

Lo cierto es que el fútbol constituye una referencia constante para los caricaturistas
que, con vigor, astucia e ingenio, abordan la realidad del mundo y, sin concesiones a la risa fácil, nos invitan a compartir las múltiples aristas de un tema con una mirada que puede ser risueña, crítica, humorística o satírica, pero siempre con una cuota de reflexión. De esta manera, el humor desempeña su papel de entrenador de la mente, de ejercitador del raciocinio.



Benny


L'UMORISMO GRAFICO E IL CALCIO
Di Francisco Punal Suárez


Il recente trionfo della squadra spagnola del Real Madrid contro la squadra italiana Juventus  nella finale di Champions League ha segnato due record , quello del Real di vincere due coppe consecutive, e quello di Cristiano Ronaldo di segnare in tre finali di Coppa Europa, tutti  i media, ne hanno parlato.

I cartoonists anche, rivolgono la loro attenzione a questo sport e le loro opere ratificare il calcio come una delle sue fonti di ispirazione. Il calcio è  vita, esercizio fisico,  salute, gioia,
emozione, fatica, se si, vince, ed anche sconfitta, delusione, tristezza, alienazione, gioco d'azzardo, truffa, doping, dipendenza ...

La caricatura è un'arte sintetica e divertenti. Il caricaturista, con la sua
immaginazione parodico e proposte, presenta rapporti insospettabili
tra le cose.

Le vignette dedicate al calcio sono spesso un pretesto degli artisti per riferirsi a sentimenti degli esseri umani, e situazioni assurde, esagerate, insolite e ridicole in cui i valori sono interrotti e umorismo emergono.

La caricature personali dei giocatori sono anche una sfida per i vignettisti, perché come da sintetizzare in opera le caratteristiche di un essere umano? Come catturare l'anima di caricatura?

Il PortoCartoon, organizzato dal Museu da Imprensa Nacional, Luis Humberto Marcos che gestisce nella città portoghese di Oporto, ha offerto quest'anno una mostra dedicata a rendere omaggio a Cristiano Ronaldo e ritrarre il suo impatto a livello mondiale. La manifestazione è stato portata, tra l'altro, anche a Madeira, dove è nata la stella del calcio. I nostri lettori possono vedere qui alcuni esempi.

La verità è che il calcio è un riferimento costante per vignettisti
che con vigore, intelligenza e arguzia, affrontare la realtà del mondo e, senza concessioni al facile risata, vi invitiamo a condividere le molteplici sfaccettature di un argomento con un look che può essere ameno, critico, umoristico o satirico, ma sempre con un che di riflessione. Così, l'umorismo svolge il suo ruolo di allenatore della mente, esercizio per la ragione.


Ti potrebbe interessare anche:



"CRISTIANO RONALDO: Caricatura e Imprensa Mundial"!
a cura di Francisco Punal Suarez (raccolta di caricature del campione del Real Madrid)

lunedì 5 giugno 2017

Attenzione curve pericolose




Curve pericolose
La notizia del  bacio della mano al capobastone della ndrangheta finalmente "estratto" dopo anni di latitanza dal suo nascondiglio (casa sua), giustamente oscurata dai fatti tragici del terrorismo, è di quelle che rimangono poco nelle prime pagine e nelle home pages.
Attenzione però: l'endemica situazione di precarietà e disoccupazione rischia di far crescere la riconoscenza verso i pochi datori di lavoro.
E, come diceva Sciascia, la linea della palma si alza costantemente.
Gianfranco Uber




Gesti d'affetto
"BACIAMOLEMANI!!!"
Tiziano Riverso


Oggi lezione sul baciamano
Fulvio Fontana



REGGIO CALABRIA - 2 giugno 2017 - Dopo 23 anni di latitanza, sono scattate le manette per "U capra" Giuseppe Giorgi, considerato uno dei cinque latitanti più pericolosi d'Italia. Irreperibile dal '94 e attualmente considerato al vertice della famiglia Romeo "Staccu", il boss cinquantaseienne è stato arrestato questa mattina a San Luca, dopo quasi sei ore di perquisizione nella storica casa di famiglia, raggiunta e circondata nella notte da centinaia di carabinieri.

A sottolineare il 'prestigio' che Giorgi ancora ricopriva nella zona, all'uscita dalla casa dove era nascosto alcuni passanti si erano fermati e gli hanno baciato le mani, come mostra un video esclusivo mandato in onda dal Tg1.


La scena del baciamano fatto da un vicino al boss Giuseppe Giorgi dopo la cattura è "ignobile, ma non è certo né condivisione né tantomeno segno di debolezza dello Stato che anzi, in questa occasione, ha dato una straordinaria dimostrazione di forza". Lo ha detto all'ANSA il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho. "I carabinieri che si abbracciano felici come bambini dopo l'arresto - ha aggiunto - sono la parte più bella di uno Stato efficiente in grado di catturare un latitante".



Festa della Repubblica
Cecigian

--------------------------------------

Gratteri ha parlato agli studenti: «Dovete studiare, comportarvi bene, essere educati. A 18 anni donare il sangue e andare a trovare gli anziani nelle strutture. Solo da voi può giungere il vero segnale di cambiamento della Calabria! Noi ce la stiamo mettendo tutta».

Il Procuratore Capo di Catanzaro, la scorsa settimana, è stato ospite della sede Rai regionale per presentare il volume "L'inganno della mafia" (edito da Rai Eri), scritto in collaborazione con Antonio Nicaso, studioso dei fenomeni criminali.

Nicola Gratteri, dall'aprile del 2016 Procuratore della Repubblica del capoluogo della regione Calabria, ha spiegato come è nato il libro: «Tutto è iniziato quando abbiamo visto ragazzini delle scuole medie emulare protagonisti di fiction e film sulla mafia. Cit Maurizio Costanzo show. Il suo libro nasce anche dai racconti di noi docenti: "Molti insegnanti ci hanno raccontato che davanti alle scuole medie i bambini giocano a parlare, a vestirsi e ad avere soprannomi dei protagonisti mafiosi dei film e delle fiction" Il dramma è che i ragazzi, soprattutto in quell'età così difficile, non capiscono che non esiste la Mafia buona che crea posti di lavoro, che salva famiglie dal lastrico, e la Mafia cattiva che brucia bambini nell'acido, distrugge famiglie, fa pagare il pizzo a commercianti finché nella loro vita l'unica via d'uscita rimane il suicidio. L'emulazione è quell'atto, costituente esercizio di un diritto soggettivo, che non abbia altro scopo che quello di nuocere o recare molestia ad altri, configurandosi così come abuso del diritto. Pensiamo un attimo ai nostri ragazzi quanta televisione guardano: da pomeriggio con Uomini e Donne, per passare a telefilm dove la violenza è il leitmotiv della trama. Poi passano alle trasmissioni alimentate solo da delitti, assassini, criminalizzazioni di extra comunitari. Una televisione diseducativa dove appaiono noti sociologi, o psichiatri che danno la colpa alla Scuola di tutto il male che imperversa il mondo adolescenziale. E, non si rendono conto, che qualcuno di quei ragazzi li ascolta e a priori fa rimbalzare i problemi che lo attraversano, non attraverso il dialogo, ma nell'aggressività. In casa, a Scuola, con gli amici, con loro stessi. Pensiamo a come i nostri ragazzi vivono la "Scuola" di "Amici". Arrivano a pensare che quella è la vera Scuola. Non quella che ti dà la cultura per aver il diritto della scelta, ma quella che ti dà, una blanda occasione per poter apparire in un monitor. Non sapendo che si può spegnere, spegnendo anche tutti i loro sogni. Gratteri dice: Dovete studiare, comportarvi bene, essere educati. A 18 anni donare il sangue e andare a trovare gli anziani nelle strutture. Solo da voi può giungere il vero segnale di cambiamento della Calabria! Noi ce la stiamo mettendo tutta" Loro, sono procuratori che lottano non un giorno solo, ma tutta la vita per renderci liberi, per rendere cittadini quei ragazzi che giocano a fare i camorristi, Scarface, i Padrini. Forse proprio perché davanti ai Padrini del Paese, anche la Madonna guidata da uomini senza anima, la fanno inchinare per rendere grazie al "benefattore". L'invito di Gratteri assomiglia all'appello di Gramsci che diceva ai ragazzi: Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza." Non tutti avevano capito l'importanza di quelle parole, infatti ci troviamo davanti ad un Paese devastato dalla corruzione, da politici indagati, da mazzette che aprono le porte della malavita, un Paese che poteva essere un grande Paese, ma distrutto dalla mancanza di eticità e di morale. Il ruolo dell'Auditel, è diventato sovrano su ogni significato corretto che il mezzo televisivo dovrebbe trainare. La sua influenza su menti fragili può portare a pensare che lo status-quo di un ragazzo, debba essere il bullo, lo sfrontato, lo sbruffone. Quello che noi costruiamo a Scuola viene preso a picconate da una fiction qualsiasi.

Solo chi vive la realtà sul campo come Gratteri e tutti quegli eroi sconosciuti, possono capire il guasto morale che certe opere nate come denuncia, possono essere trasformate in macchiette, imitate non solo da chi vive nella feccia fino al collo, ma anche da ragazzi cresciuti senza problemi e in famiglie benestanti. Ho visto bambini, figli di gente " normali" esibirsi orgogliosamente col taglio dei capelli alla Genny Savastano. Nelle nostre patrie realtà abbiamo bisogno di innocenza e bellezza da insegnare e far imitare ai nostri figli e studenti. Gratteri ha poi posto l'attenzione sulla Scuola esponendo un concetto che noi insegnanti della Scuola pubblica affermiamo da tempo: "La mattina bisogna prima studiare, poi – ha detto – incontri e dibattiti sulla legalità si possono organizzare di pomeriggio. Oggi gli insegnanti sono poco pagati e poco valorizzati mentre il loro ruolo è fondamentale. I giovani vedono il ragazzetto con la macchina di grande cilindrata e lo considerano un mito, poi vedono l'insegnante con una utilitaria e lo considerano un morto di fame" E noi, dobbiamo continuare a lottare perché negli occhi di un ragazzino che vede un'insegnante che dalla mattina alla sera sta a Scuola, e magari non ha neanche la patente come me, si serve di mezzi pubblici, e continua a credere nelle Istituzioni, nell' agitazione dei nostri studenti, nel loro entusiasmo, nella loro forza e nella loro intelligenza, scelga il cambiamento, scelga la ragione, scelga la libertà. Ragazzi dobbiamo abbattere questo sistema: studiamo, pensiamo, curiamo l'ardore e la passione. Fottiamoli.

domenica 4 giugno 2017

Siria è morta Ayse Deniz Karacagil.

Ayse Deniz Karacagil
dal libro Kobane Kalling di Zerocalcare


(E' sempre antipatico puntare i riflettori su una persona specifica, in una guerra dove la gente muore ogni giorno e non se la incula nessuno. Però siccome siamo fatti che se incontriamo qualcuno poi per forza di cose ce lo ricordiamo e quel lutto sembra toccarci più da vicino, a morire sul fronte di Raqqa contro i miliziani di Daesh è stata Ayse Deniz Karacagil, la ragazza soprannominata Cappuccio Rosso. Turca, condannata a 100 anni di carcere dallo stato turco per le proteste legate a Gezi Park, aveva scelto di andare in montagna unirsi al movimento di liberazione curdo invece di trascorrere il resto della sua vita in galera o in fuga. Da lì poi è andata a combattere contro Daesh in Siria e questa settimana è caduta in combattimento.
Lo posto qua perché chi s'è letto Kobane Calling magari si ricorda la sua storia.)
Zerocalcare

il post originale su Facebook:






E’ con queste parole che Zerocalcare, all’anagrafe Michele Rech, autore del fumetto a metà fra diario di viaggio e graphic journalism Kobane Calling, ha voluto ricordare Ayşe Deniz Karacagil, giovane turca condannata a 100 anni di carcere per le proteste a Gezi Park nel 2014, uccisa in combattimento al confine tra la Turchia e la Siria, di cui aveva parlato nel libro.

Nata ad Antalya nel 1993, Ayse Deniz Karacagil aveva partecipato alle proteste di Gezi Park nel 2013 per poi essere arrestata con l’accusa di militanza in organizzazione terroristica tra i separatisti del PKK, tra le prove la sciarpa rossa che indossava sempre, considerato simbolo di socialismo; veniva infatti soprannominata “Cappuccio rosso”. Condannata a 100 anni di carcere, era stata messa in libertà vigilata dal giudice, per poi unirsi alla divisione femminile delle milizie curde, la YPJ, impegnata nella liberazione di Raqqa dagli uomini dei Califfo al Baghdadi e nella difesa della regione autonoma del Rojava.


L'omaggio di Paolo Lombardi ( http://www.repubblica.it/esteri/2017/06/01/news/siria_morta_ayse_deniz_karacagil_combattente_curda_raccontata_da_zerocalcare-166951053/?ref=RHPPLF-BH-I0-C4-P6-S1.4-T2 )

Ritratto di Zerocalcare

Su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli

e l'intervista di Antonio Gnoli

a Zerocalcare

Zerocalcare: "L’armadillo è la mia coscienza, che fatica stare con le persone"
Il fumettista, al secolo Michele Rech, dall’adolescenza frequenta il mondo dei centri sociali romani. Ed è grazie a questa rete che nel 2015 va a Kobane, per dare solidaretà al popolo curdo: dall’esperienza nasce la storia di "Kobane Calling"

di ANTONIO GNOLI

Come la gallina di Cochi e Renato, anche il mammut è un animale intelligente. Me lo vedo comparire effigiato su un muro della stazione della metropolitana di Rebibbia, quartiere periferico di Roma. Il pachiderma ha un'aria rassegnata. Sembra una mongolfiera uscita dalla preistoria. Sul groppone è salita un po' di gente. Sono personaggi disegnati da Zerocalcare. Questo esempio di street art porta la sua firma. Leggo delle scritte. La più eloquente dice: "Qui ci manca tutto", "Non ci serve niente". Nella sua asciutta e ironica sintesi, vale un trattato di sociologia urbana. C'è anche scritto, sulla testa del bestione: Welcome to Rebibbia.

Benvenuto dove: nel paese dei sogni, dell'autarchia, della disperazione? Rebibbia, carcere a parte, ha un'aria solida e tranquilla. Zerocalcare, al secolo Michele Rech, ci vive da sempre. Vado a trovarlo. Per la sua fama di fumettista merita di essere stanato. Ho appena letto la nuova edizione de La profezia dell'armadillo (Bao Publishing), l'esordio con cui si è imposto su lettori e critica. Zerocalcare scrive e disegna storie malinconiche e surreali, ma tutte inclini a raccontarci il suo mondo quotidiano: la famiglia, i vicini di casa, gli amici e gli insopportabili.

Sei uno complicato?
"Preferirei definirmi "complesso", mi immagino come una persona che difficilmente si lascia decifrare".

Posso dirti una cosa?
"Di' pure".

Fa troppo caldo in questa casa.
"Patisco il freddo. Vivo la casa come un rifugio. È orribile dirlo così, ma è la verità: qualunque dentro è meglio di qualunque fuori".

Ne " La profezia dell'armadillo" vivi in casa con questo animale che sembra un incrocio tra un pitbull e una tartaruga. Chi è l'armadillo?
"Rappresenta la mia coscienza, che tende a chiudersi su di sé. Ho una parte inaccessibile e so di esserne anche molto geloso. Ti sto mostrando il lato più meschino".

È un animale della preistoria, un sopravvissuto.
" Ha aggirato le leggi dell'evoluzione, attraversando il tempo. Se credessi nella reincarnazione vorrei reincarnarmi nell'armadillo".

Basta che sia il tuo alter ego.
"È la voce principale. Poi ce ne sono altre. A volte mi ritrovo ospiti in casa. Gente che si accampa nel salone per una settimana. L'armadillo si allarma; entra in ansia; mi rimprovera; mi dice: che cazzo fai, non reagisci? Buttali fuori!".

E tu?
"Provo a ignorarlo. Ma so che è la mia voce autentica. Però mi sforzo. Lascio che il flusso delle altre voci invada il mio spazio. Si lotta spesso per la vita o per la morte. Chi mi legge pensa di conoscermi, ma non è così. Per me è faticoso passare molto tempo con le persone. È faticoso andare in vacanza, anche in coppia".

Faticoso perché?
"Mi costringe a indossare una deprimente maschera sociale. Dopo qualche ora ho nuovamente bisogno di stare solo".

Quando sei solo che ti succede?
"Mi rigenero".

Voglio dire che gesti fai?
"Non lo so. A volte incastro la testa tra due cuscini del divano, da un'angolazione tale per cui riesco a vedere la televisione. Oppure vado a correre. Oppure leggo. Gesti per me normali. Mi sono molto mancati quando sono andato a Kobane".

Ti riferisci al viaggio da cui hai ricavato "Kobane calling"?
"Sì, parliamo del 2015".

Come era nato quel progetto?
"Dai centri sociali legati al popolo curdo. Abbiamo chiesto alla comunità curda di raccontarci quello che accadeva e ci sembrava tutto molto intenso e drammatico. Abbiamo deciso di andare lì, portare medicinali e imparare qualcosa da quella situazione".

In quanti siete partiti?
"In sei. Il primo viaggio è durato una decina di giorni. Siamo rimasti sul confine tra la Turchia e la Siria. La seconda volta dalla Turchia siamo entrati in Iraq e poi in Siria".

Come hai vissuto l'impatto?
" Ogni cosa che pensavo o dicevo mi sembrava, all'inizio, filtrata dalla fascinazione dell'esotico. Quando ho scoperto che era tutto vero, ho provato una grande emozione".

Questa è la tua parte accessibile?
"C'ho messo parecchio a rendermene conto".

Più o meno quando è successo?
"Potevo avere sedici anni, è coinciso con la scoperta dei centri sociali. Mi sono immerso in una vita comunitaria che crea legami molto forti. Col tempo è diventato quasi tutto il mio mondo esterno".

Non ti spaventa una dipendenza così forte?
"No, mi spaventa piuttosto sapere che questi mondi hanno difficoltà legate alla burocrazia comunale, alle minacce di sfratto e al fatto che si sta sui telegiornali solo perché sei considerato violento".

Non mi hai spiegato cosa fa un centro sociale.
" La cosa importante sono i servizi che offre al quartiere: scuole per grandi e per immigrati, palestra, cibo, concerti. Tutto a prezzi popolari, fuori dal mercato".

Resta un mondo chiuso.
"C'è un equivoco su questo. La parte chiusa, che non ha bisogno di aprirsi verso l'esterno, è quella punk, una sottocultura musicale con i suoi codici. Il lavoro politico del centro ricomprende anche la gestione dei concerti, ma non si esaurisce con essi".

Come hanno reagito al tuo successo?
" Una parte con indifferenza, un'altra storcendo un po' il naso, infine ci sono quelli cui il mio lavoro è piaciuto".

Si erano accorti della tua bravura?
"Non credo proprio. Del resto il lavoro che ho fatto per il centro sono disegni di locandine, manifesti, cose del genere su cui non interviene nessuna decisione individuale".

Nel senso?
"È l'assemblea che decide cosa disegnare e cosa scrivere".

Non ti provoca disagio?
"No, si tratta di regole. Se le accetti non ti puoi lamentare. Il disagio lo provavo per un'altra cosa. Avrei preferito spillare birra al bancone o strappare i biglietti ai concerti piuttosto che disegnare".

Perché?
"Perché il mio lavoro si svolgeva a casa, da solo, e mi atterriva questa specie di piccola catena di montaggio".

Non hai detto che ti piace stare da solo?
"Sì, ma quello che svolgevo era un lavoro comune e non accettavo di doverlo fare in solitudine".

Nella solitudine si fa altro?
"Nella solitudine stai con te stesso, con la tua parte inaccessibile. Ti racconto una cosa. Quando ho cominciato a immaginare 'sta storia e ho preso a disegnarla, mi si è aperto un problema enorme. E mo' che faccio? A chi lo dico? Come reagiranno?".

Reagiranno chi?
" Le persone del centro sociale. Avevo disegnato queste piccole storie e mi vergognavo di farle vedere. E allora le ho tenute per me, finché un giorno le ho messe sul Facebook personale".

Era un modo per raccontarti?
"Direi di sì e a pensarci credo che la molla di tutto questo sia stata la morte di un'amica".

Che cosa ti ha fatto scattare?
" Pensavo a cosa, fino a quel momento, era stata la morte di persone vicine a me. Compagni e amici che se ne erano andati e che venivano ricordati dal mio mondo politico attraverso i suoi codici: un manifesto, un concerto, un incontro. Invece la morte di Camilla mi era da subito sembrata estranea a quel mondo. Avevo il terrore che se non avessi fissato la sua immagine non l'avrei più ricordata, l'avrei persa definitivamente, cancellata anche dalla memoria".

Hai un rapporto angoscioso col tempo?
"Ce l'ho con il passato; ma anche con quello che sto vivendo. Ora, ad esempio, ho l'ansia opposta".

Cioè?
"Disegnando Camilla, mi chiedo se non stia sostituendo il simulacro alla persona vera; se quell'immagine che realizzo di lei non impoverisca la Camilla che era stata e che non sarà più".

C'è sempre uno scarto, un resto con cui fare i conti.
" Per me più che un resto è un vuoto che non riesco mai a riempire del tutto. Non è un discorso razionale che ti sto facendo; ma so che la memoria, con i suoi riti e le sue forme, tradisce immancabilmente lo spirito autentico del ricordo".

Forse è inevitabile.
"Forse è solo il frutto della mia ansia. Il mio rapporto angoscioso col tempo, si manifesta nel vedere ogni cosa dalla prospettiva della sua fine".

Hai provato a superarlo?
"Ogni tentativo di risolvere questo rapporto, mi pone immancabilmente davanti ad altre domande".

Una scappatoia è provare a viverle certe cose, senza chiedersi dove andranno.
"Non riuscirci mi fa campare male. Vorrei crearmi delle solide fortezze che mi facciano scivolare addosso tutto. Forse è questa la ragione per cui reputo molto importante l'ambiente comunitario".

Com'eri da bambino?
"Una frana introversa. Alle feste, da adolescente non ballavo, non mangiavo, non parlavo. Poi avvenne l'incontro con Camilla. All'inizio degli anni Novanta. C'era una canzone che ci coinvolse: Bailando bailando. Anche qui, l'emozione che provai allora si trasformò in routine quando trasferii quella colonna sonora nel mio fumetto".

Forse stai ancora cercando il tuo limite.
"Che intendi?".

Dove finisce il dentro e comincia il fuori. Sono due legislazioni diverse che vanno accordate.
" Per me è difficile che comunichino. Mi piacerebbe che si fondessero. Ma non ci riesco. Mi tengo la mia zona invalicabile".

Hai mai lavorato fuori dai fumetti?
"Ho lavorato in aeroporto. Cronometravo le file al check-in, cioè quanto tempo impiegava una persona per lasciare il bagaglio e avere il posto in aereo".

Che lavoro era?
"Serviva a valutare l'efficienza di chi stava allo sportello. Tra le altre cose che facevo c'era anche l'intervista al passeggero. Dovevo interrogarlo, con una scusa, e scoprire i suoi gusti, i suoi spostamenti, e alla fine farmi dare il suo cellulare che sarebbe stato usato dall'azienda per scopi pubblicitari. Venivo pagato a seconda del numero di cellulari che riuscivo ad ottenere".

Un incubo per uno come te.
"Neanche tanto, l'aeroporto mi dava la sensazione di appartenere a un mondo più ampio".

Lo rimpiangi?
"No, anche se quello che venne dopo non fu molto meglio. Trovai una collocazione in uno studio di animazione. Facevo gli storyboard. Tutte le mattine da Roma a Formello. Per strapparmi l'ansia di dosso, mi fermavo una mezz'ora a guardare un gregge di pecore".

Ansia, perché?
"Non sapevo se sarei stato capace di realizzare quello che mi veniva imposto. Un giorno mi fu chiesto di disegnare un cavallo dal basso, cioè dalla soggettiva di uno gnomo dentro un fosso. C'ho provato, senza riuscirci. E allora ho detto che stavo male e me ne sono andato. E non sono più tornato. È stato un lavoro senza talento. Non era richiesto. Anzi guai a manifestarlo".

Quando hai cominciato a disegnare fumetti?
" Il primo fumetto fu quello legato ai fatti del G8 di Genova, nel 2001. Poi sono venute le cose più personali".

Che rapporto hai con i tuoi genitori?
"Vivono nel mio stesso quartiere. I miei erano separati; sono cresciuto con mia madre. A 23 anni sono andato via di casa. Non ce la facevo più. La distanza di qualche centinaio di metri ci ha fatto bene".

Hai conservato un buon rapporto?
"In questo senso sono molto figlio. A volte mi mette in crisi vederli così fragili. Mi fa quasi rabbia".

Cosa intendi?
"Si risvegliano degli istinti orribili. Se li vedo piangere mi verrebbe voglia di allontanarli a spintoni. In quei momenti non provo nessuna empatia. È disumano. Non riesco a gestire il dolore dei miei".

Perché è troppo forte?
" Non lo so, ma è come se riversassi su di loro un'immagine che non è restituita. Uno specchio cieco".

Hai imparato a lavorare sulle tue crisi?
" Da molto tempo non faccio altro. E sono le uniche cose che riesco a raccontare bene".

La sofferenza può diventare un impedimento.
"I fumetti che mi riescono meglio sono quelli influenzati dal dolore. Quelli fatti con mestiere non mi piacciono. Il problema è che non puoi dare tutte le tue crisi in pasto al pubblico. Devi decidere quale è l'asticella. E poi saltare".

Hai molto successo, come te lo vivi?
"Non ci penso; negli ultimi anni sono stato impegnato nel lavoro. Poco tempo fa mi sono concesso un'intera giornata libera e ho sentito una nostalgia fortissima e inspiegabile. Ho ricordato di quando avevo otto anni e sentivo quella stessa malinconia verso il passato. Ho ripensato al quartiere in cui sono nato e nel quale vivo e dal quale non riuscirei mai a separarmi".


Ti potrebbe interessare :
Kobane Calling, Zerocalcare tra diario e graphic journalism

venerdì 2 giugno 2017

W la Repubblica!

W la Repubblica!
e
W la Costituzione!


W la Repubblica!
Gio



BUONA FESTA DELLA REPUBBLICA A TUTTI !
Moise


Buona Festa della Repubblica!
Perazzolli



Festa della Repubblica
Cecigian



2 giugno 1946
Ugo Sajini















giovedì 1 giugno 2017

Legge elettorale: modello tedesco

Modello tedesco
© Pillinini

Sturmtruppenillum
Da qualche giorno ci dicono che la nostra legge elettorale sarà una falsariga del  modello tedesco. Tenuto conto che discreta parte degli elettori italiani ignora in toto i criteri con i quali ha eletto  i suoi governi fin dal 18 aprile ’48  (oggi, su 50milioni di elettori assai meno della metà conosce almeno la differenza tra capo di Governo e capo di Stato),  è chiaro quanto dunque possa capire il popolo italiano del “modello tedesco” (!) che i tedeschi, a seguito del (loro) ’48 sono riusciti a costruire e mantenere unificando il popolo almeno nel momento in cui gli si chiede scientemente di eleggere il suo leader secondo due criteri fondamentali: Costituzione e  Grande Coalizione. Ovvero: primo voto per il soggetto (leader) che meglio dimostra coerenza per i dettami costituzionali, secondo voto per quel partito che meglio fornisce impulsi per poter lavorare con  quel leader e perciò con lui coalizzarsi. Stante il successo Merkel (e quelli prima di lei) possiamo affermare che la maggioranza dell’elettorato tedesco è consapevole su chi e cosa votare, visto che raggiunge l’obiettivo.
Siccome noi, in proprio, non siamo capaci di costruire “qualcosa” e men che meno “qualcuno”  oltre ilridiculum (mattarellum porcellum rosatellum & affinum), ecco che scegliamo di copincollare a caso, qua e là, senza ordine preciso da qualcun altro. Perché il modello tedesco? Perché noi quanto a “Verfassung”  abbiamolapiùbelladelmondo più che sufficiente per lingua e orecchi Quanto a “Große Koalition” da sempre lo traduciamo in  Grande Inciucio  più che sufficiente per tutto il resto del corpo, cervello compreso.  



Alla tedesca
Cecigian



Vauro

Vauro


Sogliola alla tedesca
Portos



La soglia
Nuova Legge Elettorale quasi fatta. Restano ancora discordanze sulla percentuale minima di voti per accedere al Parlamento che potrebbe determinare la sparizione dei piccoli partiti.
Superato questo ultimo ostacolo sembrerebbe ormai segnata la sorte del Governo Gentiloni.
UBER

Accordo PD-FI
Giannelli



Ellekappa



Mauro Biani

Concorso Vinacria 2017: i vincitori

Vinacria 2017 "Il Vino e la Sicilia" - II Edizione
Termini Imerese 26-27 Maggio 2017 - Villa Comunale Nicolò Palmeri


I VINCITORI:

PRIMO CLASSIFICATO:
ATHOS CAREGHI (MILANO)
"UN CALICE DI VINO SICILIANO"




SECONDA CLASSIFICATA:
SILVIA TUMMINELLO (PALERMO)
"UNITED COLOURS OF SICILY"



TERZO CLASSIFICATO:
ALBERTO GIANELLI (VERONA)
"LA SICILIA DA BERE"


Menzione Speciale: Marco Fusi "Trinacria enologa"


Premio IAURU E DUCI: Ottavia Pia Zerilli "Re di Coppe (di vino)"



Premio VIGNA NICA: Pietro Vanessi "No good sicilian dinner without good sicilian wine"

 I premi consistono in una "selezione
dei migliori vini e prodotti gastronomici di eccellenza siciliana"
Prosit!!!

Sono stati assegnati da una prestigiosa giuria:

GIURIA - DARIO GIANUARIO "SEGNI INDELEBILI"


GIURIA - MARCO DE ANGELIS "VINO DI SICILIA"



GIURIA - NINO SCHILLECI "EROI D.O.C."



GIURIA - FRANCO DONARELLI "NERI SICILIANI"


http://www.iaurueduci.it/#!/vinacria