sabato 8 novembre 2014

Signorini, CHI?

La notizia
Scoop di Chi il settimanale di Signorini:
"Marianna Madia
Ci sa fare col gelato"


di  PORTOS / Franco Portinari

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S’ignorin i Signorini 
 di Nadia Redoglia
A parte la morbosità di un cagnolino che sbavando fissa il cono gelato in mano al padrone (sperando che gli cada sì da lapparselo in un boccone) oppure di un feticista guardone o di un bambino cicciotello in adorazione, proprio non ci veniva in mente a chi altri poteva interessare la degustazione del piacevole dessert. Ieri l’abbiamo imparato. Interessa al giornalista che nell’esercizio della sua professione non solo pubblica le fotografie, ma ci aggiunge anche un suo commento: didascalia che già in una classe elementare (quindi neppure in una seconda media di ripetenti) farebbe divertire nessuno, anzi sarebbe accolto da sguardi di compatimento. Stante i corsi d’aggiornamento obbligatori per i giornalisti, sarebbe interessante conoscere a quali eventi/lectio magistralis/laboratori ecc. s’è iscritto quello lì, guardone di signore che mangiano il cono: etica ed estetica del mastro pasticcere/deontologia di crema e cioccolato/carta dei diritti ricoperti/diritto all’oblio della stracciatella o molto più semplicemente ha capito niente del corso di linguistica? Va a sapere. Confidiamo che l’Ordine chiarisca quanto prima se non altro per levare quello sguardo spaventato e incredulo dalla faccia dei giovani giornalisti ancor pieni di buona volontà e speranza. 6 novembre 2014
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Dolce un po' salato
di Gava
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Signore e Signorini
Massimo Gramellini
«Chi», la Pravda berlusconiana a fumetti, pubblica quattro foto rubate in macchina al ministro Marianna Madia mentre lecca un cono, corredandole di allusioni da quinta elementare (sezione ripetenti) che Pierino si sarebbe vergognato di copiare. L’impressione è di uno schizzo di fango fuori tempo massimo che rilascia soltanto un senso di sconfinata tristezza. Come il clown che arriva in scena quando il circo ha già smontato le tende. Come la mano del morto nei film dell’orrore che riaffiora per l’ultima volta prima di irrigidirsi per sempre. Ma dai, ancora lì a fare battute da baùscia sfigati come negli anni della Milano da bere e dell’Italia da infinocchiare? Quale mondo si ostina a rappresentare il fermo immagine della presunta fellatio al pistacchio della Madia, se oramai persino l’utilizzatore finale galleggia arreso tra carezze ai cagnolini e visite ai pensionati?
E’ tutto così stantio che anche la difesa del direttore Signorini assomiglia a un riflesso condizionato: perché non suscitarono altrettanto sdegno le immagini di Francesca Pascale, non ancora assurta agli altari di Arcore, eternata nell’atto di succhiare un calippo a Telecafone? Ma perché lei armeggiava con il ghiacciolo a favore di telecamera, riferendosi volutamente a quella roba lì. Invece la Madia lecca un cono da due gusti senza alcuna volontà di lanciare messaggi alla nazione. Signorini si rassegni. La ricreazione è finita e ci tocca rientrare nelle classi diroccate e allagate: a studiare qualche modo per venirne fuori.



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a leggere certe cose mi viene la pelle d'uomo
di Fabio Magnasciutti



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  «Ci sa fare col gelato» 
C'è chi ha affermato che il titolo si presta a un doppio senso. No. Di senso ne ha uno solo ed è quello che a tutti voi, maschi e femmine, è venuto in mente. E quindi la bagarre sulla rete si è scatenata. Non mi farò la domanda oziosa sulla deontologia professionale di quel bel tomo di Alfonso Signorini, direttore di questo raffinato giornale della famiglia Berlusconi, e non mi farò nemmeno la domanda altrettanto oziosa cosa ci sta a fare l'ordine dei giornalisti. Tanto per dire, qualche settimana fa, alla chetichella, questo ordine ha riammesso tra le sue fila Renato Farina che era stato radiato perché al soldo dei servizi segreti col nome in codice «betulla». Facciamocene una ragione, se possibile. Sono tempi di sfacciate canaglie questi.
  Alberto Cane




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Interviene l'Ordine dei Giornalisti.
[...]
Il Consiglio di disciplina territoriale dell'Odg della Lombardia ha aperto un procedimento disciplinare nei confronti di Alfonso Signorini, direttore del settimanale "Chi" in relazione alle foto, pubblicate in copertina sul numero in edicola oggi, del ministro Marianna Madia sotto il titolo "ci sa fare col gelato". Lo ha comunicato il presidente dell'ordine dei giornalisti della Lombardia, Gabriele Dossena. Il procedimento è stato aperto per "palese violazione delle norme deontologiche sulla privacy e per fatti non conformi al decoro e alla dignità professionale". Il consiglio Regionale dell'Ordine discuterà del caso per le proprie determinazioni nella prossima seduta.

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di Tiziano Riverso

Mrgigiotto: "I dolori del giovane cubo"

Boligan -Cartooning for Pace


I dolori del giovane cubo

Sono solido passare in discoteca le serate
ma alla fine non v'è traccia di figure rimorchiate.
Sono tutte intimorite:"Ehi, quel giovane ha sei facce,
mascalzone, mai fidarsi" , manco cliccano mi piace
sopra al mio profilo facebook fatto apposta. Cosa cerco?
L'amicizia e il grande amore, prima o poi chiuderò il cerchio.
Il problema è che alla prima son sgargiante e colorato,
vesto Rubik da una vita, stile unico apprezzato.
La seconda, si va a cena, per veder se son vero
tutte a farmi il terzo grado ma alla fine son sincero.
Poi d'un tratto cambian rotta come macchina che sterza
e con modi spicci spicci dicon:"E levati!" alla terza.....
E cosi' mi son deciso, ogni iniziativa e' vana
il consiglio di un collega: "Prova a Cuba, lì a L'Avana!"
 Mrgigiotto

giovedì 6 novembre 2014

Zerocalcare ha disegnato il manifesto per Cucchi


sabato 8 novembre alle 18 in piazza Indipendenza, a Roma
una manifestazione in memoria di Stefano Cucchi
una fiaccolata “Mille candele per Stefano Cucchi”

La onlus Acad (Associazione contro gli abusi in divisa) ha organizzato una fiaccolata per Stefano Cucchi – il ragazzo morto nel 2009 mentre era in stato di fermo – in piazza Indipendenza a Roma, davanti alla sede del Consiglio superiore della magistratura, sabato 8 novembre alle 18.00. La manifestazione è stata chiamata “Mille candele per Stefano Cucchi”: Zerocalcare ha disegnato il manifesto per promuoverla, l’ha pubblicato sul suo profilo Facebook e sulla pagina dell’associazione,ACAD Associazione Contro gli Abusi in Divisa - Onlus .
Il 31 ottobre i medici, gli infermieri e gli agenti di polizia penitenziaria imputati nel processo per la morte di Stefano Cucchi sono stati tutti assolti in appello per insufficienza di prove.

Petizione per Stefano Cucchi




Sul Fatto Quotidiano c'è una petizione perché sia fatta luce sulla morte di Stefano Cucchi:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/06/sa-parli-verita-per-stefano-cucchi-firma-petizione-fatto-quotidiano/1195989/

Buduàr 19







COPERTINA DI ELENA PONGIGLIONE

Un nuovo numero di Buduàr, con la copertina realizzata dalla bravissima Elena Pongiglione che arricchisce il nostro salotto con verve ironica molto accattivante.

Oltre alle collaudate rubriche ne stiamo approntando altre che compariranno man mano nei prossimi numeri. I collaboratori aumentano e propongono nuove idee su nuovi argomenti. Calzante, a questo proposito, l’articolo di Freddy Colt sulla musica umoristica, a riprova per l’ennesima volta, che Buduàr è un laboratorio dove mescoliamo ingredienti per arricchire un contenitore progettualmente teso al sorriso.

E nel nostro salotto ci sentiamo davvero a nostro agio. Salutiamo anche i nuovi collaboratori come Gianni Burato, Sergio Ippoliti che arricchiscono con grazia le pagine, ma anche l’ottimo Antonio Todde che ci racconta dello straordinario Giuseppe Novello, uno dei più grandi autori italiani, capace con il suo stile ammiccante e pregno di
ironia, di far ridere con uno stile davvero unico. Oltre alla bellezza del disegno di Novello, la riconoscibilità è proprio nella battuta. Pungente ed efficace.
Un focus su Manganaro, uno dei più importanti autori dell’Ottocento ci viene da Francesco Granatiero che da anni conduce importanti ricerche sull’artista. Come dicevo, davvero un numero ricco di articoli e di disegni che spaziano dall’Ottocento al contemporaneo, dalla musica alla grafica per non lasciare spazi inesplorati.
Divertente anche il pezzo su Lucio Trojano, umorista investito a Lanciano della carica di Mastrogiurato (che sembra una cosa seria); ringraziamo anche gli amici di Internazionale che hanno ospitato nel loro concorso opere pubblicate su Buduàr e soprattutto li ringraziamo per aver premiato il disegno di Marco De Angelis che trovo delizioso. Alcuni lettori ci fanno notare che Buduàr è troppo ricco di cose. Ed è vero, anche se ogni numero rimandiamo alcune pagine al successivo.
Ma Buduàr può durare un mese. Si può guardare, riguardare, gustare con calma anche a piccole dosi per goderne al meglio l’essenza.
Come un liquore profumato, da sorseggiare o un fiore delicato da cogliere.
Buon numero 19.

Leggi Buduàr













111 pagine di humour





martedì 4 novembre 2014

Il 4 novembre ed il Centenario della Prima Guerra Mondiale

Birdcatcher sitting on Earth
By Riber Hansson, Sydsvenskan - 7/31/2014



Oggi 4 novembre dovrebbe ricordarci soprattutto la fine della Prima Guerra Mondiale.

Anche se segna la fine di un conflitto, non mi è mai sembrata una data felice. Sono stati talmente tanti i morti e grave il modo in cui sono stati spediti al massacro tanti giovani, che non riesco a pensare a quella che poteva essere la gioia per la fine del conflitto. Non so che farci. Penso Grande Guerra e mi rivedo i volti sfigurati dei soldati disegnati da George Grosz e Otto Dix. Mi ricordo i racconti di mio padre che a sua volta mi raccontava quelli di mio nonno. 
Tra i monti in cui sono nata, sono rimaste trincee, mulattiere e postazioni militari nei posti più freddi e impervi. E qui, dove vivo adesso, sulla linea del Piave, se qualcuno scava a fondo ancora può trovare baionette e resti di ordigni. A distanza di cent'anni.

Però tra tutti quelli tristi, c'è un bel ricordo si fa largo nella memoria, addolcendo la tristezza che questa data mi ha sempre trasmesso. Non c'entra nulla con la guerra...Avevo la metà degli anni che ho adesso e in un lontanissimo 4 novembre giravo per Vicenza accompagnando un musicista newyorchese che si trovava a tenere dei concerti in zona. Lo portavo a vedere il centro storico e la Rotonda del Palladio, in attesa che se ne ripartisse in treno. In quella mezza giornata mi ha raccontato del suo incontro con Jimi Hendrix, mi ha consigliato Maus di Spiegelman, abbiamo parlato di Madonna e di molte altre facezie, e per ricambiare la mia cortesia mi ha invitata a fargli visita a NY. 
Quando sono riuscita ad andarci, a NY, lui era in tour in Europa, ma non fa niente, qualcosa nella mia testa si era già messo in moto.
Marilena Nardi


4 Novembre
Tiziano Riverso


My cartoon Saturday @TheTimes on 1914-18, the war to end all wars. It certainly didn't, did it? #Gaza #Ukraine et al
Peter Brookes

BACKGROUND
World War I (WWI or WW1 or World War One), also known as the First World War, was a global war centred in Europe that began on 28 July 1914 and lasted until 11 November 1918. More than 9 million combatants were killed, a casualty rate exacerbated by the belligerents' technological and industrial sophistication, and tactical stalemate. It was one of the deadliest conflicts in history, paving the way for major political changes, including revolutions in many of the nations involved. Britain declared war on Germany on 4 August 1914, following an "unsatisfactory reply" to the British ultimatum that Belgium must be kept neutral. Read more >>
CARTOON
The cartoon by Peter Brookes from The Times shows a group of British soldiers 'going over the top' armed only with rifles fitted with bayonets. Certain death awaits them as they approach the barbed wire and enemy fire. One of the soldiers comments to his companion, "At least in a hundred years there'll be no more slaughter, Carruthers ..."
COMMENT
The soldier's comment is, of course, meant to be ironic. One hundred years on, the slaughter continues all around the world (Syria, Gaza, Ukraine, Iraq, etc., etc.). 'The war to end all war' was a term for World War I first used in August 1914. Originally idealistic, it is now used mainly in a disparaging or ironic way.
GRAMMAR
Note the contraction "there'll be" for "there will be", which is the future form of "there is". The soldier could also have said "there won't be any more", which does, however, sound less elegant.
NOTES
1. The sepia look of the cartoon is meant to recall the photos of the time.
2.  Carruthers is a posh name which suggests the cliché of the upper-class soldier who has enlisted for idealistic reasons.


100th anniversary of WW1
By Aislin, The Montreal Gazette - 8/4/2014


Warlords
By Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria - 8/4/2014



Remembrance First Worldwar
By Tom Janssen, The Netherlands - 8/5/2014


 Sarajevo, 100 years ago
Chappatte


4 Novembre
4 novembre dell’inutile strage.
Mauro Biani






 

#RemberanceSunday

 BoB Moran


Nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord la  Domenica Remembrance è il giorno "per commemorare il contributo di  militari e civili  britannici e del Commonwealth  nelle due guerre mondiali e conflitti successivi ". Si svolge la seconda Domenica nel mese di novembre, la Domenica più vicina al 11 novembre, giorno dell'armistizio inglese ,l'anniversario della fine delle ostilità della prima guerra mondiale alle ore 11 nel 1918.
A Londra un cadetto tredicienne, durante la commemorazione, ha piantato l’ultimo dei quasi 900’000 papaveri di ceramica che ricordano le vittime della grande guerra.
In gran bretagna il papavero ricorda i campi dell’Europa centrale dove vennero combattute le battaglie più cruente.

Nota:
In questo post ho voluto raccogliere le vigne del 4novembre festa nazionale italiana istituita nel 1917 per celebrare la fine della Prima Guerra Mondiale ai disegni di qualche autore internazionale dedicati proprio ai 100 anni dell'inizio di questa sanguinossima guerra.
E finisco con uno splendido disegno di Angel Boligan , un'opera di speranza per i nostri ragazzi, per la nostra gioventù.



- Way Future
By Angel Boligan, El Universal, Mexico City, www.caglecartoons.com - 8/7/2014
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Fiasco de una conmemoración: el centenario del atentado de Sarajevo


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 LA DANZA MACABRA DELLA GRANDE GUERRA

lunedì 3 novembre 2014

Ritratto di Mario Tronti

 Il 28 settembre  su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli
e l'intervista di Antonio Gnoli
Mario Tronti






Mario Tronti: "Sono uno sconfitto, non un vinto. Abbiamo perso la guerra del '900"
È stato comunista teorico dell'operaismo, critico del Sessantotto e ora teologo della politica deluso dalla Storia I ricordi, le battaglie e i rimpianti del filosofo

di ANTONIO GNOLI


SOTTO la suola delle sue scarpe è ancora riconoscibile il fango della storia. "È tutto ciò che resta. Miscuglio di paglia e sterco con cui ci siamo illusi di erigere cattedrali al sogno operaio ". Ecco un uomo, mi dico, intriso di una coerenza che sfonda in una malinconia senza sbavature. È Mario Tronti, il più illustre tra i teorici dell'operaismo. Ha da poco finito di scrivere un libro su ciò che è stato il suo pensiero, come si è trasformato e ciò che è oggi. Non so chi lo pubblicherà (mi auguro un buon editore). Vi leggo una profonda disperazione. Come un diario di sconfitte scandito sulla lunga agonia del passato che non passa mai del tutto, che non muore definitivamente. Ma che non serve più.

"Sono gli altri che ti tengono in vita", dice ironico. Quando la vita, magari, richiede altre prove, altre scelte. Forse è per questo, si lascia sfuggire, che ha cercato un diversivo nella pratica del Tai Chi: "I gesti di quella tecnica orientale rivelano, nella loro lentezza, un'armonia segreta. Tutto si concentra nel respiro. L'ho praticato per un po'. Con curiosità e attenzione. Ma alla fine mi sentivo inadatto. Fuori posto. L'Oriente esige una mente capace di creare il vuoto. La mia vive di tutto il pieno che ho accumulato nel tempo".

Come è nata la curiosità per il Tai Chi?

domenica 2 novembre 2014

Reyhaneh Jabbari


Iran, Reyhaneh Jabbari è stata impiccata. Aveva ucciso il suo stupratore
Esecuzione della pena capitale nonostante gli appelli internazionali alle autorità iraniane


Rayhaneh Jabbari, who was sentenced
Paolo Lombardi
. 25 Oct 2014



The Iranian hunter
Cecigian
Dedicated to Reyhaneh Jabbari 28 Oct 2014

THE FALSE THEOREM
Gianfranco Uber
The justice based on the death penalty is not true justice. (also known as the postulate of Rouhami and spread not only in Iran) 26 Oct 2014
[IL FALSO TEOREMA DI TEHERAN
La giustizia costruita sulla pena di morte non è vera giustizia ]



 baloons
Magnasciutti


reyhaneh jabbari
Doaa Eladl
execution the Iranian girl reyhaneh jabbari 29 Oct 2014






Reyhaneh Jabbari, la ventiseienne iraniana impiccata sabato in Iran per aver ucciso un uomo che accusava di tentato stupro, ha lasciato questo messaggio vocale alla madre lo scorso aprile (quando era prevista la sua esecuzione poi rimandata). Alcuni attivisti iraniani lo hanno trascritto e fatto circolare su internet: lo considerano il suo testamento. Reyhaneh è stata seppellita domenica mattina, ma alla famiglia non è stato permesso di celebrare un funerale per lei. 
Cara Shole,
oggi ho appreso che e’ arrivato il mio turno di affrontare la Qisas (la legge del taglione ndr). Mi sento ferita, perché non mi avevi detto che sono arrivata all’ultima pagina del libro della mia vita. Non pensi che dovrei saperlo? Non sai quanto mi vergogno per la tua tristezza. Perché non mi hai dato la possibilità di baciare la tua mano e quella di papa’?
Il mondo mi ha permesso di vivere fino a 19 anni. Quella notte fatale avrei dovuto essere uccisa. Il mio corpo sarebbe stato gettato in un qualche angolo della città e, dopo qualche giorno, la polizia ti avrebbe portata all’obitorio per identificare il mio cadavere, e avresti appreso anche che ero stata stuprata. L’assassino non sarebbe mai stato trovato poiché noi non godiamo della loro ricchezza e del loro potere. E poi avresti continuato la tua vita nel dolore e nella vergogna, e un paio di anni dopo saresti morta per questa sofferenza, e sarebbe finita cosi’.
Ma a causa di quel colpo maledetto la storia e’ cambiata. Il mio corpo non e’ stato gettato via, ma nella fossa della prigione di Evin e nelle sue celle di isolamento e ora in questo carcere-tomba di Shahr-e Ray. Ma non vacillare di fronte al destino e non ti lamentare. Sai bene che la morte non e’ la fine della vita.
Mi hai insegnato che veniamo al mondo per fare esperienza e per imparare una lezione, e che ogni nascita porta con se’ una responsabilità. Ho imparato che a volte bisogna combattere. Mi ricordo quando mi dicesti che l’uomo che conduceva la vettura aveva protestato contro l’uomo che mi stava frustando, ma quest’ultimo ha colpito l’altro con la frusta sulla testa e sul volto, causandone alla fine la morte. Sei stata tu a insegnarmi che bisogna perseverare, anche fino alla morte, per i valori.
Ci hai insegnato andando a scuola ad essere delle signore di fronte alle liti e alle lamentele. Ti ricordi quanto hai influenzato il modo in cui ci comportiamo? La tua esperienza pero’ e’ sbagliata. Quando l’incidente e’ avvenuto, le cose che avevo imparato non mi sono servite. Quando sono apparsa in corte, agli occhi della gente sembravo una assassina a sangue freddo e una criminale senza scrupoli. Non ho versato lacrime, non ho supplicato nessuno.  Non ho cercato di piangere fino a perdere la testa, perché confidavo nella legge.
Ma sono stata incriminata per indifferenza di fronte ad un crimine. Vedi, non ho ucciso mai nemmeno le zanzare e gettavo fuori gli scarafaggi prendendoli per le antenne. Ora sono colpevole di omicidio premeditato. Il mio trattamento degli animali e’ stato interpretato come un comportamento da ragazzo e il giudice non si e’ nemmeno preoccupato di considerate il fatto che, al tempo dell’incidente, avevo le unghie lunghe e laccate.
Quanto ero ottimista ad aspettarmi giustizia dai giudici! Il giudice non ha mai nemmeno menzionato che le mie mani non sono dure come quelle di un atleta o un pugile. E questo paese che tu mi hai insegnata ad amare non mi ha mai voluta, e nessuno mi ha appoggiata anche sotto i colpi dell’uomo che mi interrogava e piangevo e sentivo le parole più volgari. Quando ho rimosso da me stessa l’ultimo segno di bellezza, rasandomi i capelli, sono stata premiata con 11 giorni di isolamento.
Cara Shole, non piangere per quello che senti. Il primo giorno che nell’ufficio della polizia un agente anziano e non sposato mi ha colpita per via delle mie unghie, ho capito che la bellezza non e’ fatta per questi tempi.  La bellezza dell’aspetto, la bellezza dei pensieri e dei desideri, la bella calligafria, la bellezza degli occhi e di una visione, e persino la bellezza di una voce piacevole.
Mia cara madre, il mio modo di pensare e cambiato e tu non sei responsabile. Le mie parole sono senza fine e le darò a qualcuno in modo che quando sarò impiccata senza la tua presenza e senza che io lo sappia, ti verranno consegnate. Ti lascio queste parole come eredita’.
Comunque, prima della mia morte, voglio qualcosa da te e ti chiedo di realizzare questa richiesta con tutte le tue forze e tutti i tuoi mezzi. Infatti, e’ la sola cosa che voglio dal mondo, da questo paese e da te. So che hai bisogno di tempo per questo. Per questo ti dirò questa parte del mio testamento per prima. Per favore non piangere e ascolta. Voglio che tu vada in tribunale e presenti la mia richiesta. Non posso scrivere questa lettera dall’interno della prigione con l’approvazione delle autorità, perciò ancora una volta dovrai soffrire per causa mia.  E’ la sola cosa per cui, anche se tu dovessi supplicarli, non mi arrabbierei – anche se ti ho detto molte volte di non supplicarli per salvarmi dalla forca.
Mia buona madre, cara Shole, più cara a me della mia stessa vita, non voglio marcire sottoterra. Non voglio che i miei occhi o il mio cuore giovane diventino polvere. Supplicali perché subito dopo la mia impiccagione, il mio cuore, i reni, gli occhi, le ossa e qualunque altra cosa possa essere trapiantata venga sottratta al mio corpo e donata a qualcuno che ne ha bisogno. Non voglio che sappiano il mio nome, che mi comprino un bouquet di fiori e nemmeno che preghino per me. Ti dico dal profondo del cuore che non voglio che ci sia una tomba dove tu andrai a piangere e soffrire.  Non voglio che tu indossi abiti scuri per me. Fai del tuo meglio per dimenticare i miei giorni difficili. Lascia che il vento mi porti via. 
Il mondo non ci ama. Non voleva il mio destino. E adesso sto cedendo e sto abbracciando la morte. Perché nel tribunale di Dio incriminerò gli ispettori, l’ispettore Shamlou, il giudice, i giudici della Corte suprema che mi hanno colpita quando ero sveglia e non hanno smesso di abusare di me. Nel tribunale del creatore accuserò il dottor  Farvandi, e Qassem Shabani e tutti coloro che per ignoranza o menzogna mi hanno tradita e hanno calpestato i miei diritti.
Cara Shole dal cuore d’oro, nell’altro mondo siamo io e te gli accusatori e loro sono gli imputati. Vediamo quel che vuole Dio. Io avrei voluto abbracciarti fino alla morte. Ti voglio bene.
Reyhaneh


(fonte)

sabato 1 novembre 2014

Sentenza d'appello di Stefano Cucchi

Stefano Cucchi è morto da circa 5 anni. Oggi è arrivata la sentenza con la quale sono stati scagionati completamente tutti gli indagati. Poliziotti, medici e infermieri.
Non c'è nessun colpevole per lo Stato italiano.
Non c'è stata alcuna giustizia per lui e per la sua famiglia.

Oltre ad essere stato pestato e lasciato morire, si continua a infierire sui familiari e sulla sua memoria con frasi come questa che riporto dal Fatto (più sotto l'articolo completo):
Gianni Tonelli, segretario generale del sindacato di polizia Sap, esprime “piena soddisfazione” per l’assoluzione in appello di tutti gli imputati. Non solo. Perché in una nota scrive: “In questo Paese bisogna finirla di scaricare sui servitori delloStato le responsabilità dei singoli, di chi abusa di alcol e droghe, di chi vive al limite della legalità. Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze. Senza che siano altri, medici, infermieri o poliziotti in questo caso, ad essere puniti per colpe non proprie”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/31/stefano-cucchi-sorella-meritiamo-giustizia-ferrero-si-autoassolve/1183405/
Marilena Nardi



"Il processo Cucchi è una delle peggiori vergogne dell'Italia di oggi."
Stefano Bartezzaghi



Sentenza
Di Mauro Biani per il Manifesto




E' Stato Cronos
Ancora sulla sentenza Cucchi.
Mauro Biani

Fulvio Fontana



di Apicella




Il dito media continua
Marco Careddu
la vignetta fa riferimento alla foto della scandalosa esultanza alla sentenza del primo processo qui sotto
Dita medi alzati dagli assolti a Cucchi
anno 2013




Sentenza
CeciGian


Orrore
CeciGian



di Pietro Vanessi





Prove insufficienti: un cadavere non basta
http://www.lastampa.it/2014/10/31/italia/cronache/caso-cucchi-tutti-assolti-in-appello-per-insufficienza-di-prove-WHni9dMihmx7avRNSdfE1M/pagina.html
Gianfalco


era il 2009
Paolo Lombardi




Orrore
fabiomagnasciutti





 Caso Cucchi: tutti assolti
 di Tiziano Riverso

*
un paese da sempre senza giustizia,in balia delle correnti dei magistrati
Vincino Gallo


Chi è Stato?
massimo gramellini
Recita il ritornello: le sentenze si rispettano. Però non possono diventare lotterie, come accade quando sugli stessi fatti il giudizio d’appello smentisce, ribaltandolo, il processo precedente. Per l’accusa Stefano Cucchi è morto in carcere di botte e di stenti. Per il primo giudice «soltanto» di fame e di sete. Per la corte d’assise neanche di quello. Ne dovremmo dedurre che sia ancora vivo. O che si sia ammazzato da solo. E infatti è questa la versione che ci vogliono apparecchiare: Cucchi si sarebbe lasciato morire di inedia. Se medici e infermieri hanno una colpa, è di non avere insistito con la forza per nutrirlo.
Una «responsabilità morale» ammette persino Giovanardi. E le fratture? E gli occhi pesti? E il corpo preso in consegna vivo dallo Stato e restituito cadavere alla famiglia? Una famiglia che ha sempre rispettato e aiutato le istituzioni, al punto di fornire prove a carico del figlio sul possesso di droga. Toccherà alla Cassazione mettere il timbro su questa storia allucinante, dove il latinorum dei giudici è contraddetto dalla potenza persuasiva delle foto. Purtroppo abbiamo fin d’ora una certezza: che quando una delle due sentenze risulterà sbagliata, nessun magistrato pagherà per il suo errore.
P.S. Solidarietà ai poliziotti e agli agenti penitenziari che accettano di farsi odiare dal prossimo per 1200 euro al mese. Ma il portavoce di un loro sindacato che - di fronte alla morte impunita di un uomo - dichiara: «Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute e conduce una vita dissoluta, ne paghi le conseguenze», dovrebbe fare soltanto una cosa. Vergognarsi.



di GLMart


Le vignette di ElleKappa - Repubblica.it


occhio alla salute
Natangelo


Nessuna pietà
Natangelo


Staino- Corriere


Vauro

 
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Disegni - Il fatto quotidiano



di Mario Airaghi