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sabato 7 maggio 2011

La foto di Bin Laden

Dave Brown -The Indipendent

Tutto il mondo aspetta di avere le prove della morte di Osama bin Laden , un video anche solo una foto, ma Osama preferisce non mostrare nulla, lasciando tutti nella perplessità.
Due autorevoli pareri , Gramellini e Camon e tante vignette:

È meglio nascondere che eccitare
di Massimo Gramellini
Mostrare o non mostrare, questo è il problema. Se sia più saggio oscurare il cadavere bucherellato e far dubitare gli scettici, oppure esibirlo in mondovisione e far imbufalire i fanatici. La civiltà dell’immagine è priva di immaginazione. In essa esiste solo ciò che appare. Le narrazioni possono ancora sfamare qualche riserva residua di sognatori. Gli altri non si fidano. Vogliono la prova visiva: il labiale, il plastico, il moviolone.

Non è stato sempre così. Il Tommaso che per convincersi della resurrezione del Maestro ha bisogno di toccarne le ferite con mano è probabilmente il frutto di un’insinuazione malevola, ma anche la prova lampante che in duemila anni lo scenario si è ribaltato. Allora, quando si voleva parlar male di qualcuno, si diceva che doveva vedere per credere. Adesso, in tempi di scarsa fede e di scarsissima fiducia verso le autorità costituite, il vedere è diventato invece una condizione preliminare del credere. E’ tipica delle epoche barbare, questa necessità di esibire in pubblico lo scalpo del condottiero nemico ucciso, la cui testa decollata veniva infilata in cima a una picca e mostrata dagli spalti della fortezza per sollevare il morale alle proprie truppe e indurre alla resa quelle altrui.

http://www.eluniversal.com.mx/img/2011/05/Car/boligaaan.jpg Angel Boligan
Nella società dello spettacolo il fenomeno si è dilatato e complicato. Grazie alla tecnologia, gli spalti da cui mostrare lo scalpo si affacciano sul mondo intero. E l’emotività esasperata del bambin-uomo moderno rende le reazioni del nemico assai meno prevedibili. Chi garantisce alla Cia che la foto dei lineamenti deturpati di Osama bin Laden, lungi dal deprimere i suoi seguaci, non finisca piuttosto per fomentarne il fanatismo, trasformandosi in un oltraggio anche peggiore della morte, in una provocazione da vendicare? L’immagine corre in superficie, e corre veloce, accidenti a lei, e basta che un fessacchiotto bruci il Corano in un paesino sperduto della Florida perché due ore dopo, e a due oceani di distanza, le piazze degli integralisti entrino in ebollizione.

Per questa e altre ragioni, condivido la decisione americana di non mostrare «la pistola fumante». Tanto gli scettici continuerebbero comunque a dubitare della verità rivelata, come già dubitano della conquista della Luna e dell’Undici Settembre. Insinuerebbero di foto rivisitate al computer. E nelle ultime e cruente immagini di Osama troverebbero sicuramente un particolare a cui appendersi per giustificare la teoria della messinscena. In compenso i fanatici di Bin Laden non verrebbero attraversati dal minimo dubbio e farebbero di quelle foto la loro Spoon River. No, meglio lasciar perdere. Alle barzellette ho sempre preferito i proverbi e ce n’era uno che mio padre non si stancava di ripetermi durante l’adolescenza: «La verità è nuda. Tocca alla saggezza rivestirla».


http://2.bp.blogspot.com/-9invG0xkXfA/TcJrbKMhkmI/AAAAAAAACdY/wFMdB2fn-Pw/s1600/foto.JPG
dica formaggio
Pubblicato da fabio
Etichette: foto, magnasciutti, obama, osama


REALITY (BIN BROTHER I S WATCHING YOU)

Il raccapricciante video dell'uccisione di Bin Laden visionato alla Casa Bianca in maniera riservata, per il momento.

Pubblicato da uber
Etichette: bin laden, informazione, REALITY, tv

http://4.bp.blogspot.com/-UeQmSAdumYk/TcE2w7sNt2I/AAAAAAAAFac/_JVIAX4cf48/s1600/FOTO+BIN+LADEN1.jpg
nico pillinini


http://media.caglecartoons.com/media/cartoons/95/2011/05/05/92793_600.jpg
Dave GRANLUND



4 maggio 2011, ore 17

Bin Laden e noi

Di Ferdinando Camon

Ho (ma anche voi l’avrete) una coppia di islamici che abita qui vicino, discreta, silenziosa, educata. Gente a posto.Non ho mai capito cosa pensavano di Bin Laden, io non andavo e loro non andavano sull’argomento, però a un certo punto hanno avuto un figlio, maschio, e l’hanno chiamato Osama. Un segnale? Non lo escludo. C’erano, ci sono, islamici intorno a noi, per i quali Bin Laden era una “figura interiore”, un totem a cui affidare il riscatto e la salvezza. Non illudiamoci che non sia così.
Ora Bin Laden è morto, e la sua morte lascia tanti dubbi. Chi gli ha sparato? Era armato o no? Perché hanno buttato subito il suo corpo in mare? Dove sono le foto, si posson vedere? Dove sono la moglie ferita e il figlio ammazzato? Dei 4 elicotteri impiegati, uno è andato perduto, s’è guastato? è stato colpito? chi l’ha fatto esplodere? Il governo del Pakistan non era informato del blitz, è un paese inaffidabile? e come mai ha la bomba atomica? Qualcuno ha tradito Osama? Per denaro? C’era su Osama una taglia di 50 milioni di dollari, questa è una vittoria del dollaro? Sì, sapere queste cose aiuta, ma la novità non cambia: Bin Laden è morto, un’epoca è finita. Cosa rimane di quell’epoca, cosa insegna al mondo, all’America, all’Europa, e a noi, che abbiamo a che fare con tanti islamici in casa nostra?
Gli islamici che odiano l’Occidente, non lo odiano per come l’Occidente li tratta, ma per quello che è. Sono emigranti poveri, ma si sentono portatori di una civiltà superiore. Il “califfato” che era nel programma di Bin Laden indica un sistema in cui il capo sia un’autorità insieme politica, militare e religiosa. Bin Laden proponeva se stesso in questo ruolo. Quelli che lo seguivano sognavano un mondo islamico non calpestato dagli scarponi dell’America, non compromesso dagli affari con l’Occidente, non arrendevole ai costumi corrotti delle società cristiane, un ritorno alla purezza originaria. Questa marcia a ritroso nella storia andava imposta con la forza, e la forza delle organizzazioni che non hanno esercito sta nel terrorismo. Al Qaeda era un’organizzazione insieme chiusa e aperta. Emetteva ordini a militanti organizzati in squadre, come l’attacco alle Due Torri, e direttive a coloro che volevano-potevano eseguirle, spontaneamente. Tutt’e due questi comandi contavano sull’autorità di Osama. Ora che Osama non c’è più, le due forme di comando entrano in crisi. Non c’è un vice-leader predestinato al comando. Una parte dei commenti americani pensano che Al Qaeda possa morire. Potrebbe succedere se coloro che combattono contro l’Occidente in nome di Al Qaeda lo facessero perché Al Qaeda glielo ordina, e non perché odiano l’Occidente, ma temo che non sia così. E che la fetta di Islam che odia l’Occidente possa farsi viva d’improvviso, con qualche colpo micidiale per noi, che siamo (America ed Europa) vulnerabili e non posiamo farci niente. Ma il sogno di Osama era quello di guidare, con la sua fetta di Islam fanatico, l’Islam globale. E ora sappiamo che la storia non lo segue. Nell’Islam a noi più vicino l’epoca dei regimi totalitari e dei popoli sottomessi si sta sfasciando. I popoli vogliono la cacciata dei capi e più democrazia. Non sanno cos’è la nostra democrazia, e non sono maturi per gestirla, ma sanno che la loro non è democrazia. Non siamo stati noi a uccidere il qaedismo, a espellerlo fuori-storia, sono le rivolte dei popoli arabi. Le società arabe erano le più deboli economicamente, e la grande crisi globale, abbassando il livello di vita di tutto il mondo, ha ridotto il livello dei paesi più deboli sotto la soglia della fame. Le rivolte per la democrazia sono state anche rivolte per il pane. Man mano che quelle rivolte trionfavano, il qaedismo crollava. Alla fine Osama è morto, ma era già un vinto.


http://media.caglecartoons.com/media/cartoons/46/2011/05/04/92727_600.jpg
Obama rebirth certificate
By Jimmy Margulies, The Record of Hackensack, NJ


http://0.tqn.com/d/politicalhumor/1/7/6/4/4/Conspiracy-Theory-Stimulus.jpg
Conspiracy Theory Stimulus
1°- President Obama today decided not release
      Oggi il presidente Obama ha deciso di non rilasciare
2°- photos of osama bin laden's allegedly dead body
      la foto di Osama bin Laden  cadavere
3°- as part of a secret government plan to create new jobs
      come parte di un piano segreto del governo per creare nuovi posti di lavoro4°- for millions of out-of-work conspiracy theorists.
      per  milioni di senza lavoro, teorici della cospirazione.RJ MATSON
http://0.tqn.com/d/politicalhumor/1/7/L/3/4/Osama-Mission-Accomplished.jpg
Mission Accomplished
Political Cartoons of the Week - Best Political Cartoons

Giannelli http://www.corriere.it/
http://0.tqn.com/d/politicalhumor/1/7/A/4/4/Obama-and-the-Devil.jpg
Osama and the Devil
Political Cartoons of the Week - Best Political Cartoons

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venerdì 8 ottobre 2010

Quer pasticciaccio brutto de via Avetrana

Modificato 10/10/2010
Mi ero riproposta di non scrivere su questo brutto argomento...
ma poi stamattina quando ho visto la vignetta dell'amico Uber ( con cui concordo) e letto l'articolo di Aldo Grasso( con cui disaccordo) non posso esimermi dal farlo .... sono nauseata...indignata
era già brutto di per se ma poi tutto questo accanimento mediatico, che orrore!
...non guardo mai chi L'ha visto, ma non credo nella buona fede della giornalista e di tutto lo staff ... la speculazione c'è stata ( già in primissima serata le news di google davano la notizia)....
...e non è la prima volta ... ricordate il caso Carretta? la confessione in diretta tv, conosco i familiari, non ho le parole per raccontare il loro strazio ad avere appreso la notizia così pubblicamente...
Ho riportato 3 articoli oltre alle vignette quello di Calabresi, di Gramellini e quello di Grasso ...solo opinioni sulla moralità dell'informazione televisiva ... nulla sugli avvenimenti per rispetto a quell'angelo che non c'è più... Sarah.


LA PIETA' : "chi l'ha vista?"
A "chi l'ha visto" si è avuto un brutto esempio di come può degenerare il tritacarne mediatico.
La pietà sembra essere un sentimento fuori moda o meglio tacitato dall'imperativo di oggi dell'informazione in diretta ed a ogni costo.
Pubblicato da uber
Etichette: informazione, tv


La macchina del dolore
Siamo tutti vittime della stessa macchina. La macchina del dolore, che si nutre di casi umani e in cambio macina numeri dell’Auditel, quelli che fanno la gioia e il fatturato dei pubblicitari. Loro, i burattinai. Gli altri - giornalisti, pubblico, ospiti - i burattini. Colpevoli, naturalmente, ma solo di non avere la forza di strappare il filo. Federica Sciarelli è una giornalista in gamba e una persona perbene, ma forse ha mancato di freddezza. Avuto sentore della notiziaccia, avrebbe dovuto mandare la pubblicità e soltanto dopo, lontano dalle luci della diretta, rivolgersi alla madre in pena, invitandola ad allontanarsi dal video e a chiamare i carabinieri. Una questione di rispetto, ma in questa società di ego arroventati chi ha ancora la forza e la voglia di mettersi nei panni del prossimo, guardando le situazioni dal suo punto di vista?


Noi giornalisti siamo colpevoli di abitare il mondo senza provare a cambiarlo ed è una colpa grave, lo riconosco.


La consapevolezza del potere dei media accresce le nostre responsabilità, ma non può annullare completamente quelle degli altri. Mi riferisco anzitutto agli ospiti dei programmi. Il presenzialismo televisivo della mamma di Sarah ha l’attenuante della buona fede. Ma fino a qualche anno fa i parenti delle persone scomparse andavano in tv per il tempo minimo necessario a leggere un comunicato o pronunciare un appello. Poi si ritiravano nel loro sgomento. Adesso non trovano di meglio che bivaccare per giorni e giorni in tv: non davanti al video ma dentro. Spalancando alla prima telecamera di passaggio la stanza della figlia scomparsa e accettando di partecipare a una trasmissione come «Chi l’ha visto?» dalla casa del cognato, sul quale in quel momento già gravavano forti sospetti.


Non accuso la signora: è cresciuta con questa tv che sembra onnipotente, nel vuoto che c’è. Una tv che è vita meglio della vita e in cui il Gabibbo ha preso il posto del poliziotto, «Forum» del pretore e «Chi l’ha visto?» del detective Marlowe. Mi limito a riconoscere in quelle come lei la vera carne da macello televisivo. Carne che si immola volontariamente, nella convinzione che oggi la televisione possa darti tutto, persino tua figlia. Giornalisti emotivi, tronisti del dolore. Il ritratto di famiglia è quasi completo. Manca l’ultimo tassello, forse il più importante. I telespettatori. Le tante prefiche guardone che sputano sentenze dal salotto di casa. Ah, quanta sacrosanta indignazione! Peccato che durante il melodramma il pubblico di «Chi l’ha visto?» sia più che raddoppiato. Erano talmente occupati a indignarsi che si sono dimenticati di compiere l’unico gesto che potrebbe davvero cambiare questo sistema fondato sul pigro consenso del popolo: spegnere il televisore.
Massimo Gramellini ( la Stampa)

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Il fascino della mostruosità

Toto Calì TOTO' CALI

'

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this is reality
fabiomagnasciutti


8/10/2010
Sarah: l'orrore in diretta
spinga a fare un passo indietro
Trovo agghiacciante come è stata condotta la trasmissione Chi l’ha visto di mercoledì scorso. La Sciarelli che cercava di fare lo scoop in diretta sul ritrovamento del corpo di una bambina, con la madre presente che non aveva ancora appreso la notizia.
LUISA FENOGLIO


H o assistito inorridito alla trasmissione Chi l’ha visto, all’interno della quale una affannatissima Sciarelli annunciava in diretta il presunto ritrovamento del cadavere di Sarah, collegata coi parenti della vittima riuniti a casa. Quale deontologia professionale viene rispettata dai giornalisti? Quale valore aggiunto ha fornito il teatrino, se non quello di far crescere una audience morbosa? Il viso basito della madre di Sarah mi ha fatto spegnere il televisore.
IVANO CREPALDI


Ieri sera ho assistito per quanto il mio senso della decenza me l’abbia permesso alla trasmissione Chi l’ha visto. È vero che molte indagini sono state riaperte a seguito di interventi in trasmissione ma deve esistere un limite all’intrusione nelle vicende private. Non tutto si può mostrare, non tutto si deve esibire. Ormai la tivù invece esibisce tutto, ieri persino la notizia della morte di una figlia data in diretta in una sorta di via crucis multimediale.
EZIO VARDANEGA
Lo strazio della mamma di Sarah, che appariva stordita e paralizzata alla notizia del possibile ritrovamento del corpo della figlia, riesco appena ad immaginarlo. È un dolore totale, devastante e non penso che per lei abbia fatto la differenza essere in diretta televisiva. Nel momento in cui ti dicono che la tua bambina è morta nulla ha più senso, tutto ciò che è fuori dalla lacerazione della tua vita, dal rapporto intimo e totalizzante con tua figlia e dalla mancanza improvvisa che provi, non esiste.
Nel momento in cui crollano le speranze coltivate per settimane, quelle illusioni che sono state l’energia per andare avanti, non si è più in grado di decidere nulla e per questo penso sia stato ipocrita chiedere alla signora se voleva restare o lasciare la trasmissione.
Anche il ruolo di Federica Sciarelli era difficilissimo ed è facile dire adesso, a mente fredda, come ci saremmo comportati noi al suo posto. Però non riesco a togliermi dagli occhi quello strazio e penso che per il rispetto di tutti noi sarebbe stato giusto e coraggioso chiudere il collegamento con quella casa pugliese.
Ogni giorno di più penso che la questione cruciale del giornalismo oggi non sia più l’urgenza di pubblicare ogni cosa che ci passa per le mani o di far vedere tutto ma la capacità di sapersi fermare, di rinunciare, di saper fare un passo indietro.
Calabresi (la Stampa)


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Se la morte è in 3D
Lenuit INSERTO SATIRICO


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Storie di zii e crudeltà...

PV Pietro Vanessi - Una Vignetta di PV



Gesto di delicatezza nella tv verità

Il delitto perfetto. Non per chi l’ha commesso, ma per la tv: le telecamere sono in casa dell’assassino mentre il colpevole confessa l’omicidio in una vicina caserma dei carabinieri. E la prima ad apprendere la notizia, è la madre della povera Sarah Scazzi. Con un crescendo drammaturgico di grande intensità: le mezze conferme, le mezze smentite, l’incertezza sulla localizzazione del ritrovamento, il numero dei «fermati». A un certo punto, sul finire della trasmissione, la conduttrice Federica Sciarelli dice: «Una notizia che non avremmo mai voluto dare». C’è da crederle.
Ma sul piano mediatico era quella la notizia che ogni programma, dei tanti che si sono occupati del caso, avrebbe voluto dare. Poteva capitare a una delle tv locali che in Puglia hanno seguito ossessivamente la vicenda; poteva capitare a Porta a porta, con l’inevitabile commento a caldo di qualche criminologo; poteva capitare, ed è capitato, a Chi l’ha visto?, la trasmissione più titolata a seguire la scomparsa della ragazza, la trasmissione che una settimana fa aveva mandato in onda le lacrime dello zio, Michele Misseri, disperato perché aveva trovato i resti del telefonino di Sarah.
Con le telecamere ormai accese 24 ore su 24, in una società organizzata attorno ai media, nella piena consapevolezza che ormai gli strumenti multimediali rappresentano il nuovo ambiente in cui viviamo, è inutile chiedersi se questo strazio collettivo in diretta andasse fermato o no. Da tempo viviamo nel post-Vermicino.
Quando la Sciarelli si premura di dire alla mamma di Sarah, Concetta Serrano, se desidera interrompere il collegamento compie un gesto di estrema delicatezza, ma manda, contemporaneamente, un’indicazione linguistica: questo non è un reality, questa è tv verità. Il fatto è che la verità non sembra mai vera, si vorrebbe dire di no alla verità dell’apparenza, spegnendo le telecamere, nella speranza che ci sia una verità diversa dell’essere.
Aldo Grasso


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TIVVU
GRIECO http://www.coriandoli.it/

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Gara di nuoto - Paride Puglia PUNCH
Modifica : ho aggiunto l'articolo del professor Ferdinando Camon

8 ottobre 2010,ore 17,20

Giustizia impossibile per Sarah

Di Ferdinando Camon

Oggi alle 15,30 Sarah avrà i funerali cattolici, anche se non era battezzata. Sarà l’acme della tensione e dei commenti, sull’atroce destino che le è toccato. Tutti cercheranno di capirlo. Qui ci proviamo anche noi, e poiché dovremo dire cose orrende e disumane, cerchiamo prima se possiamo dire cose degne dell’uomo. Sì, possiamo. E dunque diciamole. La prima cosa umana, nell’atroce delitto di Avetrana, dove uno zio ha strangolato la nipotina di 15 anni e dopo, al momento di buttarla in un pozzo, l’ha violata, ciò che v’è di umano è anzitutto l’affare del telefonino. Il telefonino della ragazza. L’assassino l’ha prima bruciacchiato, poi l’ha buttato accanto a un supermercato, sperando che qualcuno lo notasse, infine, visto che nessuno lo trovava, l’ha preso lui e l’ha consegnato alla polizia. La polizia ha avuto un sospetto: «Costui è l’assassino». È ciò che lui sperava: essere scoperto ed espiare. C’erano in lui due idee di salvezza: la salvezza nella menzogna, negando tutto a tutti, vivendo la vita di prima, e la salvezza nella verità, confessando, finendo in guerra con tutti, tranne la propria coscienza. Ha fatto la seconda scelta. La scelta umana. Consegnando il cellulare ha detto: «Prendetelo», ma voleva dire: «Prendetemi».

Lo chiamano mostro, e per quello che ha fatto se lo merita. Ma dobbiamo riconoscere che c’è in lui questa scintilla umana.

Ce n’è un’altra, e sta nella coscienza che quel che ha fatto non ha riparazione. Se uno ruba, può restituire. Ma se uno toglie la vita, non può più ridarla. Perciò l’omicidio è il crimine che non ha giustizia. Qualunque condanna subisca, l’assassino, nei paesi come il nostro dove non c’è (ed è giusto che non ci sia) la pena di morte, finisce sempre ampiamente perdonato. In questo ampio perdono c’è un’ingiustizia. L’assassino veramente pentito vorrebbe giustizia per sé, e sapendo che non può averla è tentato di farsela da solo: infatti lo zio di Sarah ha dichiarato che vuole uccidersi. Per questo lo tengono sotto sorveglianza giorno e notte. Anche il fratello di Sarah esprime una speranza: «Spero che si uccida». Anche gli amici di Sarah. Ieri sfilavano davanti alla casa dell’assassino alzando cartelli dove oltre a “Maiale”, “Mostro”, “Bestia”, stava scritto anche: “Ucciditi”. Sono quelli della pena di morte. Poiché non possiamo dargliela noi, la speranza è che se la dia lui.

C’è delitto e delitto, e questo è fra i peggiori. L’ha uccisa, e dopo ha voluto un rapporto sessuale con lei. Non subito dopo, ma molto dopo. Perché subito dopo l’ha avvolta in una coperta, l’ha caricata in macchina e l’ha portata lontano chilometri, in quel postaccio introvabile, nascosto da tralci, dove c’era un pozzo. Prima di gettarla nel pozzo l’ha spogliata per bruciare i vestiti, e dopo averla spogliata l’ha violata. Cito questo particolare intollerabile, e me ne scuso, per far capire un concetto: c’è l’assassino di un attimo e l’assassino di lunga durata. Questo ci mette ore a rinsavire. L’assassinio separa l’assassino da noi, da noi umanità, e lo chiude in uno spazio dove non c’è morale. Più a lungo resta in quello spazio, più l’assassino è perduto. Qui l’omicidio non è durato un attimo, ma è durato fino a quella violenza sessuale. E anche dopo, molto dopo. “Un reato d’impeto”, ha detto un ufficiale dei carabinieri. Ma quale impeto! Questo è durato 42 giorni, per 42 giorni l’assassino ha mentito a tutti e anche a se stesso, manovrando i singhiozzi e le lacrime come un alibi. Adesso non diteci che è pazzo, perché è più furbo di noi. Non diteci che era incapace d’intendere. Non auguriamogli di uccidersi, l’invito al suicidio non esiste nel nostro codice. Ma, ammettiamolo, l’omicidio non sappiamo punirlo, sull’omicidio siamo impotenti.


( fercamon@alice.it )

sabato 31 luglio 2010

Forattini, Berlusconi, Fini e i giornali.

Cambio di iniziale

1974: i tappi
saltano*

2010: i tappi
esultano (cfr. copertina del Giornale)

Una delle vignette più celebre di Forattini rimane per molti quella che fece nel 1974 in occasione della vittoria dei no al referendum sul divorzio: rappresentava una bottiglia di spumante su cui era scritto "NO" che si stappava lanciando in aria un tappo che aveva le fattezze di Amintore Fanfani.
Riprende il tema per marcare l'entusiasmo di Berlusconi nella cacciata di Fini dal partito.
questa volta il tappo ha le fattezze di Fini.





Altro giornale che ha esultato è Libero eccone la copertina



Ma questi sono giornali fedelissimi e pronti a sbranare anche con notizie non vere già visto con l'affare Boffo ...
si chiedeva Gramellini qualche giorno fa


Granata da legare
28/07/10
Quando il finiano Granata (bel cognome, vero?) ha attaccato gli affaristi del suo partito, il mio primo pensiero è stato: avrà pagato il bollo dell’auto? E i contributi della colf? Non mi sbagliavo. Ieri mattina su un giornale di destra campeggiava già il titolo «L’alfiere della questione morale è un baby pensionato con tre lavori». Ora, ammettiamo pure che Granata sia un baby pensionato con tre lavori di cui quattro in nero, otto amanti di cui nove trans e un procedimento presso la corte di Strasburgo per possesso di carote non in regola coi parametri Ue. Di più: ammettiamo che sia il capo della Spectre, il mostro di Firenze, il miglior amico di Corona. Cos’avrà mai a vedere tutto questo con le accuse che ha lanciato su Verdini e affini? Essere un baby pensionato lo rende meno credibile come censore? E’ dai tempi di Catone che non se ne trova più uno senza macchia. Ed è dai tempi di Mani Pulite che appena qualcuno grida «al ladro», i presunti «garantisti» non si occupano del ladro, ma di scovare magagne nel passato di chi lo denuncia.

Capirei se la perlustrazione dei fondali dell’animo umano fosse dettata dal desiderio evangelico di ricondurre «chi scaglia la prima pietra» sulla retta via. Mi sembra invece che le motivazioni siano un po’ meno nobili e si riducano a un messaggio classicamente omertoso: poiché avete tutti qualcosa da nascondere, è meglio che stiate zitti e vi facciate i fatti vostri, lasciando che gli altri si facciano i loro.
Gramellini/La Stampa

E sta succedendo lo stesso con Fini, scoop 'casa a Montecarlo'.
Certo è che con questo clamore si distoglie l'attenzione dai "pensionati sfigati" dal caro Verdini e pure dalla condanna di Brancher (il Tg1 non ha neppure dato la notizia.)




*=1974 - Fanfani tappo, tratto dal libro "4 anni di storia italiana".

La Dc, con Fanfani, perde il referendum contro il divorzio.
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venerdì 2 luglio 2010

Informazione e libertà, niente bavagli.

con video della partecipazione di Saviano in fondo alla pagina

Giannelli http://www.corriere.it/


Articolo 21 - Press a poco
Platone e Nutella

Nadia Redoglia

Ci hanno resi ciechi e così non ci siamo accorti che la cosa pubblica veniva stuprata da “cosa nostra”. Vogliono adesso renderci muti e monchi. Obiettivo: impedirci d’informare ed essere informati. Non abbiamo ancora scoperto il modo di comunicare telepaticamente e così ci troviamo imprigionati in un labirinto o, meglio, nella ruota dei criceti. L'unica Repubblica di cui diventeremo protagonisti sarà l’allegoria che inizia il settimo libro di Platone: il mito della caverna. Lì ci resteremo per sempre, accompagnati solo dal mondo delle ombre, privati della possibilità di prendere coscienza dell’esistenza del mondo della luce. E’ rimozione totale della nostra storia, delle nostre origini, catapultati in un tempo barbaro ove prevaleva l’istinto alla ragione perché ancora non si conosceva il significato della natura delle cose. Per ora tutto questo è ancora un incubo. Abbiamo i giorni contati a che possa trasformarsi in realtà…

Fummo non poco impressionati quando c’invitarono a riflettere su “Che mondo sarebbe senza Nutella?”. Senza nulla togliere alla straordinaria crema di nocciole, ci pare, almeno altrettanto doveroso, domandarci e domandarvi: “Che mondo sarebbe senza Informazione?”


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IL DIRITTO DI SAPERE
di Sergio Riccardi

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Resistere, Resistere,Resistere.
MAX [fra parentesi]

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COS'E LA LIBERTA'?

Paride Puglia PUNCH


...non è star sopra un albero, e neanche un volo di un moscone. La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione! Signor G


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Cervelli in sciopero
di Gino Di Frenna
click  to zoom
VAURO Le vignette di Vauro


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LIBERTA' DI STAMPA
di Moise


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SCIOPERO E-LETTORALE
di Moise

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LIBERTA' IN APNEA
di Moise

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E Saviano: «E' una legge che tutela solo la privacy dei malaffari»

Dalle piazze un no alla «legge bavaglio»

Manifestazioni in tutta Italia promosse dalla Fnsi: «Oggi si inaugura la giornata della resistenza civile»


ROMA - Giornalisti, persone impegnate nel mondo della cultura, esponenti politici dell'opposizione, ma anche molti comuni cittadini ed esponenti della società civile. Tutti insieme per dire no alla cosiddetta «legge bavaglio». In tutta Italia si sono svolte le manifestazioni di protesta promosse dalla Fnsi, la Federazione nazionale della stampa italiana, contro il ddl sulle intercettazioni, che prevede sanzioni severe per i mezzi di informazione che pubblicheranno i testi delle conversazioni intercettate durante le indagini giudiziarie e che ne limita anche l'utilizzo da parte dei magistrati. Il raduno principale si è svolto a Roma, in piazza Navona, in una lunga non stop condotta da Tiziana Ferrario, giornalista del Tg1 in polemica con la linea della testata, considerata troppo spostata sulle posizioni di Palazzo Chigi, e dall'attrice Ottavia Piccolo.

«DISOBBEDIENZA CIVILE» - «Oggi si inaugura la giornata della resistenza civile del 21 secolo che mai avremmo pensato di inaugurare - ha detto il segretario della Fnsi, Franco Siddi, nel discorso di apertura della kermesse dal palco della Capitale -. Non la faremo clandestinamente ma alla luce del sole ripeteremo che la libertà è un bene fondamentale, che è conoscenza, chi considera l'informazione un pericolo sarà sconfitto». «Il ddl è squilibrato e ingiusto – ha aggiunto Siddi - e la battaglia andrà avanti, anche usando armi di disobbedienza civile perché le leggi sbagliate non si rispettano, rispettarle significherebbe portarci nell'illegalità». E ancora: «Se non ci fosse stata la casta da tutelare, la maggioranza non avrebbe mai fatto questa legge. I giornalisti vengono espropriati perché lo Stato diventa censore».

«LA PRIVACY DEI MALAFFARI» - Tra gli interventi più applauditi, quello dello scrittore Roberto Saviano, che con Gomorra e gli altri suoi libri ha fatto nomi e cognomi degli uomini che stanno dietro alla Camorra e che per questo è costretto a vivere sotto scorta. E proprio con gli uomini della scorta è salito sul palco prendendo la parola: «C'è un grande fraintendimento in questa vicenda. Non è vero che questa legge difende le telefonate tra fidanzati, il suo unico scopo è impedire di conoscere ciò che sta accadendo, che il potere venga raccontato. La privacy che vogliono proteggere è quella degli affari, anzi dei malaffari». Secondo lo scrittore, che si è rivolto direttamente alla piazza, «quello che state facendo supera i confini italiani. Non difendere la libertà di stampa, la democrazia qui, vuol dire non permettere venga difesa in Europa. Quello che stiamo facendo è anche per permettere che altrove ci sia la libertà di essere liberi di raccontare. Non è vero che così si diffama l'Italia, tutt'altro».

LA PROTESTA AL PARLAMENTO UE - La protesta contro il ddl italiano è arrivata anche al Parlamento europeo di Bruxelles dove gli europarlamentari dell'Italia dei valori hanno occupato simbolicamente una sala «per sostenere la manifestazione nazionale contro la legge bavaglio», presentandosi imbavagliati con una fascia nera. Di fronte a loro «oltre 200 giovani Idv» a loro volta con un bavaglio nero sulla bocca e in mano la scritta «Dall'Europa no al bavaglio». «È un'azione di protesta - hanno spiegato - contro una legge iniqua che costituisce una ulteriore anomalia italiana, che va al di fuori degli standard europei. Vogliamo contrastare il comportamento irresponsabile del governo italiano al cospetto di una Europa che ha già espresso il suo disappunto. Una legge, come quella proposta dalla maggioranza, è impensabile nel resto d'Europa e lo testimoniano anche le continue attestazioni di solidarietà e simpatica che ci provengono da tutti i paesi dell'Ue». Corriere della Sera


Video:
Saviano alla Manifestazione FNSI contro il DDL Alfano intercettazioni 1 luglio 2010.rm


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NOTIZIE CORRELATE:
Informazione addio!

giovedì 18 marzo 2010

Il "direttorissimo" Minzolini.


PORTOS Comic strip

Raccolta di vignette sul direttore del TG1 ...
ogni giorno scandalosi editoriali...
notizie imprecise ... persino errori a dare i numeri del SuperEnalotto ...
ma che tipo di informazione ci dà ??...




Non mettetemi alle strette, sono solo marionette.
Lino Giusti & Roberto Mangosi www.crepapelle.net

L'Ordine dei Giornalisti non faccia finta di nulla
Giovedì 18 Marzo 2010 13:23
di Mario Berardi*

L'inquietante vicenda del direttore del TG1 Augusto Minzolini interpella direttamente l'Ordine dei Giornalisti perchè chiama in causa un principio essenziale della professione: il rispetto della deontologia. Dalle intercettazioni di Trani dei colloqui telefonici tra Minzolini e il Premier, emerge un rapporto di assoluta sudditanza, con la rinuncia al dovere dell'autonomia. Queste telefonate confermano che Minzolini deliberatamente diede un titolo assolutorio alla vicenda Mills, violando il dovere della correttezza dell'informazione: la Cassazione ha prescritto Mills e non l'ha assolto (e quindi il ruolo del Premier, per i magistrati, è quello del corruttore). La distinzione tra il fatto e l'opinione è un caposaldo del pluralismo informativo; Minzolini l'ha violato e l'Ordine non può far finta di nulla, anche da parte del Presidente nazionale.
Infine a livello degli organismi giornalistici piemontesi è necessario un maggior impegno nei confronti dell'Editrice La Stampa, che non può limitarsi ad una politica di tagli (oltre cento giornalisti in meno in un decennio). La FIAT, che ha confermato un suo ruolo essenziale nel Corriere della Sera, non può limitarsi a Torino ad una politica editoriale di ordinaria amministrazione, perchè La Stampa è decisiva per il futuro del giornalismo subalpino. ( Articolo 21)

*già presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Piemonte






Il fido Augusto
"Tutt'altra musica, invece, quando il premier parla con Minzolini, che Berlusconi chiama direttorissimo...."
Leggete tutto QUI
VADELFIO

Chi è Augusto Minzolini

ROMA - Augusto Minzolini, notista politico della Stampa nominato oggi direttore del Tg1, è nato a Roma nel 1958. Inizia la carriera giornalistica molto presto, subito dopo la maturità classica, nel 1977, all'agenzia di stampa Asca. Dal 1985 collaboratore di Panorama, viene assunto due anni dopo. Nel 1990 Ezio Mauro lo chiama alla Stampa, nel 1992 Paolo Mieli lo fa inviato, nel 1997 Carlo Rossella lo promuove editorialista. Negli anni '70 partecipa a due film di Nanni Moretti, Io sono un autarchico ed Ecce bombo. A lui viene attribuita l'invenzione del minzolinismo, neologismo nato a metà degli anni '90, inteso come «forma di giornalismo che si basa sulla raccolta di dichiarazioni anche informali di uomini politici, senza alcuna verifica delle informazioni raccolte» (Annali del lessico contemporaneo, edizioni Esedra.

(Ansa)


20 maggio 2009



SQUILLO
Sì alle regole, no ai trucchi.
P.s. sul MisFatto sempre oggi vignetta Izzo su pezzo della grande Lia Celi.
MAURO BIANI


vignetta di PORTOS
PORTOS Comic strip


LA SCOPERTA DEGLI ALTARINI
Sallusti, a riprova della faziosità del giudice che ha bocciato la presentazione delle liste PDL, scopre un poster del "Che" nell sede del TAR ... e probabilmente non è finita qui.

Pubblicato da uber
Etichette: elezioni, informazione, MAGISTRATURA, pdl



TG Fantasy.

Pubblicato da Marco Vukic http://vukicblog.blogspot.com/



Giannelli http://www.corriere.it/

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MA QUANTO GLI PIACE CHIACCHIERARE
il poeta


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Sapevamo già!
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