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mercoledì 1 novembre 2023

El Día de Muertos di Andrea Arroyo


 El Día de Muertos

El Día de Muertos, è una tradizione messicana di origine preispanica che celebra la memoria dei difuntos. Según la creencia Popular, durante estas fechas (31 ottobre, 1 e 2 novembre) su alma regresa a casa per stare con sus seres queridos los cuales los reciben con ofrendas, comida, música y rituales para festejar su visita.

 GIOVEDI 2 novembre, dalle 15:00 alle 19:00! 

(l'evento causa mal tempo si svolgerà il due novembre e non il primo novembre)

Ubicazione: Flatiron Plaza, 23rd St. e Broadway, New York City 10010. Gratuito e aperto al pubblico

SVA Continuing Education  presenta una celebrazione del Día de Muertos (Giorno dei Morti), una tradizione messicana di origine preispanica che celebra la memoria e la presenza del defunto. Secondo la credenza popolare, da martedì 31 ottobre a giovedì 2 novembre le anime tornano a casa per stare con i propri cari. Gli altari vengono assemblati con offerte, cibo e rituali per celebrare la loro visita.

Il tradizionale altare di quest'anno è progettato dal pluripremiato artista newyorkese Andrea Arroyo. Conosciuto per l'arte pubblica riconoscibile e pacifica, il lavoro di Andrea è stato presentato in tutti i quartieri, dal giardino, al museo, alla piattaforma della metropolitana.

Quest'anno l'onore tocca ad Andrea e il suo lavoro al Flatiron North Plaza per celebrare e onorare i nostri cari defunti.

Un messaggio dell'artista sul Día de Muertos:

Andrea Arroyo : Día de Muertos è una celebrazione venerata ed edificante che non è correlata ad Halloween e non include elementi morbosi, spaventosi o performativi. Il Giorno dei Morti messicano nasce dalla credenza nella connessione dei vivi con i defunti e nel legame eterno tra questo mondo e l'altro.

Ogni anno, nel Día de Muertos celebriamo e onoriamo i nostri antenati e i nostri cari creando altari che accolgono i loro spiriti nella terra dei vivi per la Noche de Muertos. Gli elementi sull'altare servono a guidare e accogliere le anime nel loro viaggio tra cui candele (luci guida), fiori e cibo (per celebrare l'arrivo delle anime) e acqua (per dissetarsi). Inoltre, gli archi e i livelli su ciascun altare rappresentano il passaggio tra la vita e la morte.


Andrea Arroyo: Ho realizzato le ali per simboleggiare figure alate che rappresentano creature ultraterrene che fungono da messaggeri, guardiani e protettori, che volano tra cielo e terra. Evocano anche libertà, speranza, amore e vita. Le foto delle ali a grandezza naturale simboleggiano la nostra capacità di connetterci con i nostri cari che sono passati prima di noi, le ali hanno lo scopo di ricordarci la nostra vera natura, che è quella di amarci e proteggerci a vicenda.

Scopri di più sul Día de Muertos da Mano a Mano: Mexican Culture Without Borders (MexCulture), un 501(c)3 con sede a New York dedicato alla celebrazione della cultura messicana: https://www.manoamano.nyc/about-the-day-of -la morte

Altre opere di Andrea 


"Heavenly Protector" #Watercolor 8x10". #Angels in world cultures are #guardians & #protectors, & evoke #freedom #hope #love #life
Sending love & solidarity to #IsraelPalestine 
#Compassion #Humanity #Peace
#AndreaArroyoArt #ArtAsSolidarity 
@ArtsCRNY
 
#MythologyArt #Angel #peace

Questo dipinto del Protettore Celeste* sembra adatto a questi tempi... Le figure alate nelle culture di tutto il mondo rappresentano esseri soprannaturali che agiscono come messaggeri, guardiani e protettori. Evocano anche libertà, speranza, amore e vita. Possiamo noi trovare un modo per proteggere e abbracciare l’umanità l’uno nell’altro con amore e compassione.



"War: No Way Out?" Part of #ArtAsSolidarity. In addition to the over 4,000 casualties and countless wounded, the Hamas-Israel war is creating an unprecedented humanitarian crisis. Where is the help for civilians caught in the middle?

Sending love and solidarity to victims. May we find a way to love and protect each other. #Compassion #Humanity #Peace published in The Nation Magazine

#AndreaArroyoArt #ArtAsSolidarity #feministartist #MexicanNewYorker #MexicanArtist #LatinxArtist #NewYorkerArtist #NewYorkerCoverArtist #NewYorkTimesArtist #CreativesRebuildNewYork #CRNY #ArtistsAreWorkers #artistemploymentprogram #aepcrny #AEP #ArtIsWork

Creatives Rebuild New York ArtBridge

#HumanitarianCrisis #IsraelGazaConflict #IsraelGazaWar #Israel #Gaza #Palestine #PalestineIsrael #Hamas #HumanitarianCrisis #HumanitarianAid #HumanitarianCorridor

Cartooning for Peace The Cartoon Movement

https://www.thenation.com/article/activism/israel-palestine/ 



domenica 10 settembre 2023

Fabio Norcini (1957- 2023)

 Fabio Norcini 

gli ultimi omaggi degli amici e l'ultimo libro:


ENTRARE NELLA STORIA DELL'ARTE - Beppe mi telefona per chiedermi se mi va bene se arriva lunedì 17 da me. Benissimo. Buffo che solo tre giorni prima sia venuto Riccardo, che con Beppe è il mio artista preferito. Oltre che amici carissimi, con i quali ho spartito avventure, provocazioni, mostre, insomma bellissime esperienze che sarebbe troppo lungo enumerare. Come ho fatto con Riccardo lascio le immagini a sunteggiare il momento e l'emozione che ho provato. E considero il gesto di chi in 24 ore si spara un viaggio a/r Treviso Firenze per la mia faccia: il mio forzato silenzio mi ha concesso di bearmi più del solito delle sue acrobazie verbali, dei funambolismi col linguaggio e rivivere i nostri comuni ricordi dal suo punto di vista. Poi al mattino, dopo avermi fatto posare, giunge il momento del commiato. Sarà l'ultima volta? Per intanto "sono entrato nella storia dell'arte e l'inferno può attendere", come mi scrive nella dedica al suo disegno struggente Mora mio.

Fabio Norcini 19 luglio 2023



Si sono svolti nella Basilica di San Miniato al Monte i funerali di Fabio Norcini, scomparso il 26 agosto dopo una lunga battaglia contro un male incurabile.

Nato a Firenze il 27 luglio 1957, Norcini è stato "un intersecatore di intelligenze e riparatore di parole", personaggio molto noto nell’organizzazione di eventi culturali . "Specialista di ottica illusa e arte inutile", ha curato più di 200 mostre e relativi cataloghi, collaborando con parecchie testate, tra cui l’edizione toscana di Repubblica e prima ancora con la rivista "Seconda mano". Ha seguito vari uffici stampa legati al mondo culturale e artistico fiorentino. Tra questi l’ufficio stampa del teatro di Rifredi dalla fine degli anni Ottanta e fino al 1997-1998. Saputa la tragica notizia, Giancarlo Mordini, coordinatore dell’attività artistica del Teatro di Rifredi, ha condiviso un post "con un groppo in gola" per annunciare la scomparsa del "carissimo amico di sempre". E Norcini, uomo preciso, professionale, altruista, amante della vita e dell’arte – tantissimi i giovani artisti che negli anni ha ospita nello spazio Studio Rosai di arte contemporanea dietro Piazza Pitti – sui social era molto attivo. Proprio qui ha scelto, prima ancora di Michela Murgia, di condividere la sua malattia, la sua sofferenza e voglia di combattere.

"Raramente sono d’accordo con lei e non la amo particolarmente quale scrittrice (Accabbadora a parte) ma di questa sua dichiarazione sottoscrivo parola per parola, convivendo da più di un anno, da quando lo so, con il medesimo ‘ospite’ in corpo" scriveva lo scorso 6 maggio. L’ultimo post, datato 22 agosto, intrinseco di sofferenza: "Cari amici, che in questi giorni mi avete scritto in tantissimi con tutti i tipi di messaggi, vi chiedo di perdonarmi per il mio silenzio, dovuto alle mie pessime condizioni di salute che non mi permettono di rispondere ad personam come vorrei. Vi abbraccio quindi tutti".

Barbara Berti per la Nazione

https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/mondo-convenienza-scontri-o9keff2i


Il ritratto di Alessandra Crescioli , che è già autrice di una delle opere di maggior rilievo di "A mia immagine", il grande Battistero che campeggia nella 'sala principale'.

"Un fiore per te", opera di Luc Garçon inaspettato regalo che arriva il giorno del 66esimo compleanno, fresco di giornata...
Fabio Norcini


ECCOCI QUI
Sulla soglia ci abbracciamo e quasi mi stritola. Facendomi sprizzare simultaneamente milioni di attimi passati insieme, alla luce del ricordo bellissimi quanto irraggiungibili. Con Riccardo, tra lockdown e altri impedimenti , non ci vedevamo da quasi quattro anni; è però come ci fossimo salutati ieri e riannodiamo come se niente fosse i nostri saltabeccanti conversari con la consueta sintonia ed entusiasmo, passione e ironia. Gioia all'intelligenza e al cuore, sentirsi dire ciò che l'altro stava pensando in quel preciso istante... Il tempo dell'incantato incontro vola: nel donarmi il libro mi fa mettere in posa per un ritratto che a bic traccia sulla terza pagina, "così se lo vuoi incorniciare ti tocca rovinare Satira madre". Mentre è all'opera vedo dipingersi sul suo volto il mefistofelico sorriso tipico di quando è soddisfatto e divertito: " è stranissimo - mi dice nel porgermelo - non gli somiglia un cazzo ma SEI tu!". Resto sbigottito mentre tento di rintuzzare il groppo alla gola. Arte pura, uno specchio riflettente tutto il mio qui e ora che ho dentro. Compresa la tenerezza spietata dello sguardo del mio grande amico.
Sì Ricca', eccoci qui. E forse è questa l'eternità. 15 luglio 2023
Fabio Norcini


E poi mi arriva una notizia che non vorrei mai ricevere, anche se ce lo nascondevamo c'era da aspettarselo, Fabio Norcini dopo una lunga malattia ci ha lasciato.
Uomo di grande cultura, è stato direttore artistico del teatro Puccini di Firenze, uomo di grande spirito e senso dell'umorismo che lo ha caratterizzato anche nel periodo della malattia.
Parlando con lui mi disse che aveva origini casentinesi, per la precisione di Memmenano (Poppi), praticamente di  fronte casa mia.
Erano davvero tanti quelli che ti volevano bene, ti si voleva bene caro Fabio, in tanti in questi mesi sono venuti a trovarti, ecco a me rimane il rimpianto di non averti conosciuto di persona e me ne vergogno un po, perchè da casa mia a Firenze dove abitavi, è un tiro di schioppo o quasi, mi ero ripromesso di portarti questo disegno che ti avevo dedicato.
Ci mancherai, con la tua positività, l'ottimismo e il buon umore che trasmettevi a tutti, ma anche la tua eleganza, perchè eri un vero signore.
Paolo Lombardi 27 agosto 23



E.J. Dedicato a Fabio Norcini
Beppe Mora 19 agosto 2023



Fabio Norcini,
rabdomante della cultura
di Lido Contemori

Teatro, letteratura, musica, arte, cinema, fotografia, satira disegnata. Le tante e vaste praterie creative attraversate da Fabio Norcini in veste di appassionato viaggiatore e sicuro pilota del pensiero nei passati 40 anni. Protagonista di una lunga stagione di creatività e coerenza, sempre ferocemente e felicemente avverso alla superficialità e alla standardizzazione dell’industria culturale. Già nei primi articoli pubblicati su Secondamano traspariva l’acume e la sensibilità critica che poi con la successiva collaborazione con La Repubblica e le consulenze per il gruppo editoriale Spagnol diventeranno il suo marchio inconfondibile: ricerca delle belle novità nascoste e valorizzazione dei talenti. Infaticabile rabdomante della cultura, intersecatore delle creatività, perennemente mosso da un suo irrefrenabile spirito di curiosità. Spaziando dove lo portava la ricerca e la gran passione del momento. Dal sodalizio, talvolta burrascoso, con Paolo Marini della galleria d’arte L’Indiano alle recenti mostre curate per lo Studio Rosai. Dall’ amicizia col regista Mario Garriba alla passione per il cinema di animazione d’autore, magari sconosciuto ai più. Una sorprendente competenza che spaziava senza confini e affinata negli uffici stampa. Come per il Teatro di Rifredi in quella felice stagione del Teatro Nero di Praga e del gruppo Raffaello Sanzio o per gli eventi musicali del Festival dei Popoli alla FLOG. Sempre coerente e come il suo mito letterario Luciano Bianciardi, ostinato e abituato ad andar controcorrente, generoso, rigoroso, amante della cultura senza compromessi. Valorizzatore di spazi eccentrici e inconsueti nella città di Firenze, una città che spesso non comprendeva e viceversa. Ricordiamo le memorabili mostre di satira disegnata nel foyer del Teatro Puccini. Inutile far nomi, ci sono passati tutti i più grandi umoristi e satirici d’Italia. La satira gli era congeniale, organizzò, ma su al nord, un’esposizione di disegni dal titolo “Tanto tumore per nulla”, dedicata in modo quasi scaramantico a un terribile argomento da mutare in giocoso sberleffo. Gli ultimi anni sono stati all’insegna dell’ “Art Off”, una sorta di collana di eventi artistici allo Studio Rosai di via Toscanella. Art Off, già in uso fin dalle mostre al Puccini, è un nome perfetto per sottolineare la ricerca di un’ arte particolarissima e preziosa, magari inedita e nascosta oppure nota ma per appassionati diciamo così “di nicchia”, comunque fuori dal mainstream. Con la pittura, le illustrazioni, le vignette, la musica (memorabile la serata con i Deadburger di Vittorio Nistri) e i cartoni animati. L’ultimo grande evento un anno fa: ‘Baptistery-A – Omaggio a Silvio Loffredo”, una mostra ‘immersiva’ presso la LdM Gallery a Palazzo Pucci, un mix di fotografia e pittura, con Pietro Schillaci e Roberto Pupi autori di una installazione multimediale dedicata al Battistero di Firenze. Finita l’esperienza dello Studio Rosai, Art Off traslocò in casa e Fabio, già malato, ospitava gli amici e visitatori per una visita guidata nella sua galleria d’arte domestica. Instancabile e appassionato ha lavorato fino all’ultimo. E’ uscito postumo, da pochi giorni “Louis Scutenaire. Da Mes Inscriptions” il bel libro curato per l’editore torinese Il Pennino, con gli aforismi surreali e spiazzanti di un particolarissimo scrittore art-off. 
Su Cultura Commestibile 501 di oggi a pag 25 il mio ricordo di Fabio Norcini.
La rivista: https://maschiettoeditore.com/.../Cultura-Commestibile...

Firenze, casa/studio dello splendido Fabio Norcini, genio incompreso e suadente operatore della parola. In ogni angolo piccoli capolavori, da Mannelli a Manara, da Sardelli a Sironi, ma sono centinaia.
Giada Aloi / Il Pennino


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Il libro uscito postumo: 





a cura di Fabio Norcini

LOUIS SCUTENAIRE
DA MES INSCRIPTIONS
2023, cm 15 x 21, pp. 48, bianco e nero

genere: aforismi, umorismo, satira

Codice Prodotto: P64F07FA876B8E
Prezzo 10 euro

UN URLO CONTRO L'IMBECILLITÀ - L'immagine di copertina di "Mes Inscriptions" di Louis Scutenaire, puntasecca su plexiglass di Iain Antony Macleod , prima copia di 1/10. Il libro .(Il Pennino editore, Torino), uscirà i primi di settembre
Scriveva Fabio Norcini il 18 agosto 2023



Sentite condoglianze alla famiglia.


venerdì 10 gennaio 2020

Parma Capitale Italiana della Cultura 2020


Il 16 febbraio 2018 a Roma la giuria nominata dal Ministero per i Beni, le Attività Culturali e il Turismo ha eletto Parma Capitale Italiana della Cultura per il 2020, scegliendola tra le dieci città finaliste con la seguente motivazione:

“I punti di forza del programma presentato, La cultura batte tempo, sono in particolare la capacità di attivare e coordinare un sistema estremamente complesso di soggetti, allargato su base territoriale estesa. Il progetto, infatti, enfatizza un forte, attivo, coinvolgimento dei privati e delle imprese del territorio, una stretta relazione con il mondo dell'università e della ricerca, con il mondo della cultura e del welfare. Ma anche la presenza di un rapporto consapevole tra rivitalizzazione urbana, integrazione sociale e produzioni cultuali con riferimento esplicito all'attivazione di distretti; un sistema di offerta culturale di ottimo livello realizzato con una esplicita attenzione ai giovani, all'integrazione tra discipline artistiche, con particolare riferimento alla tradizione musicale; e una forte capacità di infrastrutturazione culturale e di gestione dei sistemi di accoglienza e gestione della attrattività in vista della sostenibilità complessiva”.

L’anno di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020 (www.parma2020.it) prende ufficialmente il via con un’inaugurazione lunga tre giorni: sabato 11, domenica 12 e lunedì 13 gennaio.
In programma: l’11, People of Parma, una parata in giallo per le strade della città con tutta l’energia della cultura; il 12, al Teatro Regio la cerimonia istituzionale con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella; il 13 la cerimonia di Sant'Ilario e un affascinate Viaggio nella città d’oro. Nei tre giorni l’inaugurazione di tre mostre: “Time Machine. Vedere e sperimentare il tempo”; “Noi, il Cibo, il nostro Pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile” e “Parma è la Gazzetta”. E ancora letteratura contemporanea con Stefania Auci e Gianrico Carofiglio; concerti e musica, fiore all’occhiello della città.
Ancora, la cultura arriva fino ai luoghi più lontani dal centro con “Sulla Linea della Cultura: Fermate per tutti”. Sabato e domenica Verdi Off ed il Teatro Regio portano la musica, energia e creatività sulle linee degli autobus cittadini, all’Ospedale dei Bambini, negli Istituti Penitenziari di Parma, nelle Case per Anziani e nei dormitori della città.
Infine, luoghi simbolo della città saranno animati da videomapping che il Comune dona alla città in occasione della tre giorni: piazza Garibaldi vedrà protagoniste “Le Parole della cultura”, mentre Piazza Duomo sarà accesa da “Tempus. Il tempo del lavoro” una proiezione multimediale sulla facciata della Cattedrale, entrambi prodotti da Kifitalia, Idea Factory e Cantiere Idea; in piazzale della Pace #22.2.22 video mapping per il monumento al Maestro Verdi, curato da Karmachina e prodotto dal Teatro Regio di Parma.
Sabato 11 gennaio
Alle ore 11 inaugura “Noi, il Cibo, il nostro Pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile”, la mostra prodotta da Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition in collaborazione con National Geographic Italia, per promuovere la cultura della sostenibilità alimentare e diffondere buone pratiche su cibo e ambiente. L’esposizione è composta da tre sezioni: alla Galleria San Ludovico un percorso pensato per interagire con i visitatori attraverso esperienze multimediali, allo Spazio A laboratori dedicati agli studenti e sotto i Portici del Grano una selezione di fotografie di grandi autori. Apertura dal 12 gennaio al 13 aprile, con ingresso libero.
Dalle 16.30, le vie del centro storico vedranno sfilare People of Parma, una grande passeggiata inaugurale dove la “nazione Parma” (come la chiamava Attilio Bertolucci) accoglie l’energia della cultura proveniente da tutte le città d’Italia portando in corteo parole e immagini. A seguire il discorso del sindaco Federico Pizzarotti, il lancio della composizione dal cantautore e pianista Raphael Gualazzi e un videomapping in cui saranno protagoniste le parole della cultura e le persone in piazza, in un iconico dialogo partecipativo.
Per la serata due appuntamenti con al centro la grande musica: alle 19, l’Accademia del Carmine del Conservatorio Arrigo Boito eseguirà il concerto “Gran Partita” di Wolfang Amadeus Mozart, all’Auditorium del Carmine; alle 21 la musica si sposta all’Auditorium Paganini, con “24 Capricci per violino solo” di Niccolò Paganini eseguito dalla Filarmonica Arturo Toscanini, sotto la direzione di Roberto Molinelli e con Yury Revich al violino (ingresso a pagamento).
Domenica 12 gennaio
Si comincia con la letteratura: alle 11 al Teatro Due, nell’incontro Il ruggito della storia la giornalista Alessandra Tedesco dialoga con la scrittrice Stefania Auci, autrice del bestseller “I Leoni di Sicilia. La Saga dei Florio”.
Dalle ore 16 alle ore 20, inaugurazione “Parma2020 Periferie”, alla Casa nel Parco di via Naviglio Alto 4/1, i laboratori digitali a cura del Centro Giovani La Scuola del Fare e Fab Lab Parma. Per “Il vangelo laico di Fabrizio De Andrè”, Guido Maria Grillo canta “La Buona Novella”. Maratona di lettura, a cura di associazione Amici Biblioteca San Leonardo.
Alle 16.30, al Teatro Regio si svolgerà la Cerimonia istituzionale di apertura di Parma Capitale Italiana della Cultura, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (ingresso su invito).
Il pomeriggio prosegue con la musica del Quintetto d’archi I Musici di Parma e clarinetto Stefano Conzatti con il concerto “Il Suono nella Bellezza. Arie e fantasie Verdiane”, eseguito dal soprano Cinzia Forte, alle ore 18 alla Casa della Musica, a cura del Comitato per San Francesco del Prato.
Alle 18.30 a Palazzo del Governatore inaugura la mostra “Time Machine. Vedere e sperimentare il tempo” (ingresso su invito).
Nata da un’idea di Michele Guerra, e curata da Antonio Somaini con Eline Grignard e Marie Rebecchi, l’esposizione, prodotta da Solares Fondazione delle Arti con il Comune di Parma, è una riflessione sul ruolo che hanno avuto e hanno tutt’oggi i media nel modificare la nostra percezione del tempo e dello spazio, il nostro vedere, sentire e interagire con ciò che ci circonda. Cinema, video e videoinstallazioni proposte come vere e proprie “macchine del tempo”, grazie alla loro capacità non solo di registrare e riproporre fenomeni, ma anche di manipolare il flusso temporale. Accompagna la mostra, aperta dal 13 gennaio al 3 maggio, il catalogo edito da Skira con testi di: Emmanuel Alloa, Jacques Aumont, Raymond Bellour, Christa Blümlinger, Grégory Chatonsky, Georges Didi-Huberman, Philippe Dubois, Noam Elcott, oltre ai tre curatori.
Alle 20.30 al Teatro Regio va in scena la Turandot di Giacomo Puccini (ingresso a pagamento).
Lunedì 13 gennaio
La festa di Parma2020 prosegue nella giornata dedicata al patrono della città, Sant’Ilario: per l’intera giornata i musei e i luoghi d’arte cittadini effettuano orari di apertura straordinari e agevolati. Con l’iniziativa Viaggio nella città d’oro. Parma narrata dai suoi protagonisti in dieci luoghi preziosi il pubblico sarà invitato a prendere parte ad uno straordinario viaggio nel tempo arricchito da speciali narrazioni sulla storia della città, dall’antichità al Novecento.
Dalle 10 alle 18, all’Auditorium della Fondazione Don Gnocchi, la prima giornata di Parma città aperta: LegAmi Umani che propone un laboratorio didattico, una tavola rotonda aperta al pubblico con Mao Fusina, Elisabetta Musi e Roberto Papetti, atelier creativi e letture animate.
Al mattino al Teatro Regio si terrà la tradizionale Cerimonia di Sant’Ilario con la consegna da parte del sindaco di Parma del Premio Sant’Ilario a chi si è distinto per aver contribuito, con la propria attività, a migliorare la condizione della comunità o a portare prestigio alla città in diversi ambiti: arte, scienza, impegno sociale, imprenditoria.
Nel pomeriggio, alle 16 a Palazzo Pigorini, inaugura la terza mostra, a ingresso libero: Parma è la Gazzetta. Cronaca, cultura, spettacoli, sport: 285 anni di storia, dedicata alla storia del quotidiano che dal 1735 racconta le vicende del territorio e la storia della città, diventandone esso stesso parte. La mostra, prodotta da Gazzetta di Parma e curata da Claudio Rinaldi e Giancarlo Gonizzi, offre una selezione di prime pagine e oggetti memorabili ed emblematici che permetteranno di rivivere gli avvenimenti più significativi del passato di Parma.
Alle 17.30 al Teatro Due, un altro incontro dedicato gli amanti dei libri: La misura del tempo conGianrico Carofiglio.
La giornata terminerà in Cattedrale con il concerto Petite Messe Solennelle di Gioachino Rossini, alle 21, a cura della Società dei Concerti ed eseguito da Ars Cantica Choir.
Periodi di apertura e orari delle mostre:
Noi, il Cibo, il nostro Pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile: Galleria San Ludovico e Portici del Grano, 12 gennaio - 13 aprile | ingresso libero | lunedì-venerdì dalle 9 alle 17, sabato-domenica dalle 10 alle 18.
Time Machine. Vedere e sperimentare il tempo: Palazzo del Governatore, 13 gennaio (con apertura straordinaria gratuita per la festa di Sant’Ilario) 3 maggio | Biglietti: intero 8€; ridotto 5€ e 4€ | martedì-mercoledì dalle 15 alle 19; giovedì-domenica e festivi dalle 10 alle 19.
Parma è la Gazzetta. Cronaca, cultura, spettacoli, sport: 285 anni di giornalismo, 14 gennaio-15 marzo | martedì-venerdì dalle 16 alle 19; sabato-domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.



La ragazza gialla di Anteprima Parma 2020 disegnata da Francesco Ciccolella, vincitore dell’American Illustration 2019, arriva in una Parma assolata che le si rivela in tutta la sua bellezza durante una passeggiata nella città.



By Fogliazza


Programma sfogliabile

martedì 10 gennaio 2017

Zygmunt Bauman (1925 - 2017)


Zygmunt Bauman (Poznań, 19 novembre 1925 – Leeds, 9 gennaio 2017) è stato un sociologo e filosofo polacco di origini ebraiche.
Umberto Rigotti




«Il problema: la prospettiva di agire moralmente in un tipo di mondo che promuove e incoraggia attivamente l’egoismo e non è particolarmente propenso alla condotta morale, alla cura degli altri, sia vicini sia lontani, e resta quindi sordo allo spirito di fratellanza che si basa sull’accettazione della reciproca responsabilità, sulla mutua buona volontà, sulla comprensione, sulla fiducia, sulla solidarietà.
Si potrebbe dire che questo problema costituisca la sfida più tremenda a cui ci troviamo di fronte nei nostri tempi di galoppante globalizzazione».
(Zygmunt Bauman, Homo consumens,
Erickson, 2007



Bauman
Marilena Nardi




BAUMAN
E' morto il filosofo Zigmund Bauman, 91 anni. Da lui lucide analisi e preziosi moniti sulla follia dell'era tecnologica e globalizzata.
Uber


Bauman
Zygmunt Bauman.
Mauro Biani


E che rivoluzione sia...
Je suis l'autre




Zygmunt Bauman
BY OSMANI SIMANCA, A TARDE, BRAZIL - 1/9/2017


Una perdita irreparabauman
Paride Puglia








Liquida
“Una società di consumatori è una società liquida perché tutte le identità possono essere come non essere, tutte le appartenenze ingenerano fedeltà o tradimenti arbitrari”
Paride Puglia


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Modernità liquida
Per capire il nostro mondo, e noi
(L'omaggio a Zygmunt Bauman oggi su Avvenire di Umberto Folena)
Viviamo nell’epoca della modernità liquida, signori. E allora bisogna schierarsi: cedere docili alle lusinghe del “tutto è friabile”, tutto è consumismo frenetico, tutto dev’essere solubile, ma proprio tutto: dai rapporti di lavoro, mai definitivi e sempre temporanei, alle relazioni affettive, perché nulla è per sempre e, nel mercato globale, l’individuo deve poter scegliere e cambiare ogni volta che glien'esalta il ghiribizzo. Schierarsi. O con la liquidità degli individui soli, persi nel consumo frenetico elevato a primo obiettivo della propria vita, infelici e quindi più docili alle lusinghe dell’advertising e delle mode spendaccione; oppure con la solidità, ossia persone che ostinatamente tessono legami, di lavoro, amicizia e amore; persone che credono nell’amore per sempre, nella famiglia, nell’azienda la cui prima ricchezza è il lavoratore, in un’economia dei produttori che mette al centro la terra, l’impresa, la bottega, l’ingegno.

Questo ci insegna Zygmunt Bauman. E non importa che non ci sia più, perché le sue parole risuonano tramite noi e sono destinate a non morire, anzi. “Modernità liquida” (Liquid modernity esce nel 2000) non è lo slogan fortunato di una breve stagione, ma una chiave di lettura acuta, bril-lante, intelligente capace di spiegare perché il nostro mondo è così e non in un altro modo. Spiega come viviamo. Spiega lo sfarinamento della comunità, del partito, del sindacato, della famiglia, anche delle Chiese. Spiega perché sia durissimo compiere scelte definitive, dallo sposarsi al farsi prete, frate o suora: «I corpi solidi per i quali oggi è scoccata l’ora di finire nel crogiolo ed essere liquefatti sono i legami che trasformano le scelte individuali in progetti ed azioni collettive».Bauman – «sono pessimista a breve termine, ottimista a lungo termine» – ci fornisce gli strumenti di analisi e anche le armi per resistere. Ogni volta che creiamo qualcosa di solido, costruiamo una relazione di amicizia e d’amore, realizziamo una piccola o grande impresa, ossia le nostre scelte individuali si incontrano e diventano progetto, ebbene quelle nostre scelte diventato politica, politica alta e autentica, capace di incidere sulla società. Era inevitabile che il sociologo socialista s’incontrasse con papa Francesco. Entrambi incoraggiano la comunità. Elogiano i legami e chi ostinatamente li cura, custodisce, crea e ricrea. «Ogni giorno – dice Bauman a Stefania Falasca nell’ultima intervista al nostro giornale, lo scorso 20 settembre ad Assisi, ospite di Sant’Egidio – Francesco se ne esce con risposte a domande che io sto ancora cercando, e con successo a metà, di articolare ». Ammirazione e alleanza naturale: la liquidità che ci rende soli e infelici, facili prede di un’economia parassitaria, è l’avversario; la solidità è il bene comune da perseguire, ciascuno nel suo ambito.

Bauman combatte, ma le sue “armi” sono la ragione e la mitezza. Mai una parola violenza o aggressiva. Si può essere chiari senza strillare, come quando indica la sfida decisiva dei nostri anni nell’essere persone morali, in senso alto e nobile: «Ecco il problema: la prospettiva di agire moralmente in un tipo di mondo che promuove e incoraggia attivamente l’egoismo e non è particolarmente propenso alla condotta morale, alla cura degli altri, sia vicini sia lontani, e resta quindi sordo allo spirito di fratellanza che si basa sull’accettazione della reciproca responsabilità, sulla mutua buona volontà, sulla comprensione, sulla fiducia, sulla solidarietà. Si potrebbe dire che questo problema costituisca la sfida più tremenda a cui ci troviamo di fronte nei nostri tempi di galoppante globalizzazione» (Homo consumens,2007).Altruismo, fratellanza, comprensione, solidarietà, responsabilità... Ce li ricorda questo splendido grande vecchio, che non muore, no che non muore perché ci pensiamo noi, grati, a farlo restare in vita.

venerdì 6 gennaio 2017

Tullio De Mauro

De Mauro è stato un grande linguista e docente universitario.
Tra le sue opere principali il Grande dizionario italiano dell’uso e la Storia linguistica dell’Italia unita. Il suo dizionario è online sul sito di Internazionale.

Chi non legge smette anche di studiare.
In Italia solo un venti per cento di quadri segue corsi di aggiornamento: quattro volte meno della media europea. Una classe dirigente male alfabetizzata, quindi non aggiornata, è la rovina di un paese, molto più di un crollo della Borsa.
Tullio De Mauro

/in·tel·let·tu·à·le/
Muore Tullio De Mauro
Mauro Biani



L'annuncio dato dal giornale dove lavora il figlio e anche lui collaborava:


Un interessate video



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L'intervista di Antonio Gnoli del 2013:

Tullio de Mauro
di Jatosti

TULLIO DE MAURO
"Il tempo cambia le nostre parole come la vita".
di Antonio Gnoli
Le parole cambiano senso e tramontano È la stessa cosa che accade con la vita
L' ultima immagine che mi cattura, dopo un paio d' ore trascorse con Tullio De Mauro, è lui alla finestra mentre fuma e io dal basso della strada che lo saluto. La scena si svolge in una stradina del quartiere Salario di Roma. Fa un cenno con la mano. Poco più che un movimento, come per dire ci sono, l' ho vista. Ma c' è davvero questo professore di 81 anni i cui pensieri sembrano portati sulla punta delle sue inconfondibili orecchie alate? Non so quanto quest' uomo abbia chiesto alla vita e ricevuto. Certo il successo accademico, i libri scritti (alcuni importanti), la politica, il ministero della Pubblica Istruzione, la Treccani, il premio Strega sembrano suggerire che a fine carriera il saldo sia largamente attivo. Eppure, tra le righe di questa esistenza tranquilla, si indovina un' irrequietezza smorzata dalla routine, una vita che va oltre quell' insieme di accorgimenti retorici con cui la si racconta, apparentemente senza dolore, senza spasmi, senza incertezze. Mi sforzo di trovare un punto di entrata, un passaggio a nordovest che renda questo impareggiabile cacciatore di parole anche un cacciatore di emozioni. Mi guarda, remoto ma al tempo stesso disponibile. Non rassegnato, ma attento a non lasciarsi cogliere di sorpresa.
Come è la vita di un linguista?

giovedì 5 gennaio 2017

Reggio Emilia: Furiosamente illustrando Ariosto.

L'amico Paride Puglia così annuncia l'evento:

Orsù, madamine e messeri! 
"Considerate la vostra semenza
 fatti non foste a viver come bruti
 ma per seguir virtute e canoscenza". 
E chi tosto non parìa da le parti de la città di Reggio Emilia, 
lo giorno 7 de lo mese di genaio, a l'ora decima settima, 
a la galeria San Francesco, 
lo fulmine de lo noto santo lo incenerisca!


Furiosamente illustrando Ariosto
di Paride Puglia


GALLERIA SAN FRANCESCO
Via Bardi, 4/B REGGIO EMILIA - tel. 0522 440458
FURIOSAMENTE ILLUSTRANDO ARIOSTO
Il significato di illustrare una mostra. Collettiva di disegni e illustrazioni ispirati al poema "L'Orlando Furioso" di Ludovico Ariosto. Opere di Maria Cappello, Giovanni Laurent Cossu,  e Paride Puglia.
Dal 7 al 29 gennaio 2017
Orari: 16-19,30; chiuso martedì e giovedì.
Inaugurazione: 7 gennaio ore 17.



Furiosamente illustrando Ariosto
Paride Puglia


COMUNICATO STAMPA
Furiosamente illustrando Ariosto.
Il significato di illustrare un romanzo.
Presentare una mostra che ha la presunzione di illustrare il testo più famoso di Ludovico Ariosto, " L' Orlando furioso ", pare un sacrilegio, una stupida irriverenza: già egli, coi suoi versi, ha colorato, dipinto, intagliato e illustrato cavalieri, castelli, cavalli, dame e cortigiane, paesaggi nostrani e lunari, guadagnandosi il nome, presso i contemporanei del " poeta che colorisce ".
In " Furiosamente illustrando Ariosto ", i tre artisti, Maria Cappello, Giovanni Laurent Cossu e Paride Puglia, rispettosamente, hanno voluto rendere lustro e onorare, con la passione che accende cuore e spirito, i versi del grande poeta: così è il significato letterale della mostra, che viene volutamente proposta finito l 'anno, il 2016, di celebrazioni del cinquecentesimo anniversario ( 1516 ) della prima pubblicazione del poema cavalleresco.
Una mostra fuori dai giochi degli anniversari, ma che ha la freschezza del gioco e la leggerezza del tratto disegnato... “ Furiosamente “, ossia con la grave agitazione d' animo dovuta a violente passioni. Così recita la crusca sulla terminologia adoprata, perché questo è spesso il destino dell' artista nell' affrontare le vicende della vita: così agisce il cavalier cortese ariosteo; nella leggenda Michelangelo col suo Mosè; più modernamente Vincent Van Gogh che si recide l' orecchio nella casa gialla!
Così nella “ casa gialla “, altro nome della galleria San Francesco, Maria Cappello scrive e illustra, con il suo linguaggio coloratissimo ed immediato, una nuova avventura rocambolesca di Orlando; Giovanni Laurent Cossu, più severamente, graffia la terracotta come fosse una lastra da incisoria e ivi scrive le immagini fatte proprie del testo di Ludovico Ariosto; Paride Puglia, vignettista satirico, si diverte, ammalia lo spettatore, lo cattura, lo sazia di immagini e sorrisi, mostrando le contraddizioni di un epoca non molto diverse da quelle attuali.
Compito dell' illustratore è rendere popolare e leggero il grande romanzo: per tutte la pubblicazione a puntate del romanzo d' appendice, attraverso la quale sono stati stampati non solo i feuilleton, ma grandi capolavori della letteratura mondiale.
Così liberamente e senza vincoli di censura, i tre artisti hanno dato voce ad alcune ottave di Ariosto, così ampliando, per chi verrà a visitare la mostra, il parco numero dei lettori dell' Orlando Furioso, perchè questa è materia e compito dell' illustrazione: rendere popolare e fruibile un grande romanzo ed invogliarne la lettura.
Eventi in corso di mostra.
- Sabato 14 Gennaio, ore 17.00, presentazione di " La grammatica dell' arte, breve manuale per aiutare a capire le opere d' arte “. A cura dell' autore prof. Saverio Coluccio.
- Sabato 21 Gennaio, ore 17.00, per Arte e Poesia: gli artisti leggeranno e commenteranno le ottave dell' Ariosto a cui si sono ispirati.


Un anteprima della magia di Maria Cappello in Furiosamente illustrando Ariosto.




e un opera di Giovanni Laurent Cossu


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Il sito della galleria San Francesco : http://www.galleriasanfrancesco.com/
L'evento su FB: qui

lunedì 28 marzo 2016

Paolo Poli


Scompare un genio
Franco Portinari




Paolo Poli
di Mario Airaghi


Venerdì ha lasciato questo mondo un grande uomo, Paolo Poli.
Ne ho ricordo fin da bambina  con le sue filastrocche , Filiberto ecc.
Ho trovato un'intervista molto interessante, dell'anno scorso, dove dice: “Mi sta facendo il coccodrillo!”

Buon viaggio Paolo!



Paolo Poli - Il Grillo E La Formica (1965)

C'era un grillo in un campo di lino
la formicuzza gliene chiede un filino.
Larinciunfelarillallera
larinciunferarillallà.
Disse il grillo: "che cosa ne vuoi fare?";
"calze e camicie: mi voglio maritare".
Larinciunfelarillallera
larinciunferarillallà.
Disse il grillo: "lo sposo sarò io";
la formicuzza: "sono contenta anch'io".
Larinciunfelarillallera
larinciunferarillallà.
Era fissato il giorno delle nozze,
due fichi secchi e due castagne cotte.
Larinciunfelarillallera
larinciunferarillallà.
Andarono alla chiesa a mettersi l'anello;
cadde il grillo e si ruppe il cervello.
Larinciunfelarillallera
larinciunferarillallà.
La formicuzza corse verso il mare:
cercar l'unguento pel grillo medicare.
Larinciunfelarillallera
larinciunferarillallà.
Quando fu là, laggiù vicino al porto,
venne la nuova: il grillo era morto.
Larinciunfelarillallera
larinciunferarillallà.
La formicuzza dal grande dolore
con le zampine si trafisse il cuore.
Larinciunfelarillallera
larinciunferarillallà.
Quattro grillini vestiti di nero
presero il grillo e lo portarono al cimitero.
Larinciunfelarillallera
larinciunferarillallà.
Quattro formichine vestite di bianco
presero la formica e la portarono al campo santo.
Larinciunfelarillallera
larinciunferarillallà.





PAOLO POLI: INTERVISTA AL VATE DEL TEATRO ITALIANO
Abbiamo incontrato il poliedrico artista in occasione dell’uscita dell’audiobook “Pellegrino Artusi letto da Paolo Poli. La Scienza in cucina e l’Arte di mangiare bene” e con lui abbiamo ripercorso le tappe della sua gloriosa carriera

di Adriano Ercolani - 02 febbraio 2015

Paolo Poli è una delle figure più affascinanti e intellettualmente stimolanti del teatro italiano del Novecento. Adorato dalle giovani generazioni come icona gay ante litteram, Poli è molto di più: un attore straordinariamente dotato tecnicamente ma, soprattutto, un dotto ricercatore culturale.
Dopo una carriera vastissima (dal teatro alla radio alla televisione al cinema), alla veneranda età di 86 anni è ancora un vivace e arguto osservatore della realtà culturale italiana, in splendida forma sulla scena. La sua ultima fatica è l’audiobook Pellegrino Artusi letto da Paolo Poli. La Scienza in cucina e l’Arte di mangiare bene, all’interno della collana Audiocook della Emons, ideata e curata da Luisanna Messeri. Con l’occasione, abbiamo avuto l’opportunità di ripercorrere la gloriosa carriera di Poli, deliziati dal privilegio della sua elegante ironia.



Innanzitutto, volevo porle i miei omaggi per la sua opera di diffusione culturale, soprattutto per il garbo con cui ci ha porto la sua conoscenza …
“Suvvia, stiamo parlando di un libro di cucina!”

D’accordo, ma ben altre opere ci ha offerto in passato…
“Mi sta facendo il coccodrillo!”

Ma per carità!
“Ho un piede nell’al di là, ha ragione!”

Dunque, parliamo dell’Artusi!
“Bene, a me è stato dato l’incarico di parlare bene dell’Artusi, e io lo farò! Questo libro è nato cinquanta anni dopo I Promessi Sposi e quindici dopo Pinocchio, ed è scritto in un bel toscano, illustre. È stato un libro che tutte le sposine hanno avuto come regalo, portandoselo poi in cucina. Personalmente, ho imparato a leggere su questo libro, poiché lo avevo nel cassetto del tavolo della cucina, che era la stanza più abitata della casa. Sono figlio di un carabiniere., non sono nato in una nursery, sono nato in casa con una levatrice, come era d’uso a quei tempi. Ho imparato dunque a 5 anni a leggere, da solo, su questo libro, perché avevo scoperto che col risotto si fanno le frittelle di San Giuseppe verso la metà di marzo… ma io le mangiavo anche fuori stagione! Ho imparato a leggere da me perché sono andato a scuola solo in terza elementare. Mia mamma, che era insegnante elementare, mi diceva sempre: “Ma no, oggi piove, non andare!”. Pur essendo i miei poveri, compravano libri su libri, la casa era piena di libri, sicché ho imparato più dalle mie letture personali che dall’andare a scuola. Però, si sa, a scuola bisogna andare perché così vuole la società, ci sono i compagni…”



Insomma, come insegna il famoso finale di Pinocchio che a lei non piace…
“Quello in cui diventa un ragazzino perbene … io sono convinto che è la editor che gliel’ha aggiunto. Bastava: “Quant’ero buffo quando ero burattino”, punto. L’editor era Emma Perodi, l’autrice de Le Novelle della Nonna, libro fortunatissimo perché in Toscana si leggeva volentieri. A me piacevano quelle paurose: c’era un frate che il venerdì santo mangiava la bistecca e poi beveva il vino in un teschio, e il diavolo veniva a bussare alla porta della sua cella. Avevo un’edizione con le illustrazioni, si vedeva il diavolo che faceva capolino dall’uscio e io … godevo molto in quelle letture.”

Uno dei momenti di maggior popolarità nella sua carriera è stata appunto la lettura delle fiabe, e di Pinocchio in particolare, anche se so che lei non apprezza quella versione perché paradossalmente era una traduzione dalla versione inglese. Un aspetto che mi ha sempre affascinato molto della sua ricerca è che se da un lato lei ha sempre incarnato lo scandalo e la trasgressione, dall’altro è stato un cantore dell’innocenza. Si ritrova in questa definizione?
“Assolutamente … ha già detto tutto lei! Io sulla tomba non voglio scritte. Il nostro lavoro è fatto sull’acqua del mare, va e viene. È bello perché è come la vita, come l’amore si consuma nel momento che si fa. Della scrittura rimane traccia, il nostro va e viene. Ma è giusto così.”

Però come diceva Walter Benjamin, viviamo ormai da tempo nell’epoca della riproducibilità tecnica dell’arte, le sue performance possono essere riprodotte all’infinito sia in formato audio che video
“Che orrore!”

Non le piace l’idea di essere ammirato per sempre?
“Macché! Le macchine aiutano l’uomo, ma lo impigriscono. Muore l’artigianato nel momento in cui nasce l’industria.”

Lei è per il primato assoluto dell’esperienza dal vivo.
“Certo, l’esperienza diretta! Mia nonna era brutta, era vecchia, ma mi raccontava le fiabe interpretando i personaggi, modificando le voci: “E poi arrivò la fatina …”, e io vedevo la fatina!”
Tornando all’Artusi, oltre al pregevole aspetto letterario, Pellegrino Artusi è anche elogiato per il lavoro di ricerca e di recupero della tradizione culinaria popolare che ha fatto.
“Sì, ha messo insieme le ricette di tutta Italia, ha realizzato un’opera di grande valore. Ha trovato anche il sistema di tradurre dal francese. In italiano non esistevano le diciture culinarie. C’erano dei libri che giravano con terminologie orrende: la “volaglia” per indicare la cacciagione!”

Credo che sia stato importante anche per formare, ammesso che si sia formata, l’identità italiana, unendo un patrimonio comune di esperienze quotidiane. È d’accordo?
“Sì, indubbiamente ha aiutato l’Unità d’Italia, senz’altro. I Promessi Sposi, nell’ultima versione, la quarantana, hanno primeggiato, affidandosi il Manzoni ai preti. Pinocchio da sé, si è fatto strada negli anni’80 del secolo. L’Artusi è del decennio successivo, l’ultimo del secolo, arriva per ultimo ma ha aiutato anch’egli, col toscano illustre, a creare una lingua unica.”

Una considerazione che mi viene spontanea è che grazie a Internet, a Youtube ad esempio, noi delle generazione successiva possiamo rivivere quei momenti alti della televisione italiana che ora appaiono impensabili. Sulla Rai c’erano Cesare Brandi che spiegava Giorgio Morandi, Carmelo Bene che leggeva i poeti russi, Gian Maria Volontè che interpretava Dostoevskij e Caravaggio, Ungaretti recitava le sue poesie, c’era lei che recitava Palazzeschi etc. Ora se si accende la tv, lo spettacolo è incommentabile. Cosa è successo, secondo lei, quando è avvenuta la decadenza?
“Ciò è successo perché un tempo c’era un lungo apprendistato per gli artisti. C’era poco spazio e quindi bisognava lasciar andare avanti i più bravi. Adesso ci sono mille palcoscenici, mille televisioni, per cui una ragazza che muove appena l’anca viene ripresa da una macchina, riprodotta venti volte ed esce un balletto. Come dicevo prima, le macchine aiutano l’uomo, ma lo impigriscono. Non si incontra più l’artista, l’artigiano che crea e offre dal produttore al consumatore. Uno che sappia appena aprire bocca diviene subito un presentatore.”

Una delle esperienze per me più interessanti della sua carriera è stata la sua partecipazione alla serie delle Interviste Impossibili, in cui davvero il meglio della cultura italiana ha partecipato giocosamente: ricordo fra gli altri Italo Calvino, Umberto Eco, Alberto Arbasino, Guido Ceronetti, Carmelo Bene, Giorgio Manganelli, Leonardo Sciascia etc. Lei partecipò con una magnifica reinvenzione di Eliogabalo, ma interpretò anche Erostrato, Epicuro, Fregoli e Lewis Carroll. Che si ricorda di quell’esperienza?
“Per sopravvivere, si faceva di tutto! Mi ricordo che c’era un giornalista radiofonico imbecille che mi fece leggere la parte prima seduto, accanto a me c’era Umberto Eco, e poi mi fece correre su e giù per la sala, sicché mi dovetti arrampicare sui divani dell’ufficio. Venne un’incisione tutta trafelata, ma a lui piacque così.”

Paolo Poli e Umberto Eco (da Babau, 1970)

Ad esempio, con Umberto Eco lei scrisse una pagina memorabile della televisione in cui affrontate il tema del conformismo e fornite antidoti per combatterlo, mentre oggi tutta la televisione è il trionfo del conformismo stesso.
“Eco aveva fatto il suo primo libro, che era bellissimo, e io ne avevo adattato degli estratti per una trasmissione che non andò mai in onda, Babau ’70. Andò in onda nell’80, il 15 agosto, mentre sull’altro canale c’era il pugilato, per cui tutti guardarono l’altro canale. Ma a me non importa, sono arrivato a questa tardissima età perché sono riuscito a fare di tutto un po’.”

Paolo Poli “Aquiloni”

Nei suoi esordi, lei si è accostato ad autori come Jean Genet e Samuel Beckett, considerati, soprattutto il primo, scandalosi.
“Sì. All’epoca c’erano mille cantine, mille soffitte, in cui con cinquanta persone si faceva un teatro. Io ho iniziato in un teatro di burattini a Milano, il Teatro Gerolamo, in cui agivano gli ultimi burattinai, la famiglia Colla, che è tutt’ora sulla scena. I miei primi amici furono il Mago Zurlì e la moglie e un giovanissimo Missoni.”

Lei ha sempre dato risalto ad autori che da un punto di vista accademico erano considerati minori.
“Io ho fatto la “sopraletteratura” e la “sottoletteratura”, perché dovevo ritagliarmi una fisionomia nel momento in cui si scioglievano le compagnie capocomicali e nascevano i teatri stabili, che avevano l’appannaggio di poter fare Shakespeare o Brecht. Io dovevo dunque fare delle stranezze che non assomigliassero ad altre.”


Il mago Zurlì (Cino Tortorella), Arabella (Sandra Mondaini) e Filiberto (Paolo Poli)
dal minuto 1.51

Il mago Zurlì (Cino Tortorella), Arabella (Sandra Mondaini) e Filiberto (Paolo Poli)

Ci sono figure che lei stimava tra i grandi artisti che ha incontrato? Ho letto più che altro commenti severi, ad esempio su Giorgio Albertazzi, qualcosa come “è un bravo attore, ma non molto intelligente”…
“Io son della Seconda Guerra Mondiale, essendo più giovane della guerra non ho dovuto fare il soldato, io …”

…e nemmeno il repubblichino, ho colto il riferimento …
“Ma era bello e bravo.”

Anche con Pasolini non aveva un rapporto idilliaco, è vero?
“Ma, vedi, l’ho incontrato che ero già trentenne, che se ne faceva di me, ero vecchio per lui! A lui garbavano i “ragazzi di vita” ruspanti. Abbiamo mangiato molte volte assieme a casa di Laura Betti, di cui ero molto amico. Ma Pasolini molto più di me stimava Moravia, e giustamente!”

Lei spesso si è lamentato di come Moravia non venga ricordato come meriterebbe.
“Perché alle cose che sembrano vecchie si preferiscono quelle antiche, si preferisce magari il Roman de la Rose o La Ballade des Pendus di Villon. A mio tempo, non si sapeva che Dante aveva scritto Il Fiore, ci bastava La Divina Commedia …e ci avanzava pure!”

Lei fra le tre cantiche predilige il Purgatorio, se non erro?
“Per forza! Perché nel Giubileo del 1300 quel mascalzone di Bonifacio VIII ha dichiarato urbi et orbi che c’è il Purgatorio e non si passa in Paradiso se non si passa per le chiavi di S.Pietro. In questo modo dava ancor più valore al Papato. E così il povero Dante ha dovuto fare tre cantiche, invece di due com’era d’uso, c’era la Jerusalem Coelestis e la Babilonia Infernalis. Però, facendo così, ha realizzato l’Encyclopedia Britannica dell’epoca. Bellissima.”

Ci sono autori che lei ha frequentato sulla scena ai quali è legato? Ad esempio, mi ha colpito molto la sua interpretazione di Pascoli, poeta spesso vittima di etichette scolastiche.
“Potevo anche mandare a memoria un pezzo di prosa e poi lo dicevo e diventava teatro. Pirandello era già roba vecchia, all’epoca mia, ma poi fu riscoperto. Goldoni era appannaggio delle produzioni scolastiche. Quando uno spettacolo andava male, lo facevano per le scuole, tanto pur di non andare a scuola i ragazzi andavano a teatro, tumultuando e strappando il velluto alle poltrone!
Non era amore per il teatro, era disperazione! Pascoli, lo feci per pigrizia, volli ricordare le mie letture della scuola elementare. A scuola ce lo davano in porzioni gigantesche, soprattutto l’aspetto della tragedia familiare, che con tutto il rispetto a me non interessa. A quel punto, preferisco Chandler.”

Paolo Poli, Filastrocche (la follia)

Ovviamente, alle elementari ci martoriavano con La cavallina storna, anche se poi ci sono delle stupende poesie del Pascoli come Il gelsomino notturno che non hanno nulla da invidiare alla grande poesia simbolista francese.
“Sì, sì, bellissime poesie. Soprattutto, in confronto a quello che c’era. Carducci era di una noia mortale! Un professore di scuola: T’amo, pio bove!”

Era maestro proprio di Pascoli, che poi ereditò la sua cattedra all’Università di Bologna …
“Sì, lo salvò, lo tirò fuori di galera. Pascoli fece tre mesi di galera a causa di un sit-in socialista. E poi succedette a lui.”

Non le faccio la domanda canonica sui matrimoni gay, perché lei ha già chiosato magnificamente in passato (“Che rottura di coglioni” cit.), aggiungendo “le galline beccano sempre nello stesso pollaio, il gatto sa come muoversi e scavalcare gli ostacoli”…
“Si sono noiosi! Noi eravamo aristocratici, solitari. Ora, hanno bisogno del branco, del gruppo. Anche se stanno a due a due vanno bene lo stesso, eh! E poi, allora, ci vuole subito il divorzio! Mica solo per quegli altri, eh! Anche perché, dopo due anni si saranno belli che stufati!”

Lei ha esplorato sia la trasgressione che la cultura alta: posso chiederle un commento sul dibattito seguente all’orribile attentato di Parigi alla redazione di Charlie Hebdo?
“Carmelo Bene, che tu apprezzi, in gioventù recitò sulla croce, estrasse il proprio membro e orinò in testa al critico Paolo Milano che era in prima fila (Bene negli anni ha sempre attribuito il fattaccio ad Alberto Greco, un pittore argentino che recitò nel suo spettacolo Cristo ’63, ndr). Sui nostri giornali non si vede il papa con le corna, solo le altre religioni da noi vengono sbeffeggiate. Ma tutte le religioni sono orrende. Le religioni devono essere lasciate stare. Io feci un’affettuosa ricostruzione del teatro di parrocchia e fu presa come un attacco alla Democrazia Cristiana, Scalfaro fece un’interpellazione parlamentare addirittura! E Scalfaro era una persona per bene.”

Posso chiederle quali sono i suoi prossimi appuntamenti in scena?
“Come diceva Gassman, ‘il mio futuro è dietro le spalle’. C’ho 86 anni, non voglio far pena! Non si va a ballar sotto le stelle! Se si ha bisogno di soldi, si va davanti a una chiesa e si chiede l’elemosina fuori alla porta. È meglio, non credi?!”


Paolo Poli Rita da Cascia 1967

martedì 15 marzo 2016

Toulouse-Lautrec a "Le Rire" in mostra a Forte dei Marmi




Toulouse-Lautrec a "Le Rire"
Le pagine del grande giornale satirico francese
 con le illustrazioni del geniale artista della Belle Époque. 

24 MARZO 2016 - 29 MAGGIO 2016

Inaugurazione giovedì 24 marzo, ore 18.00, 

Museo della Satira e della Caricatura
 a Villa Bertelli (Via Mazzini 200, Forte dei Marmi)






In mostra dal 24 marzo a Villa Bertelli di Forte dei Marmi, grazie alla collaborazione fra Comune e Museo della Satira, i numeri originali del giornale Le Rire, cui collaborò anche Toulouse-Lautrec. 
Henri de Toulouse-Lautrec fu uno straordinario innovatore della pittura e della grafica di fine Ottocento. Importante artista post-impressionista, ma anche illustratore e litografo; da osservatore febbrile del mondo in cui viveva, registrò nelle sue opere molti dettagli dello stile di vita bohèmien della Parigi di quel periodo. Portò la sua arte su un piano allora sconosciuto agli altri impressionisti, con semplici tratti, sapeva infatti cogliere con estrema precisione le forme, i corpi e lo spazio.


Lautrec non dipinse mai paesaggi. Innamorato della figura umana e dotato di spirito caustico, fin da piccolo aveva schizzato ritratti, vignette e caricature. Tormentato da problemi di salute tutta la vita, fu sempre desideroso di vivere appieno la vita più vera, quella della gente ai margini della società come le cantanti e le ballerine dei café-chantant, i clown o le prostitute, che ritrasse con i suoi tratti sapienti e “caricati”, ma sempre caratterizzati da una forte empatia, mentre alla ricca borghesia riservò lo sguardo più ironico e sferzante.
La sua carriera iniziò nel momento in cui la Francia, avendo abolito la censura e la stampa era libera di deridere uomini politici o soggetti fino a quel momento considerati intoccabili. Il Paese stava allora attraversando un momento felice di crescita dei lettori, dovuta a un’alfabetizzazione delle classi più umili e a una conseguente esplosione di giornali, che dovevano soddisfare le curiosità dei nuovi lettori. A questo ben si prestava il disegno al tratto su carta, facilmente riproducibile tramite il sistema litografico dei giornali e di questo Lautrec fu maestro indiscusso. Illustrava articoli degli amici scrittori e giornalisti o si divertiva a proporre i suoi soggetti prediletti.
Da un punto di vista politico la Francia stava assistendo a un crescente malcontento nei confronti della Terza Repubblica, all’aumentare dell’anarchismo, a episodi di corruzione e scandali. Tutto ciò favoriva la satira e la caricatura, che venne anche studiata e perfino teorizzata dagli intellettuali del tempo, come Jean Grand Carteret e Arsène Alexandre.
Fu proprio quest’ultimo a dirigere, per diversi anni, il giornale satirico Le Rire, creato da Félix Juven, al quale Lautrec collaborò tra il 1894 e il 1897 producendo meravigliose illustrazioni nelle quali ritrasse le numerose celebrità del mondo dei cabaret nonché scene di vita sociale parigina. Come esempio della sua arte caricaturale basti citare il suo folgorante ritratto della cantante del Moulin Rouge, Yvette Guilbert, di cui i lunghi guanti neri arrivano a vivere di vita propria e a rappresentarne una felice sineddoche in altre illustrazioni dell’autore; il ritratto dello scrittore simbolista Dujardin in Skating, efficace esempio di dandy; o l’ingresso trionfale a dorso di mulo al Moulin Rouge, della pagliaccia Cha-U-Kao, dal ciuffo grottesco e infiocchettato.
Il Museo della Satira espone in mostra i numeri originali del giornale (appartenenti alla collezione del Museo) con le litografie dell’artista, nonché ingrandimenti delle illustrazioni per permettere di godere appieno la grande arte di Lautrec. Ogni illustrazione è accompagnata da una scheda esplicativa che ci immerge nel clima e nell’atmosfera del tempo e ci avvicina a quei personaggi che Lautrec amava e ammirava.

 Yvette Guilbert (10/11/1894) - 23 cm x 31 cm

"Of all the music hall performers who inspired Lautrec, Yvette Guilbert exerted by far the greatest hold over him. He was completely fascinated by the style and atmosphere of her act. Lautrec first saw her in about 1892, she had revolutionized the whole atmosphere of the cafe concert by a totally new approach to the performance of a song. Standing almost still except for gestures of her long thin arms in black gloves, which she almost invariably wore, her face almost expressionless except for the twist of her lips, she sang songs with highly scandalous words and themes. The Paris audience was captivating and none more than Lautrec. He found the whole atmosphere of her act and personality magnetic. Over the years they became well known to each other and she inspired some of his finest lithographs, drawings and paintings"






Yvette Guilbert, nome d'arte di Emma Laure Esther Guilbert (Parigi, 20 gennaio 1865 – Aix-en-Provence, 3 febbraio 1944).Fu grande interprete dei music-hall parigini. Innovativa nell'interpretazione rimaneva in piedi, quasi priva di espressione, muovendo solo le braccia rivestite da lunghi guanti neri.





 Snobisme (24/04/1896) - 23 cm x 31 cm

We find an elegant gentleman and escort, a prostitute or his mistress, seated at a table of a fashionable Paris restaurant. The meal is done, and as he studies the bill, he softly says to her, "Jeanne, take my wallet, without anyone spotting you, out of the left hand pocket of my overcoat." "And then?" she replies slyly, with a knowing smile. "Then give it to me as if it were yours." The inference is that he is protecting her reputation or more likely his own, from the watchful eye of the doorman of the establishment. An example of the snobbish hypocrisy that ran rampant in Paris at the time, which only Lautrec could capture with such rare insight and beauty.




Skating (11/01/1896) - 23 cm x 31 cm

In this work by Lautrec simply titled "Skating" he gives us a look at the social, as well as the skating itself. From the gallery, a very distinguished monocled, gentleman in top hat, prepares his drink, as he surveys the scene. A blonde skater, with a striking profile and hat to match, holds the rail quite near to him. She seems to be looking past him. In the background we see a waiter move by with a full tray of drinks, as well a decked out lady skater clings to the rail while a man skates effortlessly by them all. A full array of elegant ladies and gentleman round out the gallery. Lautrec has effectively captured the movement, the atmosphere and romance of indoor ice-skating, a very popular pastime in Paris at the turn of the century
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ritratto di Toulose-Lautrec
di Tiziano Riverso

CENNI BIOGRAFICI

Henri de Toulouse-Lautrec era nato il 24 novembre 1864 ad Albi, nella regione francese dei Pirenei, in un'antica famiglia nobile francese. Sin da giovane si era interessato alla pittura, allontanandosi dall'ambiente aristocratico e conservatore in cui viveva e soffrì di importanti problemi di salute dovuti a malattie genetiche causate dai rapporti tra consanguinei, frequenti nella sua famiglia. Fu in parte anche la sua condizione che lo portò a interessarsi alle persone ai margini della società e a rappresentare la figura umana con tratti nervosi e tormentati.

Si trasferì a Parigi, con la madre, nel 1872 e iniziò a frequentare il Lycée Fontanes, dove conobbe Maurice Joyant, che divenne presto uno dei suoi amici più fidati. Negli anni seguenti Toulouse-Lautrec cadde rovinosamente in casa, si ruppe il femore sinistro e qualche mese dopo si ruppe anche l'altra gamba. Le fratture che si era procurato non guarirono mai del tutto a causa della picnodisostosi, la malattia genetica di cui soffriva e che causava seri problema alle ossa e al loro sviluppo.

La condizione fisica di Lautrec fu tra le cause che lo portarono ad appassionarsi sempre di più all'arte, avendo precluse molte delle altre attività che di solito erano praticate dalla persone della sua stessa estrazione sociale. Frequentò l'atelier di Fernand Cormon, dove incontrò artisti come Vincent Van Gogh, Louis Anquetin, Emile Bernard e Albert Grenier.

Nel giro di alcuni anni Henri de Toulouse-Lautrec divenne uno degli illustratori e disegnatori più richiesti di Parigi: gli furono commissionati manifesti pubblicitari per rappresentazioni teatrali, balletti e spettacoli dei café-concert, oltre che illustrazioni per importanti riviste dell'epoca.

Lautrec contribuì a rendere popolare il linguaggio delle avanguardie di fine Ottocento e rappresentò un ponte di collegamento tra la buona società dell'epoca e la vita bohémiendi ballerine, scrittori, intellettuali, cantanti e anche prostitute che affollavano i locali di Montmartre. I suoi disegni – stilisticamente ispirati alle stampe giapponesi e all'età d'oro della caricatura francese – raccontano molti aspetti della vita parigina: la politica, i movimenti culturali, i divertimenti dei ceti popolari e la nascita di forme di intrattenimento come appunto icaffè-concerto e i cabaret.

Henri de Toulouse-Lautrec morì nel 1901 a soli 37 anni.