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mercoledì 28 giugno 2023

In ricordo di Francesco Nuti

 

Per Francesco Nuti
Makkox



“Ho sempre pensato che quando Francesco Nuti sarebbe morto avrebbe finito di soffrire, ma non avevo pensato che avrei iniziato io. Ora tocca a me”. 

Giovanni Veronesi

E dopo una lunghissima malattia ci lascia l'attore toscano Francesco Nuti 
Carrera Arcangelo


IN RICORDO DI FRANCESCO NUTI (1955-2023)
Nel giorno in cui è morto Silvio Berlusconi se ne va anche Francesco Nuti, da Narnali, frazione di Prato, attore e regista, uno dei quattro "malincomici" (con la emme) che rilanciarono il cinema italiano negli anni Ottanta. Lui, insieme al corregionale Roberto Beningni, al campano Massimo Troisi e al romano Carlo Verdone. Aveva 68 anni, dal 2006 era sulla sedia a rotelle, in una condizione di vita sempre più atroce e sofferente. Ci sono stati anni, quando io lavoravo a "l'Unità" e lui era all'apice del successo, prima con "Io, Chiara e lo Scuro" e poi, passando alla regia, con titoli come "Willy Signori e vengo da lontano" o "Caruso Pascoski (di padre polacco)", nei quali ci si conosceva bene. Era divertente sentirlo parlare di donne e politica, sfotticchiare il prossimo, inventare storie da cinema.
Veniva dalle Case del Popolo toscane, dal trio dei Giancattivi, sapeva comporre, cantare e suonare la chitarra, la fossetta sul mento, un po' alla Kirk Douglas, fece la sua fortuna, insieme a un atteggiamento da bischero brillante: ora timido, ora aggressivo, ora tendente al triste, ora sbruffone. Forse i suoi film migliori li fece facendosi guidare da Maurizio Ponzi, i primi; poi con i soldi e il successo venne anche la pretesa di dirigersi, alla maniera appunto di Benigni, Troisi e Verdone. Di sicuro possedeva il senso del ritmo, anche il piacere di piacere e di sentirsi desiderato dalle "donne con le gonne". Ha saputo vivere con dignità l'infermità, ritirandosi da tutto, sorretto dalla figlia Ginevra, per provare a non farsi schiantare dalla malattia, forse pure dalla vergogna. Francesco era esagerato in alcune sue manifestazioni, certo l'alcol a un certo punto diventò un problema serio, la sfortuna, con una brutta caduta, fece il resto. Una strana misoginia "democratica" animava il suo cinema, oggi sarebbe impossibile per un comico girare alcune scene che Nuti, con gusto provocatorio, inserì nelle sue commedie, sempre più cupe, amarognole.
Le mie condoglianze più sincere alla sua famiglia.
Michele Anselmi


 
Sessantotto anni fa, il 17 maggio 1955, nasceva a Prato, Francesco Nuti. Attore, regista, sceneggiatore produttore cinematografico e cantante italiano. Mi ricordo che nel 1984, durante una "Domenica in" di Baudo, uno degli autori, Franco Torti, ci presentò dandomi il piacere di conoscerlo. Buon compleanno. Carrera Arcangelo 17 05 23




 ALCUNE CONSIDERAZIONI PERSONALI : Una volta nel mio ufficio entrò una ragazza che voleva fare l'attrice. 24 anni era la sua età. Avevo alla parete tante foto di Francesco Nuti scattate da mio padre, lei le guardò e mi chiese chi fosse. Ecco bisognerebbe ricominciare da qui. Se si studia cinema o si ha l'ambizione di fare l'attore o il regista non si può non conoscere il lavoro di Francesco Nuti. Qualcuno in questi giorni, anche personaggi noti, hanno lamentato il fatto che le TV non trasmettono i film di Nuti. In realtà qualche volta l'hanno fatto ma non così spesso come hanno fatto nel ripetere martellando alcune produzioni straniere. Magri Rambo è passato 100 volte e Stregati una, ma questo vale per molti altri artisti italiani. Perché è così importante far vedere i film di Nuti? Perché sono realistiche favole piene di dolce e romantica umanità qualcosa che oramai sa di vecchio ma che è più che mai necessario. Il sogno romantico di un racconto dolce sa di vecchio, meglio i complessi e tormentati racconti di una società malata ma presente e più o meno reale. Ma al di là di questo vedere un film di Nuti significa imparare a "vedere" come si fa il cinema. Dal soggetto alla sceneggiatura, alla regia. Nuti era completo come un artista del rinascimento italiano. Ogni suo film è una poesia raccontata per immagini. Poi c'è la sua faccia. Il suo sorriso unico. La fossette sul mento. Un viso straordinario che "spaccava" lo schermo come pochi. Nuti era un toscano internazionale per questo i suoi film erano amati anche all'estero. Era un cantante, un musicista ed un pittore (pochi lo sanno). Ora ci vorrebbe l'impegno, per chi può farlo, di cominciare a diffondere il lavoro completo di Nuti come parte fondamentale della nostra cultura cinematografica. Andava fatto già prima, secondo me, ma come sempre ci si accorge della grandezza di certe persone solo quando oramai non ci sono più. Fabrizio Borni 

 ***
   

Tratto dal mitico film del 1982 "Madonna che silenzio c'è stasera" uno strepitoso Francesco Nuti in "Puppe a pera" !!! ;-)))

 

Francesco Nuti - Sarà per te (Sanremo '88 Serata finale) - live.
 Written-By – Riccardo Mariotti. Arranged By – Riccardo Galardini. Restoration sound and montage by VM (Vladimir Mastica).
Ad ovest di Paperino è un film commedia del 1981 scritto e diretto da Alessandro Benvenuti con Francesco Nuti e Athina Cenci, ossia, il trio cabarettistico dei "Giancattivi". Trama: Firenze, dal mattino alla sera, tre giovani incontratisi casualmente vivono una giornata di routinario non-sense, percorrendo senza meta le strade di una città surreale, popolata di luoghi e personaggi quasi impossibili. Il fine è la semplice attesa del domani, passando il tempo nella costruzione di situazioni grottesche, all'interno delle quali liberare uno stralunato e irriverente genere comico. La Rai, con tutti i canali che ha, non trasmette nemmeno un film di Francesco Nuti, poiché è impegnata a celebrare un pluripregiudicato, piduista, colluso con la mafia e complice degli attentati del 1993. Pertanto segnalo che su Youtube sono disponibili i primi due film di Nuti completi, probabilmente i migliori in assoluto: "Ad ovest di Paperino" e "Madonna che silenzio c'è stasera" e su Dailymotion tanti altri https://www.dailymotion.com/video/x8lt5ms

domenica 19 febbraio 2023

Buon Compleanno Massimo Troisi!

 

Per il grande Troisi

GIO / Mariagrazia Quaranta


I 70 anni di Massimo Troisi 

Era nato il 19 febbraio 1953 a San Giorgio a Cremano. Resta indimenticabile la sua ironia, sottile e profonda. Lascia l'eredità artistica dei suoi capolavori e altri segni come l'Accademia d'arte creata da Lello Arena in suo nome.

E' morto a Ostia (Roma) a soli 41 anni nel 1994, come conseguenza di un problema cardiaco che lo aveva accompagnato per tutta la vita.

Appena 12 ore prima di morire aveva finito di girare quel capolavoro che è "Il Postino". 



Settant’anni fa a San Giorgio a Cremano, il 19 febbraio 1953, l’attore Massimo Troisi. Comico, regista, sceneggiatore e cabarettista italiano. Principale esponente della nuova comicità napoletana nato agli albori degli anni Settanta e soprannominato «il comico dei sentimenti» o il «Pulcinella senza maschera».

Arcangelo Carrera




Buon compleanno Massimo 😊

Romaniello




Buon compleanno Massimo Troisi

Fabio Magnasciutti


 

 La mitica scena con Robertino del film RICOMINCIO DA TRE, capolavoro del cinema italiano di Massimo Troisi. "Emigrante!"

   

 l Postino - Dialogo sulla spiaggia 




 Su RaiPlay dal 19 febbraio.c'è il film documentario "Buon compleanno Massimo" di Marco Spagnoli
 La vita di Massimo Troisi viene ricordata da familiari e amici. Tra gli altri intervengono nel film Renzo Arbore, Eugenio Bennato, Jerry Cala', Nino D'Angelo, Enzo De Caro, Fabio Fazio, Francesca Neri, Ferzan Özpetek, Roberto Vecchioni. Materiali di repertorio sono mescolati a un racconto intenso in un viaggio alla scoperta dell'artista oltre l'uomo indimenticabile, dalla grande ironia e umanità. Una storia sul cuore fisico, ma anche metaforico di uno dei piu' grandi artisti italiani del Novecento, sul suo rapporto con Napoli, sul suo sguardo pacato e sincero sulla vita e sul mondo, ma anche sulle ingiustizie e sulle grettezze dell'esistenza, che lui ripudiava in pieno.

giovedì 19 gennaio 2023

Gina Lollobrigida (1927 - 2023)

Il mio ritratto di Gina Lollobrigida per The Independent domenica, nel 2013. Una vera diva è morta due giorni fa. Riposa in pace.
André Carrilho


R.I.P. Gina Lollobrigida. #GinaLollobrigida

Bill Sienkiewicz

@sinKEVitch


Lollobrigida
GIO /Mariagrazia Quaranta





Il 16 gennaio 2023 resterà una data importante nella storia del costume italiano, per due notizie:

1) - l'arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro;

2) - la morte della bellissima Gina Lollobrigida.

Ciao Gina!

Carrera Arcangelo






Sciammarella

https://elpais.com/opinion/2023-01-18/sciammarella.html


L’indimenticabile “bersagliera” di “Pane, amore e Fantasia” del 1953. È con la copertina del Calendario Storico del 2002, dedicata al film che l’ha resa iconica, che oggi salutiamo #GinaLollobrigida 
Arma dei Carabinieri



Gina Lollobrigida

By Paolo Calleri
https://www.toonpool.com/cartoons/Lollobrigida_4187



blue monday

#GinaLollobrigida

Fabio Magnasciutti


Il mio omaggio alla grandissima Lollobrigida. "Ciao Lollo!" 

By ©️Chenzo, www.chenzoart.it #lollobrigida #ginalollobrigida #Bersagliera #cinemaitaliano #RIP #ritratto #vignetta


Addio Lollo!

Il cinema italiano e mondiale è in lutto, di fronte alla scomparsa di un'attrice indimenticabile che ha segnato la memoria di milioni di spettatori: la grande Gina Lollobrigida, la bellissima interprete italiana che nel cinema si innamorò del suo sguardo e della sua potenza ipnotica e interpretativa, la settima arte, che da oggi la porterà nell'Olimpo delle stelle che non muoiono mai.

Lollobrigida è stata considerata una delle grandi attrici italiane, dai suoi esordi nel 1946 in Aquila nera di Riccardo Freda al lavoro con alcuni dei registi più prestigiosi, come Pietro Germi, Mario Monicelli, Vittorio De Sica, John Huston o Mario Soldati.

Instancabile com'era e dal carattere forte, l'artista si era addirittura candidata alle elezioni politiche del 25 settembre per la lista "Italia sovrana e popolare" con il Pci. Ha finito per allontanarsi dalla celluloide, lavorando anche come fotografa e scultrice.

Diverse autorità del mondo politico e culturale italiano l'hanno salutata questo lunedì, ricordandola come una vera protagonista nella storia di "mezzo secolo di cinema".

L'attrice 88enne Sophia Loren, un'altra delle grandi icone italiane, si è detta "profondamente addolorata e rattristata", in un'intervista dopo la morte di Lollobrigida con cui è stata tradizionalmente paragonata per tutta la sua carriera.

Da parte sua il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha scritto: "Addio a una diva del grande schermo, protagonista di oltre mezzo secolo di storia del cinema italiano. Il suo fascino resterà eterno".

La diva di "mezzo secolo di cinema"

Nasce nel comune di Subiaco il 4 luglio 1927 da una famiglia benestante che perde tutto nella seconda guerra mondiale, a soli 20 anni si trasferisce a Roma dove inizia gli studi di Belle Arti in un' incipiente carriera artistica dove poco a poco debutta a Cinecittà dopo aver vinto diversi concorsi di bellezza.

Come spiega nella sua biografia, era la "privilegiata" in una famiglia di "profughi" che vivevano male in una stanza squallida e mangiavano "quel poco che riuscivano a racimolare".

La fama di "Lollo" raggiunse vette inaspettate, quando recitò in film come La Romana e Salomone e la regina di Saba, girati nel 1959 in Spagna, in cui lavorava al fianco di Tyrone Power che morì durante le riprese.

Prima, Lollobrigida aveva tentato la fortuna a Hollywood per mano del milionario Howard Hughes, che la chiamò per firmare un contratto che Lollobrigida avrebbe rotto (aveva scoperto che l'avrebbero rinchiusa in una gabbia dorata), rinunciando a un possibile carriera di grande successo. ma il suo ritorno a Roma fu trionfante e ben presto divenne un'icona dell'italianità intesa come glamour e una delle attrici più apprezzate nel cinema del suo paese degli anni Cinquanta, per molte più di Sophia Loren, Lucía Bosé, Silvana Pampanini e Gianna Maria Canale. Come attrice, ottenne 33 premi, tra cui sette premi David di Donatello, un Golden Globe, sette premi Bambi, un premio del Festival internazionale del cinema di Berlino e una stella sulla Hollywood Walk of Fame.

Apprezzata all'estero, applaudita in Italia, Lollobrigida diventa protagonista di numerose produzioni internazionali: Fan Fan La Tulipe (1952) con Gérard Philippe; Il trucco del diavolo (1954), di John Huston, accanto a Humphrey Bogart (il quale dichiarò che, rispetto a Lollobrigida, Marilyn Monroe somigliava a Shirley Temple), La donna più bella del mondo ('54), di Robert Z. Leonard, Il Il gobbo di Notre Dame ('56) di Jean Delannoy, La legge (1959) di Jules Dassin e Salomone e la regina di Saba ('59) di King Vidor.

Senza dimenticare il cinema italiano, dove torna nel ruolo della "bersagliera" in Pane amore e gelosia ('54), sempre della Comencini e soprattutto in La romana (sempre 1954) dove ritrova Luigi Zampa che la dirige nel complesso e drammatico creato da Alberto Moravia, una scelta certamente controcorrente, anche azzardata rispetto al gusto del pubblico, ma che l'attrice rivendicava con orgoglio, dimostrando le sue capacità drammatiche e un'ambizione artistica non certo diffusa all'epoca. Il 16 agosto 1954 la rivista Time gli dedica la copertina.

Oggi, caricaturisti di tutto il mondo si uniscono al suo meritato tributo globale e gli dedicano diverse caricature personali.

Addio Lollo!


16 agosto 1954 copertina Time dedicata a Gina Lollobrigida



Sopra il saluto degli artisti all'indimenticabile Lollo, sotto le caricature di un grande maestro americano 
Al Hirschfeld, apparse sul New York Times negli anni 50 e il trailer di La donna più bella del mondo.

Hirschfeld ha detto che il suo contributo è stato quello di prendere il personaggio, creato dal drammaturgo e interpretato dall'attore, e reinventarlo per il lettore. Il drammaturgo Terrence McNally ha scritto: "Nessuno 'scrive' in modo più accurato delle arti dello spettacolo di Al Hirschfeld. Realizza su una pagina bianca con la sua penna e inchiostro in pochi tratti ciò che molti di noi hanno bisogno di una vita di parole per dire".
https://www.alhirschfeldfoundation.org/piece/1954-movies
"Trapeze"
Published August 3, 1956
TRAPEZE WITH BURT LANCASTER, GINA LOLLOBRIGIDA, TONY CURTIS,
COLLIERS 8/3/56
Al Hirschfeld
1903 - 2003


"Fanfan The Tulipe"
Published 1951

FANFAN THE TULIPE WITH GINA LOLLOBRIGIDA, 
GERARD PHILIPE AND MARCEL HERRAND, 1951
Al Hirschfeld
1903 - 2003


"Woman Of Straw"
Published 1963

Al Hirschfeld
1903 - 2003

"1954 Movies"
Published 1954
THE MOVIES, 1954
ORSON WELLES, ALEC GUINNESS, BETTE DAVIS,  LILLIAN GISH, HARPO MARX SPENCER TRACY BORIS KARLOFF FRED ASTAIRE W.C. FIELDS INGRID BERGMAN STAN LAUREL OLIVER HARDY MARLENE DIETRICH JUDY GARLAND JOAN CRAWFORD MAE WEST WALLACE BEERY MAURICE CHEVALIER BING CROSBY GARY COOPER NORMA SHEARER MARILYN MONROE GRETA GARBO MICKEY ROONEY MICKEY MOUSE JIMMY DURANTE STEPIN FETCHIT GROUCHO MARX BOB HOPE FERNANDEL ANNA MAGNANI CLARK GABLE BUSTER KEATON JOHN GILBERT CHARLES BOYER CHICO MARX HAROLD LLOYD MYRNA LOY EDWARD G. ROBINSON DOROTHY GISH RITA HAYWORTH JEAN HARLOW THEDA BARA RUDOLPH VALENTINO HEDY LAMARR GLORIA SWANSON MARY PICKFORD SHIRLEY TEMPLE WILLIAM S. HART BEN TURPIN CLARA BOW HARRY LANGDON GEORGE ARLISS MARIE DRESSLER GERARD PHILIPE MICHEL SIMON RAIMU MICHELE MORGAN JEAN GABIN LOUIS JOUVET LIONEL BARRYMORE WILLIAM POWELL ADOLPHE MENJOU ERICH VON STROHEIM WARNER OLAND LON CHANEY CHARLES LAUGHTON PETER LORRE BELA LUGOSI THE MOVIES LAURENCE OLIVIER VIVIEN LEIGH GINA LOLLOBRIGIDA KATHARINE HEPBURN CHARLES CHAPLIN DOUGLAS FAIRBANKS
Al Hirschfeld
1903 - 2003
Nota :  Al Hirschfeld drew this crowd of movie stars in 1954. Until two days ago, La Lollo was the last one still living.
Al Hirschfeld disegnò questa folla di stelle del cinema nel 1954. Fino a due giorni fa, La Lollo era l'ultima ancora in vita.


mercoledì 18 gennaio 2023

Rimini: Amarcord Disegnato di Agim Sulaj

 Amarcord Disegnato

65 fotogrammi del film dipinti a olio su tavola e tela da Agim Sulaj



Fellini Museum

Palazzo del Fulgor

20 gennaio 2023 – 19 marzo 2023


«Era d’estate, in pieno agosto, avevo tredici anni, in Albania.

“Questo film non è per te!”, disse mio padre scacciandomi dal salottino dove avevamo la televisione e chiudendo la porta. Ma io, nella penombra del corridoio, mi chinai incollando l’occhio alla serratura di quella porta chiusa. La televisione le era proprio di fronte: da Valona si prendeva solo il primo canale della RAI italiana, peraltro proibitissimo dal regime del tempo. E fu così che l’ Amarcord di Federico Fellini entrò nella mia vita. Vidi solo le immagini, la musica arrivava attutita e così anche le parole, che comunque non sarei stato ancora in grado di comprendere, ma ne restai folgorato.

Quelle storie semplici, umane, genuine e sincere: la famiglia, il nonno, i parenti, gli amici, la piccola comunità, il borgo antico sul mare narrato in tutte le stagioni, le calure estive in mezzo alla campagna, l’annuncio di primavera col vento che fa turbinare “le manine”, l’autunno che porta le prime malinconie, lo stupore e l’allegria della neve che cade: quelle storie erano identiche alle mie.

Mai avrei potuto immaginare che, tra tante città, da grande io sarei andato ad abitare proprio a Rimini, la città di Fellini, il “borgo” del suo Amarcord. E risiedendo a Rimini, e diventando cittadino italiano, Amarcord ha accompagnato tutta la mia vita, perché racconta anche il mio “amarcord”, il ricordo incancellabile della Valona della mia infanzia e della mia primissima gioventù, una città come Rimini, adagiata sulle rive morbide e dolcissime di un mare luminoso. Che è lo stesso mare per entrambe, quell’Adriatico che unisce, affratella e mi rende felice, perché mi sembra di non esser mai partito da casa mia. »

Agim Sulaj



da martedì a venerdì

10.00 – 13.00 / 16.00 – 19.00

sabato, domenica e festivi

10.00 – 19.00

lunedì chiuso




Più che da vedere, i film di Fellini sarebbero da sfogliare, diceva un po’ provocatoriamente Morando Morandini, uno dei maestri del giornalismo cinematografico italiano. Film da riportare  al loro elemento originario, il fotogramma, per apprezzarne l’essenza specificamente pittorica del cinema del maestro riminese.

Sembra rispondere a quell’invito “Amarcord Disegnato”, il progetto miniaturistico di Agim Sulaj, artista albanese da anni a Rimini, che prende Amarcord e lo frantuma nelle sue parti atomiche, restituendoci personaggi e atmosfere del capolavoro di Fellini, di cui quest’anno cadono i primi cinquant’anni. Sessantacinque oli su tavola, di piccole dimensioni, che esaltano le campiture di colore e i tagli di luce che compongono le inquadrature del film e che saranno esposti al Palazzo del Fulgor dal 20 gennaio, 103esimo anniversario della nascita del regista, fino al 19 marzo.




Agim Sulaj è un riminese adottivo, ma devono essere più i riminesi grati a lui di aver scelto Rimini, piuttosto che il contrario. Perché l’arte del pittore albanese (Tirana, 1960) ha arricchito la città e i suoi abitanti. Non che le sue opere siano limitate a Rimini e Romagna, anzi girano il mondo, soprattutto le sue pungenti vignette sulla guerra, sui migranti, con le quali ha vinto numerosi premi internazionali.

I ritratti che ha realizzato dei personaggi del film “Amarcord” di Federico Fellini, ci restituiscono l’essenza dei caratteristi che popolavano la pellicola felliniana, capolavoro di riminesità e di un’Italia che non c’è più.

Lo storico dell’arte riminese Gabriello Milantoni,  parla di «minime cose che si fanno canto sommesso attraverso un pennello minimo intriso di minimi colori… I dipinti di Sulaj sono goccioline quasi impalpabili imbevute della memoria del tempo interiore, inzuppate di ore senza misura, che continuano a pulsare per noi, solo per noi, portandoci notizie di quel mondo ritrovato e infinito».



Fellini Museum Rimini

Castel Sismondo

Piazza Malatesta

Palazzo del Fulgor

Email

museofellini@comune.rimini.it

Telefono

+39 0541 793781


giovedì 13 ottobre 2022

Angela Lansbury

 

Angela Lansbury pencil 2013

Jan Op De Beeck 


Angela Lansbury
GIO / Mariagrazia Quaranta


Animazzoli


Ieri, 11 ottobre 2022, è deceduta a Los Angeles in California, Angela Lansbury, un'attrice, doppiatrice e scrittrice britannica con cittadinanza irlandese naturalizzata statunitense, vincitrice dell'Oscar alla carriera nel 2014. Era nata il 16 ottobre 1925 a Londra, Regno Unito.
Carrera Arcangelo





David García Vivancos...

RIP #AngelaLansbury
Ed Hall


Angela Lansbury, la famosa Signora in Giallo, parte per la sua ultima indagine, all'età di 96 anni. Chissà se finalmente qualcuno riuscirà a sgominare la banda più diffusa e radicata al mondo.
#AngelaLansbury #angelalansburyrip
Roberto Mangosi



rebel yellow
#angelalansbury
Fabio Magnasciutti



Angela Lansbury
Marzio Mariani
#caricature #dailydrawing #procreate #drawing #funnyface #angelalansbury #jessicafletcherforever #instaart


#legislatura #PresidenzaDelSenato #AngelaLansbury 
Giallo, horror. La signora Fletcher sapeva già.
Oggi su la Repubblica
Mauro Biani



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 Interessante l’intervista all’attrice inglese che fu pubblicata da “Vanity Fair” 

di Paola Jacobbi.

Prima o poi doveva succedere, però che dispiacere. Considero una delle (tante) fortune della mia vita da giornalista averla incontrata così, a casa sua, senza nemmeno un ufficio stampa a tenere il tempo. Fu un'intervista cercata con insistenza, un inseguimento durato cinque anni.  

Scrissi la prima mail alla sua assistente facendo subito una gaffe. Mi riferivo a lei chiamandola Dame, dando per scontato che un’attrice inglese, così famosa da tanto tempo e in tutto il mondo, avesse già ricevuto un’onorificenza dalla corona britannica. Alla risposta della terza mail, nel mezzo di un continuo rimandare di date e luoghi, l' assistente mi segnalò garbatamente che la signora Lansbury voleva farmi sapere di non essere mai stata insignita di alcunché e che quindi non era il caso che la chiamassi Dame.

Ho chiesto scusa, ho pregato di intendere le mie parole come auspicio, ho scritto che, insomma, a mio modesto parere, la signora avrebbe meritato un riconoscimento. Altre mail, altri rinvii (loro), altre insistenze (mie), ma niente intervista.

Nel frattempo, Lansbury, che si avvicina ai 90,  gira il mondo, letteralmente. Torna a recitare e riempie i teatri in Australia, a Londra, a New York. Riceve un Oscar onorario. Rilascia anche, con mio sommo dolore, un’unica intervista a Christiane Amanpour della Cnn.

Io, più o meno ogni volta che incoccio in un episodio della Signora in giallo in tivù, corro al computer e insisto, niente da fare. A un certo punto, la regina Elisabetta  la fa Dame of the British Empire. Mi congratulo, scrivo con impertinenza «visto, che avevo ragione?». Silenzio. Passa un altro anno, su Internet, per poche ore, un giorno gira persino la bufala della sua morte. Io, timidamente, provo a scrivere di nuovo.

Arriva un sì.

Ecco l'intervista

E adesso sono qui, davanti alla porta di un appartamento di New York. Ho in mano un ingombrante mazzo di fiori male assortiti e Angela Lansbury apre la porta. Indossa pantaloni neri, una bella camicia stampata a disegni bianchi e neri, è leggermente truccata.

Comincio col dire che sono ammirata dal fatto che non abbia mai smesso di lavorare. In teatro, poi.

«Io amo il teatro, il mio cuore è lì. Ogni volta che, nella mia vita, qualcosa non andava bene, ci sono sempre tornata. Dopo la morte di mio marito (il produttore Peter Shaw, ndr) sono stata ferma tre anni per il dolore ma poi il teatro mi ha riportato un po’ di gioia. E, anni prima, quando scappai da Hollywood, fu il palcoscenico a farmi sentire bene di nuovo».

Lei è nata a Londra, si è trasferita negli Stati Uniti da ragazzina e, nel ’44 ha debuttato nel cinema, nel film Gaslight con Ingrid Bergman e Charles Boyer. 

«Avevo 19 anni, loro erano due star ma furono gentilissimi. E, del resto, io avevo molto talento, adesso lo posso dire! Il cinema allora si faceva provando ogni scena, a volte per giorni interi. La Metro Goldwyn Mayer mi mise sotto contratto. Cominciai a guadagnare benissimo: 500 dollari a settimana per 62 settimane. Un sacco di soldi. Ma pochissima libertà».

In che senso? 

«Non si poteva scegliere niente. Eravamo burattini messi in un film o nell’altro a seconda delle esigenze produttive. Ci obbligavano ad andare alle prime e ci dicevano anche con chi saremmo dovuti arrivare alla serata».

Vi fornivano anche i vestiti? 

«No, quelli ce li dovevamo comprare. O, al massimo, potevamo prenderli in prestito al guardaroba dello studio. Non c’era l’interesse che c’è oggi per i vestiti addosso alle attrici. È tutto un parlare di Tizia che indossa Balenciaga e io non ho niente contro Balenciaga o altri stilisti ma vorrei anche capire se in giro ci sia gente capace di recitare o solo di indossare dei begli abiti da sera».

Le attrici di oggi guadagnano un sacco di soldi facendo pubblicità a marchi di moda e profumi.

«Anche noi facevamo i testimonial per dei prodotti, ma i soldi li prendeva lo studio. E di me, inglese, non la classica bellezza che andava di moda allora, Hollywood non sapeva che farsene. Scappai a Broadway, a fare musical. Adoravo cantare e ballare. A furia di ballare e saltare mi sono rovinata le ginocchia e le anche. È tutto finto, adesso, sono piena di protesi. Ma funzionano, ed è quel che conta».

Nei primi anni a Hollywood si sposò la prima volta, con l’attore Richard Cromwell. Lui era gay e la lasciò dopo nove mesi con un biglietto che diceva: «Non posso andare avanti così». 

Una cosa del genere oggi non potrebbe più succedere.

«No, oggi una ragazza non sarebbe così ingenua ed è ormai rarissimo che i gay si nascondano dietro matrimoni di facciata. Ma io ero affascinata: era bellissimo, era un artista, era intelligente».

Ma con Peter, il suo secondo marito, è stata molto felice.

«Sì, e mi manca ogni giorno. Era tutta la mia vita, partner e complice, padre dei miei figli, un uomo attento agli altri, fin nei piccoli gesti. Era di quelli che ti aprono la portiera della macchina, capisce? Un uomo di quelli che oggi non esistono più. Conosco donne giovani che darebbero un occhio della testa per incontrarne uno».

Avete avuto due figli. 

«Anthony e Deirdre, sì, ma considero mio figlio anche David, che Peter aveva avuto da un matrimonio precedente. Quando Anthony e Deirdre erano adolescenti hanno avuto problemi di droga, io e mio marito eravamo impegnatissimi con il lavoro e non ci siamo resi conto subito di che cosa stava succedendo».

E poi? 

«Poi, per fortuna, abbiamo preso in mano la situazione e ci siamo dedicati a loro, fino a farli uscire dalla strada che avevano preso.L’importante è che tutto sia finito per il meglio. Deirdre ha sposato un italiano e insieme gestiscono un ristorante, Enzo e Angela».

E Anthony? 

«Anthony inizialmente voleva fare l’attore ma poi ha capito di essere più bravo come regista ed è venuto a lavorare con me, mio fratello Bruce e il suo fratellastro David. Ha diretto moltissimi episodi della Signora in giallo, mio fratello li ha scritti e David li ha prodotti, seguendo le indicazioni di suo padre che è rimasto sempre nell’ombra ma che era il vero ispiratore di tutto».

Più che la signora in giallo, una famiglia in giallo! 

«Sì, è stato il nostro progetto. Io avevo 58 anni, le occasioni al cinema e a teatro scarseggiavano e, con mio marito, decidemmo che era arrivato il momento della televisione. Non fu facile far passare l’idea di una serie tivù con una protagonista della mia età».

Già, ma poi 264 episodi e un successo che neanche abbiamo bisogno di spiegare. Ma lei che rapporto ha con Jessica Fletcher? «So benissimo che sarà nella prima riga del mio necrologio, quando morirò.  L’anno scorso, a Londra, ogni sera, quando uscivo da teatro per andare a casa, c’erano decine di persone ad aspettarmi. Italiani, spagnoli, francesi, turchi… Erano tutti lì per Jessica. Mi sono sentita una rockstar, il che alla mia età è un po’ ridicolo. Preferirei essere conosciuta per il mio lavoro a teatro o al cinema? Forse. Ma così è la vita!».

Lei viene da una famiglia di politici, suo nonno è stato leader del Labour Party e anche suo padre è stato un attivista di sinistra. A lei interessa la politica? 

«No, forse proprio perché vengo da quella famiglia lì me ne sono sempre disinteressata».

Le piace il presente, l’epoca in cui viviamo?

«Mi piacerebbe dirle di sì, per civetteria, per sembrare giovane, ma non posso. Non mi interessano i film di fantascienza che vanno di moda e non capisco niente delle nuove forme di comunicazione. Francamente, anche fossi in grado di maneggiarle, le pare che alla mia età, possa mettermi a twittare?».

martedì 9 agosto 2022

I caricaturisti ritraggono Marilyn Monroe

 

 I caricaturisti ritraggono Marilyn Monroe

Di Francisco Punal Suarez

1In questo articolo dedicato alle caricature personali, non possiamo ignorare il 60° anniversario della morte di un'attrice, che ha ispirato numerose opere, e che è stata la diva più ritratta di Hollywood.

Il passaggio attraverso la vita e il cinema di Norma Jeane Baker, meglio conosciuta come Marilyn Monroe (1926 – 1962) non è facile da dimenticare. La sua figura è diventata un mito tragico.

Marilyn Monroe -Leonardo Fiuto Cannustrà - Italia


Morì troppo giovane e oggi continuano i dubbi sulle cause della sua morte. L'ipotesi del suicidio non è mai stata confermata. È più di un'icona è un mito erotico. La sua vita era un misto di dolore, amore, solitudine e confusione. Era una modella, cantante e attrice spiata dall'FBI, che a suo tempo aprì un fascicolo su di lei, con la sua politica maccartista.

Ha cercato di allontanarsi dal suo destino di sex symbol: “Sono stanca di essere conosciuta per le mie curve. Voglio mostrare loro che sono capace di recitare e di agire bene".

In quindici anni, Marilyn ha recitato in trentatré film. Tra i suoi titoli ci sono: "Niagara" "I gentiluomini preferiscono le bionde", "Come sposare un milionario", "La tentazione vive al piano di sopra", "Fermata dell'autobus" e "Il principe e la ballerina". Per molti il ​​preferito è A qualcuno piace caldo (A qualcuno piace bruciare – 1959), ottima commedia dell'indimenticabile Billy Wilder, dove, accompagnata da Jack Lemmon e Tony Curtis, interpretava Sugar, cantante in un'orchestra femminile, e in cui ha dimostrato le sue qualità di attrice comica, che le è valsa il Golden Globe Award.

I suoi matrimoni con James Dougherty, il giocatore di baseball Joe DiMaggio e il drammaturgo Arthur Miller sono stati sempre sotto i riflettori della stampa scandalistica, così come le relazioni amorose con i fratelli Bobby e John F. Kennedy, un tema che è servito da speculazione sulle cause del suo Morte.

 Ecco perché oggi voglio ricordarvi che, nel 60° anniversario della sua scomparsa fisica, una raccolta di caricature dedicata a rendere omaggio a Marilyn, con ottimi lavori che ora presento ai lettori di Fany Blog


Dibujo de Krysztof Grzondziel - Polonia.

Una di queste opere è del polacco Krysztof Grzondziel, con un disegno inquietante che ci presenta il volto di Marilyn, dove mani disperate vogliono uscire dal suo viso, con un evidente carattere metaforico.

Turcios - Colombia

Il colombiano Turcios rispecchia, nel suo solito stile, il valore iconografico della celebre scena del film The seven year itch (La tentazione vive al piano di sopra – 1955) quando attraversa lo sfiato della metropolitana di New York e si alza la gonna. Nel cartone animato, il suo vestito è un pezzo di film. L'umorismo racconta cose inaspettate.

Dibujo de Max Ziemer 

Il brasiliano Max Ziemer nel suo disegno si ispira alla bocca carnosa e sensuale di Marilyn. “Quando sento il nome di Marilyn –dice Max- la prima cosa che mi viene in mente è la sua bocca, e il suo sorriso sensuale che è indimenticabile. In questa caricatura personale, tutto esce dalla sua bocca e poi ne escono altri elementi”.

Dibujo de Guaico - Colombia.

Altri autori come il colombiano Guaico, lo spagnolo Moi, il cinese Li Kun e il rumeno Nikoleta Ionescu e gli italiani Cannistrà, Carrera Arcangelo e Gio /Mariagrazia Quaranta lo ricreano nelle loro opere.

Marilyn Monroe vive in ciascuno dei suoi film e in ogni disegno a lei dedicato.



Moi - Spagna


Marilyn-LI KUN--CHINA.


Marylin Monroe - Nicoleta Ionescu -




Carrera Arcangelo

Gio /Mariagrazia Quaranta

Gio /Mariagrazia Quaranta



Caricaturistas retratan a Marilyn Monroe
Por Francisco Punal Suarez 

En este artículo dedicado a la caricatura personal no podemos pasar por alto el aniversario 60 del fallecimiento de una actriz, que ha inspirado numerosas obras, y que fuera la intérprete  más retratada de Hollywood.

El paso por la vida y el cine de Norma Jeane Baker, más conocida como Marilyn Monroe (1926 – 1962) no es fácil de olvidar. Su figura se ha convertido en  un mito trágico.

Murió demasiado joven y hoy día continúan las dudas sobre las causas de su fallecimiento. La hipótesis de suicidio nunca fue corroborada. Ella es más que un icono y un mito erótico. Su vida fue una mezcla de pena, amor, soledad y confusión. Fue una modelo, cantante y actriz espiada  por  el FBI, que le abrió expediente en su época, con su política macartista.

Ella pretendió apartarse de su destino de símbolo sexual: “Estoy harta de que me conozcan por mis curvas. Quiero demostrarles que soy capaz de actuar y de actuar bien”

En quince años, Marilyn actuó en treinta y tres películas. Entre sus títulos están: “Niágara”“Los caballeros la prefieren rubias”, “Cómo casarse con un millonario”, “La tentación vive  arriba”,  “Bus stop” y “El Príncipe y la Corista”. Para muchos, la  favorita es Some like it hot (Algunos prefieren quemarse – 1959) una excelente comedia del inolvidable Billy Wilder, donde, acompañada de Jack Lemmon y Tony Curtis,  interpretaba a Sugar, una cantante de una orquesta femenina, y en la que demostraba sus condiciones como actriz cómica, que le valió el Premio Globo de Oro.

Sus matrimonios con  James Dougherty , el jugador de pelota Joe DiMaggio  y el dramaturgo Arthur Miller, siempre estuvieron en la mira de la prensa sensacionalista, así como  se le atribuyeron relaciones amorosas con los hermanos Bobby y John F. Kennedy, tema que ha servido de especulación sobre las causas de su muerte.

 Por eso hoy quiero recordar que, al cumplirse el 60 aniversario de su desaparición física, una recopilación de caricaturas dedicadas a  homenajear a Marilyn, con excelentes obras  que ahora  presento a los lectores de  Fany Blog

Una de esas obras es del polaco Krysztof Grzondziel, con un inquietante dibujo que nos presenta la cara  de Marilyn, donde unas manos desesperadas quieren salir de su rostro, con un evidente carácter metafórico. 

El colombiano Turcios   refleja, en su estilo habitual,   el valor icononográfico de la famosa escena del filme The seven year itch (La tentación vive   arriba – 1955)  cuando ella pasa por el respiradero del metro de Nueva York y se le levanta la falda. En la caricatura, su vestido es un pedazo de película. El humor relaciona cosas insospechadas.


El brasileño Max Ziemer en su dibujo se inspira en la boca carnosa y sensual de Marilyn.   “Cuando escucho el nombre de Marilyn –dice Max-  la primera cosa que viene a mi mente es su boca,  y su  sensual sonrisa que es  inolvidable. En esta caricatura personal, todo surge a partir de su boca y luego  otros elementos fueron saliendo de ella”.

Otros autores como el colombiano Guaico, el español Moi,  el chino Li Kun y la rumana Nikoleta Ionescu,   la recrean en sus obras.

Marilyn Monroe vive en cada una de sus películas, y en cada caricatura que ella inspira.


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Dice Pierre Kroll : Oggi avrebbe 96 anni!!!

Pierre Kroll

#marilynmonroe #mort #60ans


venerdì 15 luglio 2022

Andavamo al cine, film di Ivano Sartori

  L'autore Ivano Sartori, giornalista, ha rievocato gli anni d'oro in cui a Fidenza i cinema erano quattro. 

Bello, belle le musiche... da vedere!


ANDAVAMO AL CINE

Emozionante docufilm che rievoca gli anni d’oro delle sale cinematografiche locali, quando il cinema era uno dei divertimenti più popolari, ma racconta anche i cineforum e le proiezioni alternative o integrative del circuito commerciale. Il video ripercorre tutte queste esperienze attraverso le testimonianze dei gestori dei cinema locali e le iniziative dei circoli.

Un film di Ivano Sartori

A cura di Associazione Fidenza Cultura

Arena Estiva Corte OF

via Berenini 136, Fidenza


DOMENICA 17 LUGLIO

Fidenza

cortile ex convento Orsoline via Berenini

Ore 21,30 Ingresso gratuito

Si consiglia prenotazione tel. 345 919 2180



Gli anni d'oro dei cinema Corso e Cristallo, quando gli spettatori facevano la fila e aspettavano in piedi che si liberasse un posto, nei ricordi di Lucio Cavallini e Corrado Castagnola. L'epopea del cineforum e delle sue censure rievocata da Luigi Paini. I film militanti di Mario Fontanelli non ancora parroco, i divieti violati dal professor Pietro Capra e i sogni a occhi aperti del pediatra Giuseppe Boschi.

 Sono alcuni dei testimoni di un'epoca indimenticabile, quando Fidenza aveva 5 banche e 4 cinema, mentre oggi ha decine di banche e un solo cinema. 

A far riemergere un passato, che ha il suo cuore nella scuola De Amicis, dove vediamo la dirigente scolastica interpretare se stessa, è un misterioso signore intabarrato, seguito da una volenterosa assistente. Che cosa stanno cercando? 

A rivelarlo sarà “Andavamo al cine”  l'ultimo film del giornalista Ivano Sartori, in programma nella Corte delle Orsoline giovedì 14 e domenica 17 luglio ingresso gratuito punto inizio alle ore 21:30