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mercoledì 14 luglio 2021

"Mi chiamo Andrea, faccio fumetti" monologo disegnato di Andrea Santonastaso

 ANDREA SANTONASTASO

Giovedì 15 luglio, ore 21,30 – San Secondo P.se (PR), Piazza Mazzini

Mi chiamo Andrea, faccio fumetti

Monologo disegnato, dedicato al più grande di tutti: Andrea Pazienza

Link per prenotare: https://musicaincastello.prenotime.it/srv16/prenota

http://www.musicaincastello.it/



Mi chiamo Andrea, faccio fumetti è una biografia, ma non è una biografia. È un monologo disegnato. È un omaggio che non vuole omaggiare nessuno. È una dichiarazione di resa di fronte alle sentenze perentorie del destino. È l’ennesima constatazione di un Salieri di fronte ad un Mozart.

Andrea Santonastaso, attore oggi, disegnatore di fumetti una volta, racconta, attraverso le parole scritte da Christian Poli, l’arte del più grande disegnatore di fumetti che il nostro paese abbia avuto: Andrea Pazienza. Lo fa dichiarando la sua impotenza di fronte al talento immenso di questo istrione dei pennelli. Lo fa dichiarando la sua inferiorità, ma anche la sua rabbia di fronte allo spreco cosciente e quasi premeditato di tanta arte pura in nome della follia di “un buco”. Lo fa raccontando Pentothal, Zanardi, Pertini… Lo fa entrando “dentro” a Gli ultimi giorni di Pompeo, soprattutto. E, infine, lo fa disegnando in scena e onorando indegnamente (o tentando di farlo) colui che è stato “il più grande disegnatore vivente”.

Andrea Santonastaso è nato a Bologna, vive a Vignola, ha studiato con Igort, Iori, Cavazzano, poi ha deciso di fare l’attore. Recita dal ’93.

Christian Poli è nato a Bologna dove vive. Scrive, scrive, scrive. Per il cinema, per la pubblicità, per la fiction. Collabora con la Bottega di Narrazione Finzioni fondata da Carlo Lucarelli.

Entrambi hanno amato, amano ed ameranno per sempre follemente l’Arte di Andrea Pazienza.





mercoledì 2 giugno 2021

I 75 anni della Repubblica

 Il 2 giugno 1946, esattamente 75 anni fa, gli italiani scelsero tra monarchia e repubblica in un referendum ed elessero l'Assemblea Costituente. Auguri Italia.

2 giugno 2021

75 anni, portati bene? Così e così. Certo molta strada è stata  fatta ma proprio adesso ci accorgiamo di quanta dovrà essere ancora fatta per rispettare le promesse e le aspettative  del 1946. 

Tanti auguri alla nostra amata Repubblica e a tutti noi.

Gianfranco Uber


75 e sentirli un po'

GIO / Mariagrazia Quaranta


Settantacinque anni di Repubblica Italiana. Buon anniversario a tutti.
#festadellarepubblicaitaliana #festadellarepubblica #Italia #democrazia #2giugno
Tartarotti


In questo 2 giugno il mio pensiero va ai giovani e alle giovani, stiamo vivendo un paradosso, un Italia dove in questo momento molte aziende e attività non trovano lavoratori, abbiamo gli stipendi più bassi d'Europa, un precariato sfrenato, sul lavoro si muore come in miniera negli anni 50, tutto questo mentre c'è chi in malafede cerca di distogliere l'attenzione da questi problemi urlando all'invasione la realtà è ben diversa, c'è in atto un vero esodo di giovani che vanno all'estero non solo per avere un lavoro dignitoso ma anche per veder riconosciuto le proprie qualità e meriti.
Paolo Lombardi

Felice fiero 2 giugno 💚🤍❤️

#2giugno #festadellarepubblica
Marianna Balducci

2 giugno 2021 - Festa della Repubblica.

© Milko Dalla Battista


"Verso il Futuro..."
Buona Festa della Repubblica!
#festadellarepubblica
#2giugno
Perazzolli


La Parata

#festadellarepubblica #festadellarepubblicaitaliana #2giugno #italia #italiani #cartoon #vignette #watercolor #drawing #satira
Luca Garonzi



Festa della Repubblica
Mario Bochicchio

Festa della repubblica fondata sul lavoro.
#vignetta #festa #2giugno #repubblica #lavoro #disoccupazione #ilmanifesto #lelecorvi #festadellarepubblica
Lele Corvi


Buona festa della Repubblica
#Nicocomix #Brusca #Repubblica #2giugno #festadellarepubblica #mafia #fumetti #vignette #satira #politica #drawing #painting #artist #FestaDellaRepubblica #FrecceTricolori #FestaDellaRepubblicaItaliana #Italia #GiovanniBrusca
Nicoletta Santagostino


La Repubblica Italiana festeggia oggi il 75mo anniversario: è una bimba rispetto a Giannelli che quindi ogni anno si permette di scherzarci su.
Sul palco la bandiera italiana si sta lentamente trasformando in quella del Madagascar, come dire che nonostante l’ottimismo in fondo siamo sempre la Repubblica delle banane. Note sparse: i corazzieri sono gemelli, la Raggi ha l’orecchio ben in vista pronto per essere tirato dopo la figuraccia della targa di Ciampi, mentre gli aerei non ci sono perché li ha usati tutti la Casellati.
Sulle mascherine scrivete qualcosa voi, che noi non ne abbiamo il coraggio.
[FestaInMascherina]Capire Giannelli.
Giannelli




Non v'è nulla da festeggiare...
Paride Puglia


La festa del 2 giugno
Mauro Biani


Repubblica
Gianlo


Buona Festa della Repubblica
Christian Durando



Festa della Repubblica
Marilena Nardi




E oggi sono 75!
Copertina storica del Male!
Disegnata da Andrea Pazienza.




Il volto sorridente della ragazza, da oltre settant'anni immagine dell’Italia democratica, appartiene ad Anna Iberti, all’epoca ventiquattrenne, figura divenuta emblema della nascita della nostra Repubblica.
Nel giugno del '46 Anna, impiegata nell’amministrazione dell’Avanti!, si fece ritrarre sul tetto del Palazzo dei giornali, in piazza Cavour a Milano, sede della redazione del quotidiano socialista, da Federico Patellani, uno dei nomi più noti dell'epoca e caposcuola del fotogiornalismo in Italia.














lunedì 20 aprile 2020

Totò



Totò
Andrea Pazienza per il Male




CINQUANTATRE ANNI FA...

Totò, pseudonimo di Antonio de Curtis (Napoli, 15 febbraio 1898 – Roma, 15 aprile 1967), attore e comico italiano.

Simbolo dello spettacolo comico in Italia, soprannominato «il principe della risata», è considerato, anche in virtù di alcuni ruoli drammatici, uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiani.


Totò
Marzio Mariani



Totò cinquantenario
Gio / Maria Grazia Quaranta



TOTÒ (ANTONIO DE CURTIS)
by WALTER TOSCANO
Traditional work.




Totò
Antonio Bottone




Totò
Agim Sulaj

Omaggio a Totò
Romaniello


Totò
Gianni InkJohn










"Mi chiamo Guardalavecchia, ma guardo dove mi pare".
Totò
Marilena Nardi


Totò
Angel Boligan


Il Principe fresco di giornata.
Beppe Mora


Fonte Ansa
Immortale Totò, principe della risata e imperatore solitario
Cosa si può dire ancora di Totò, per gli amici Antonio De Curtis ma per l'anagrafe Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, scomparso il 15 aprile 1967 nella sua casa romana di Viale Parioli a soli 69 anni di una vita furibonda e frenetica? Tanto fu applaudito ed esecrato in vita, specie dalla critica, tanto suscitò passioni ed amori nel pubblico e nelle donne, tanto fu un'anima solitaria come solo i grandi comici sanno essere e tanto visse sempre nell'angoscia di non essere ricordato se non per la sua maschera farsesca. Dopo una consacrazione postuma che lo ha innalzato ai vertici della popolarità e dell'arte, dopo le mille e mille righe a lui dedicate da studiosi (Umberto Eco) e artisti (Pasolini scrisse che la "sua maschera riuniva perfettamente l'assurdità e il clownesco con l'immensamente umano") cosa resta da dire?

Figlio illegittimo del Barone Giuseppe De Curtis e di Anna Clemente, Antonio "N.N." Clemente detto Totò nasce il 15 febbraio 1898 nel cuore della "guapperia" napoletana al Rione Sanità in quella casa modesta che oggi sarebbe il suo museo ed è invece lasciata nell'incuria a rischio di crollo. Malinconico e solitario, poco versato per gli studi e complessato per il suo stato di "figlio di nessuno" (il padre lo riconobbe dopo i 20 anni), Totò si rifugia fin da bambino dietro la maschera del comico e dell'istrione, le sole armi con cui si fa amare da compagni e grandi. Esordisce sui palcoscenici periferici di Napoli già nel 1913, ma è solo dopo la Grande Guerra (sotto le armi ma lontano dal fronte) che abbraccia il suo destino sul palcoscenico della Sala Napoli scritturato da Eduardo D'Acierno.

Il padre riunisce la famiglia a Roma e qui Totò, nella totale disapprovazione dei genitori, comincia la sua vera gavetta da "straordinario" di compagnia, aggregato a diverse formazioni, spesso lasciato senza lavoro e senza soldi, solo a fatica in grado di farsi largo nel mondo della commedia dell'arte e dell'avanspettacolo. Il fortuito incontro con Giuseppe Iovinelli, l'impresario dell'Ambra Iovinelli di Roma e l'inaspettato successo delle sue macchiette ne fanno rapidamente un divo della scena comica. Non scorderà mai però la fatica degli esordi: "La miseria - diceva - è il copione della vera comicità... Non si può essere un vero attore comico senza aver fatto la guerra con la vita". Simile in questo a Charlot, che spesso additò a modello, desolato come Buster Keaton a cui fin troppo spesso veniva accostato per la gestualità straniata, Totò fu però soprattutto un formidabile autodidatta, capace di cogliere nei tic della gente comune i tratti che poi elevava a gesti comici (da bambino lo chiamavano 'o spione per la sua attenzione al lato buffo degli altri), anarchico nel lavoro quanto meticoloso nella costruzione di sé e delle sue maschere.

Nel pantheon dei grandi interpreti "del corpo" assomma i tratti di Eduardo e Tati, Chaplin e Keaton, ma non viene mai meno a una originalità senza limiti che, lo faceva applaudire anche dagli stranieri (dalla Svizzera alla Spagna), mentre solo la pigrizia e la timidezza provinciale gli preclusero i palcoscenici più grandi, compreso quello americano dove venne invano invitato. La sua eredità non viene ben descritta dai numeri, comunque impressionanti: 97 lungometraggi interpretati a passo di carica dopo l'esordio nel 1937 con "Fermo con le mani", voluto da Goffredo Lombardo che cercava volti nuovi per il cinema; oltre 50 spettacoli tra commedia, rivista, avaspettacolo nell'arco di tempo che va dal 1928 al 1957 quando l'aggravarsi di una acuta malattia agli occhi lo rese praticamente cieco. In parallelo ci sono poi le prove da cantante (con un successo speciale per "Malafemmena"), le apparizioni televisive (memorabile "Studio Uno" con Mina), le poesie (la raccolta di "A' livella"), i fumetti, le pubblicità, le apparizioni a sorpresa. Ma il cuore di un successo che ancora oggi lo fa primeggiare su ogni altro protagonista della scena italiana (a grande distanza da Alberto Sordi e Massimo Troisi) viene da una genialità interpretativa che sempre lo fece autore di se stesso, in una dimensione sospesa tra osservazione del reale e astrazione surrealista, satira e farsa, intuizione verbale (celeberrimi i modi dire che sono entrati nel lessico comune) e costruzione fisica (la maschera-automa, il guitto e il poeta, il pulcinella e il nobile).

Benché abbia avuto al cinema pigmalioni come Cesare Zavattini e De Sica, poi grandi sodali come Carlo Ludovico Bragaglia, Steno e Monicelli o perfetti complici del suo genio (da Corbucci a Mattoli a Mastrocinque), solo a fine carriera ebbe l'onore dei maggiori autori italiani: lo voleva Fellini per mai realizzato "Viaggio di G. Mastorna", lo scelse Pasolini (da "Uccellacci e uccellini" a "Che cosa sono le nuvole"), lo chiamarono Risi, Bolognini, Lattuada. Eppure nell'immaginario popolare vive soprattutto per i film interamente modellati su di lui, da "Miseria e nobiltà" a " Totò le mokò", da "I pompieri di Viggiù" a "47 morto che parla" fino ai vari episodi di " Totò e Peppino" in coppia con l'amico De Filippo.

Fece scalpore anche nella vita privata, segnata da grandi passioni e dolori: dal suicidio della prima moglie, la sciantosa Liliana Castagnola, fino alla tormentata e appassionata storia con Franca Faldini. Si fece adottare, nel 1933, dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas, in rincorsa a quel prestigio aristocratico che gli sembrava riscattare le sue origini; si sentiva davvero erede del sacro romano impero e della corona di Costantinopoli, anche se le battaglie legali gli fruttarono spesso denunce e delusioni. Come in una pièce di Pirandello ebbe l'onore di 3 funerali: il primo a Roma, vegliato per due giorni dai più grandi di cinema e teatro; il secondo a Napoli in un bagno di folla con 250.000 anime straziate dietro al feretro; il terzo nel cuore di Spaccanapoli dove un guappo locale organizzò la cerimonia intorno a una bara vuota. Ma a quel punto la sua arte volava ormai da giorni nel firmamento dei geni.

domenica 16 febbraio 2014

Roberto "Freak" Antoni

Roberto "Freak" Antoni era un bardo, un cantante punk, uno dei simboli del rock 'demenziale' italiano, che ha sempre conservato la convinzione di meritare di più di quel che poi il mercato discografico ha riservato a questi “35 anni di grandi insuccessi”, come li definiva lui.
“Di questi anni ricordo grande sbattimento, la voglia di pretendere più considerazione da pubblico e critica, e una grande fatica per nuotare controcorrente”, confidava dopo il suo ultimo concerto con la band, gli Skiantos, a maggio 2012 a Bologna.
Da quel giorno Freak aveva iniziato una nuova sfida musicale, un progetto solista assieme alla pianista Alessandra Mostacci.
Ma Freak è stato anche attore con la partecipazione ad alcuni film, come “Paz!” e “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” e uno scrittore, autore di 9 libri tra cui  Non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti
Qui sotto, qualche frase famosa, qualche canzone e le tavole dei disegnatori che lo hanno apprezzato...
mentre per le foto ed altre notizie vi metto il link del bell'articolo di Luca Boschi Un saluto a Freak Antoni


Roberto Freak Antoni

di Marilena Nardi


Famosi i suoi aforismi, eccone qualcuno:

La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo. 
Il sesso è peccato... farlo male.
Si dice che una volta toccato il fondo non puoi che risalire. A me capita di cominciare a scavare.

Toccatevi, perché l'amore è cieco.

 A volte il fumo è molto meglio dell'arrosto.
Dio c'è ma ci odia!
Se uno si impegna, può stare male ovunque.
Fai bene a lasciarmi, anch'io fossi in me mi lascerei.
Nella vita è importante che gli altri ti vengano incontro, così sai da che parte spostarti.
Se sei muto ridi con gli occhi, se sei cieco ridi con la bocca. Se sei muto e cieco c'è ben poco da ridere.
Mangiate merda: miliardi di mosche non possono avere torto! 

Se c'è una cosa che non sopporto è la presunzione di chi crede di essere
migliore di me.


 Skiantos: "Sono un ribelle..."
Tiziano Riverso



 Pronto, passami la mamma
lo so che è ancora sveglia nella stanza
sono le quattro del mattino
avrei bisogno di parlarle un attimino

Sto bene, non è un incidente
guarda, mamma, non mi è successo niente
stanotte non torno li a dormire
resto fuori, non c'è niente da spiegare

Giuro, non è per farti male
dormo fuori, non farmela pesare
c'è un posto qui a casa degli amici
parla forte, non capisco cosa dici

Sono un ribelle, mamma
vai a letto, non star sveglia nella stanza
Sono un ribelle, mamma
vai a letto, non star sveglia nella stanza

Ci vediamo, torna pure a letto
domani arrivo, okay te lo prometto
e per favore stira la maglietta
c'è un concerto, mi serve quella rotta

Ricorda di comprarmi dei calzini
fai mettere le borchie ai pantaloni
ho il pullover e la giacca di pelle
non ho freddo e sono un ribelle

E va bene, non ho niente nella testa
può anche darsi, però adesso basta
sono un ribelle, l'ho deciso
e non m'importa di essere capito

3 volte: Sono un ribelle, mamma
vai a letto, non star sveglia nella stanza
Sono un ribelle, mamma
vai a letto, non star sveglia nella stanza

Sono un ribelle, mamma
Sono un ribelle, mamma


...1-2-6-9! Largo all'Avanguardia!
InkyJohn






Torno indietro?
Fabio Magnasciutti

Coro: mi piaccion le sbarbine mi piaccion le sbarbine mi piaccion le sbarbine Non posso farci niente mi sento deficiente lo so che non conviene ma poi chi si trattiene Quelle alte 1 metro e 80 quelle basse 1 e 50 non esiste divisione quel che conta è il calore Le sbarbine sono bionde le sbarbine sono more le sbarbine sono tante le sbarbine in amore Mi piaccion le sbarbine anche se mi fan soffrire non c'ho mai niente da dire quel che voglio è solo amore Sono un tipo senza storia m'han fregato la memoria ma l'amore di una sbarba mi fa andare giù di testa .............(ripete ritornello)............ Le sbarbine son carine le sbarbine c'hanno gli occhi le sbarbine con i tacchi che mi mandano nei matti Mi piaccion le sbarbine lo so che non conviene mi piaccion le sbarbine io voglio starci assieme .........(ripete ritornello)...... Yes..!

Altri testi su: http://www.angolotesti.it/S/testi_canzoni_skiantos_2411/testo_canzone_mi_piaccion_le_sbarbine_79377.html
Tutto su Skiantos: http://www.musictory.it/musica/Skiantos


rotten, eppur bisogna andar
Fabio Magnasciutti

Skianti -Mauro Biani


Freak - Gava





l'avanguardia è alternativa non fa sconti comitiva
l'avanguardia è molto dura e per questo fa paura
#pubblicodimerda

disegno di Andrea Pazienza


Skiantos - Io Sono Un Autonomo (1978)



http://www.freakantoni.it/
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Sulla sua vita ha scritto anche un fumetto, “Freak”, disegnato da Stefano Ianne

 Freak il fumetto

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Il Sanremo di Fazio, Serra e Piccolo non tocchi Freak Antoni, "
Il Fatto Quotidiano" 15 febbraio 2014
15 febbraio 2014 alle ore 8.53
Di Fulvio Abbate

Il Festival di Sanremo di Fabio Fazio, Michele Serra e Francesco Piccolo è bene - come si dice non senza fiammeggiante retorica - tenga giù le mani da Roberto Freak Antoni! Il ragazzo, il punk, il poeta, il front-man di un (nostro) sogno di ragazzi in rivolta, mai riconciliati con l’ordine naturale della conformità. Tantomeno quello socialdemocratico e post. Roberto, infatti, credeva nell’eversione poetica, ed è così morto senza mai scoprirsi affine al sistema, ai sistemi. Freak Antoni è stato il nostro Sid Vicious. Laggiù, nel Regno Unito, i Sex Pistols, qui, nel piazzale di casa nostra, anzi, a Bologna, sfolgoravano gli Skiantos, molto più di un gruppo musicale “di tendenza”, semmai uno stato d’animo, una barricata libertaria, un megafono mutante, un risotto che seppellisce.

“Rock demenziale”, situazionismo, mao-dadaismo, patafisica, così almeno secondo alcune definizioni abituali, buone, nel migliore dei casi, per “Muzak” o “Ciao 2001”. Rock, a suo modo, militante, festante, sfanculante, sbucato fuori da un’annata, il 1977, che sempre lì a Bologna, e non soltanto, donò al mondo l’assalto “alla vetrina della socialdemocrazia europea”, come d’altronde cantava un’altra (sempre nostra) voce poeticamente perfetta, profetica di quei giorni, Claudio Lolli: “… disoccupate le strade dai sogni e arruolatevi nella polizia, ci sarà il bisogno di partecipare, ed è questo il modo, al nostro progetto di democrazia”. Freak Antoni, cui dobbiamo alcune battute immense di saggezza perfino da adulto – “La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo”, “A volte il fumo è molto meglio dell'arrosto”, “Dio c'è ma ci odia!”, “Si dice che una volta toccato ilfondo non puoi che risalire. A me capita di cominciare a scavare”. - non siarruolerà mai nel contingente del conformismo commerciale, discografico, marchettaro, Roberto manterrà, infatti, il puntiglio della propria idea di sedizione poetica, d’altronde, uno che ha esordito cantando “mi piaccion le sbarbine”, ma soprattutto “Questa è avanguardia, pubblico di merda”, non lo ficchi dentro il canone spettacolare della quiete conformista dopo la tempesta della rivolta giovanile. Oh, intendiamoci, Freak Antoni, da vivo, a Sanremo ci sarebbe voluto tornare, due anni fa addirittura presentò un brano accompagnato al piano da Alessandra Mostacci, “Però quasi”, un’elegia melodica che taglia la testa al toro del fracasso, ossia dell’equivoco che un rocchettaro demenziale non possa custodire la misura del sentimento, la chiarezza struggente di un bisturi che mostri il cuore in ogni sua sezione, armonica, ritmica, elegiaca. Un amico comune, tra l’altro, mi ha raccontato che poco tempo addietro il collega e conterraneo Gianni Morandi gli aveva detto che lì, tra i fiori, lo ritenevano “vecchio”, “superato”. Impedire che Sanremo pianga le sue lacrime di caimano sull’incanto di un ragazzo eterno che ci ha fatto ballare e sorridere con la sua rivolta è l’unico vero omaggio che si possa donare a Roberto e a Freak Antoni. Dopo Marx, c’è Aprile. Non certo Serra. E neppure Fazio.