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giovedì 18 dicembre 2014

Benigni e i Comandamenti

Benigni
di Franco Portinari / Portos





Effetti benigni
Massimo Gramellini
Qualsiasi esperto di tv avrebbe spiegato a Benigni che, se c’è una cosa che non funziona in televisione, è parlare di un argomento troppo serio per due ore consecutive senza lo straccio di un ospite, di un’immagine o di un colpo di scena e con l’aggravante di un fondale marroncino alle spalle. Ma Roberto deve essersi dimenticato di interpellarlo e così ha conquistato nove milioni di spettatori con un monologo sui Dieci Comandamenti. Le ragioni di questa performance sono almeno quattro e finiscono tutte con la à. Qualità, prevedibilità, rarità e (assenza di) pubblicità.

La qualità del Benigni affabulatore è indiscutibile. In un Paese dove gli intellettuali pensano che per esseri seri occorra essere pesanti, e invece finiscono per essere soltanto noiosi, quell’uomo conosce la formula della leggerezza e di come coniugarla con la profondità. Poi, se da giovane era eversivo e lo guardavi pregustando o temendo l’imprevedibile, con gli anni si è tramutato in un’istituzione rassicurante e consolatoria, esattamente ciò di cui ha bisogno un pubblico televisivo stremato dagli scandali gratuiti e dalle provocazioni volgari. Nemmeno Benigni, però, riuscirebbe a essere Benigni tutti i giorni. Nell’era delle emozioni e distrazioni seriali, per attrarre l’attenzione degli altri occorre offrirgli qualcosa di raro e di eccezionale. Un evento, possibilmente non interrotto ogni venti minuti da un filotto dispersivo di pubblicità. L’altra sera abbiamo assistito all’esperimento di una tv di massa non concepita per i consumatori, ma per le persone. Una tv di servizio pubblico. Che ideona.


Undicesimo ricordati di santificare Benigni
Riccardo Mannelli per il Fatto Quotidiano

Io, in diretta, non l’ho visto, contavo di vederlo su Ray Replay, ma, ad oggi, non è possibile, ché, credo, ci sia dietro un problema di diritti…
 A parte qualche spezzone, oltre i post di questo topic, ho al mio “attivo” solo la lettura del commento di Aldo Grasso, il quale, sul suo forum, osserva:
Men of few words are the best men (dall’Enrico V)
…e,  infatti, in breve:
Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso  (Lc 10,27)
oppure, per chi non ama termini quali Dio o Signore, ovvero crede che Dio sia stato creato dall’Uomo a sua immagine e somiglianza:
Agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere come principio di una legislazione universale
*
In realtà, qualcosa l’ho pizzicata: gli ultimi dieci minuti in fondo alla seconda serata, proprio quando si è parlato del versetto tratto dal Vangelo di Luca e, a dire il vero, ho apprezzato la chiosa forse proprio per la sua brevità: non credo avrei resistito per due più due ore, o forse sì, irresistibilmente attratto dall’indubbio magnetismo di Benigni o semplicemente dall’effetto acquario che certe trasmissioni hanno su di me.
Alla luce di queste poche cose, posso dire che Benigni mi ha ricordato i predicatori che vengono alle Novene che precedono le feste patronali delle mie parti: in genere si tratta di Cappuccini o di Frati Minori che, sebbene li abbia raramente seguiti, posso assicurare possiedano la stessa verve e la stessa immaginifica affabulazione di Benigni, solo con una audience più limitata e con il rischio di cali di attenzione da parte dei fedeli/del pubblico che il nostro comico, almeno per quanta riguarda i presenti in teatro, non ha ovviamente corso.
E concludo osservando che ho l’impressione  che Benigni sia giunto all’inverno della sua vita: e d’inverno è meglio e il comico è più pensoso e bianco. 
(Salmastro da Aenigmatica)


Non è mai troppo tardi
CeciGian


Dieci milioni di itali seguono i 10 comandamenti di Benigni
ALTRI 50 MILIONI LI TRAGSGREDISCONO
Tiziano Riverso