Visualizzazione post con etichetta Aloi Dino. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Aloi Dino. Mostra tutti i post

sabato 13 gennaio 2024

La multiforme arte di Franco Bruna

 


La multiforme arte di Franco Bruna

Presentazione dei libri di Franco Bruna editi da Il Pennino, Torino

Ricordo di un grande artista torinese nel decennale della sua scomparsa


22 gennaio 2024

Ore 18,00

Circolo dei lettori

Via Bogino 9, Torino

Sala Biblioteca


Lunedì 22 gennaio, presso il Circolo dei lettori di Torino, saranno presentati i libri editi da Pennino

da Bruno Gambarotta giornalista e scrittore, Angelo Mistrangelo critico d’arte, Monica Bruna figlia

dell’artista, Bruno Quaranta scrittore e giornalista, Piero Soria scrittore e giornalista e Claudio

Mellana vignettista ed esperto di satira. Modera Dino Aloi editore.

Attraverso l’esperienza diretta degli amici relatori si ricorderanno le opere dell’artista riproposte

nei libri pubblicati. «La multiforme arte di Franco Bruna», corposa antologia in cui sono raccolte le

opere che spaziano dalla caricatura alla vignetta all’illustrazione per arrivare ai dipinti, alle incisioni

e ai fumetti. «Omaggio al mondo del fumetto» raccoglie le tavole di Bruna dedicate ai comics

rivisitati dal suo personalissimo tratto. «Gli Apostoli» è la raccolta completa di tutte le strip

pubblicate su Stampa Sera negli anni Settanta su testi di Piero Soria. «Pianeta fragrante» è un

fumetto di fantascienza disegnato negli anni Settanta rimasto inedito nel cassetto. «Il draghetto e

altre piccole storie» raccoglie tavole brevi senza parole, inedite, del personaggio ideato

dall’artista. In ultimo «La collezione Franco Bruna» in cui sono pubblicati gli oltre 250 disegni di

grandi artisti internazionali raccolti in trent’anni da Franco, spaziando da Crepax a Manara, da

Pratt a Trudeau.

Sarà anche l’occasione per ricordare un grande amico di Bruna e dei relatori, il vignettista torinese

Giorgio Cavallo scomparso nel 1994.




Franco Bruna. Torino 1935 - Cuneo 2014

Autoritratto

Caricaturista, illustratore, incisore, pittore e scultore del legno. Dal 1972 ha collaborato con il quotidiano torinese “La Stampa”, successivamente con “La Gazzetta dello Sport” e “Il Corriere della Sera”. Per anni crea caricature per le copertine dei settimanali “L'Espresso” e “Panorama” ed è stato uno dei caricaturisti italiani più noti e apprezzati pubblicando sulle testate più svariate, da“Topolino” ad “Airone”.

Ha realizzato anche libri, fra i quali “Torino Top” e “Tutto lo sport di Franco Bruna”.

Ha illustrato un’edizione speciale del Pinocchio con preziose tavole in bianco e nero.

Ha partecipato regolarmente a importanti eventi umoristici, raccogliendo premi a gogò, fra cui la Palma d'Oro al Salone umoristico internazionale di Bordighera, il Premio Satira Politica a Forte dei Marmi e il premio Giorgio Cavallo a Moncalieri.


Informazioni: Il Pennino - 3356869241 - info@ilpenninodinoaloi.it - https://www.ilpenninodinoaloi.it/index.php?


Alcune delle opere di Franco Bruna


Giulio Andreotti - © Franco Bruna

Andrea Camilleri - © Franco Bruna

Mario Soldati - © Franco Bruna

Charlie Chaplin - © Franco Bruna

Ti potrebbe interessare anche :





venerdì 27 ottobre 2023

Ciao direttore! per Sergio Staino gli amici artisti.

ciao Sergio è proprio il caso di dire "riposa in pace", dopo tanto dolore grazie per l'impegno, per la lotta per aver cercato ostinatamente, fino all'ultimo, quell'angolo di luce nei tuoi occhi per i brevi momenti condivisi chissà come avresti trattato questi tempi bui tu che al buio davi del tu
Fabio Magnasciutti


Se ne va un grandissimo amico.

Un affabulatore eccezionale, una persona splendida dotata di grande senso dell'umorismo".

Dino Aloi, vignettista e storico della satira, conosceva Staino dal 1983 e con lui aveva un forte legame.
    "Era molto preciso nelle sue vignette, riusciva a far sorridere anche raccontando aneddoti, le sue esperienze. Gli abbiamo attribuito nel 2002 il premio Giorgio Cavallo. Fu una grande festa: ci intrattenne con i suoi ricordi, anche quelli su Cavallo che conosceva bene" ricorda Aloi che, con Claudio Mellana, organizzò in quell'occasione una grande mostra dedicata a Staino a Moncalieri (Torino).
    "Ha quasi inventato un genere perché da comunista - osserva Aloi - diventò l'anima critica del Pci: attraverso il suo personaggio Bobo ha raccontato il teatrino della politica degli ultimi quarant'anni. Ha fatto satira politica vista dall'interno, un grande intellettuale della sinistra che amava e però criticava, Non potevi non volergli bene. Era un geniale battutista, bravissimo anche disegnatore. Ultimamente purtroppo tutti sanno che aveva problemi di vista" Staino aveva creato la copertina per Buduar, la rivista satirica online che Aloi dirige con Alessandro Prevosto. Insieme hanno tenuto conferenze sulla storia della satira. "A scoprirlo - ricorda Aloi - fu nel 1979 Oreste del Buono che pubblicò le sua vignette su Linus. Fu direttore dell'Unità e prima, nel 1986, l'inventore di Tango, il supplemento dell'Unità, poi diventato Cuore sotto la direzione di Michele Serra. Ha ideato supplementi come La domenica del cavaliere, molto divertente e raffinato, Emme. Amava molto i giovani. La stessa ElleKappa maturò proprio con lui".
    "Mi mancherà tantissimo, oltre che un amico, era la persona giusta a cui chiedere un consiglio", dice con tristezza Aloi.
 

Per Sergio
Ellekappa 




Ciao Direttore

Ti ringrazio di avermi fatto fare un pezzetto di strada con Te. Grazie alla pubblicazione su Buduàr e su L'Unità, quando eri Direttore del giornale, ho vissuto la bellissima avventura del World Press Cartoon.

Conservo le tue email con molto affetto!

Gio


Sul giornalone della Stampa per l'omaggio a Staino ho plagiato alcuni suoi sodali di Tango
Andrea Bozzo


Ciao Staino.
Lele Corvi



Voglio salutare Sergio con questo disegno, che realizzai per la simpatica mostra organizzata nel 2020, a Firenze, dal comune amico Stefano Giraldi per i suoi ottant'anni (e per quelli di Francesco Guccini) dal titolo "Ottanta voglia di raccontare". E ricordando il nostro ultimo allegro incontro in occasione di "Racconti nella Rete" a Lucca. Ciao Sergio!
Le mie più sincere condoglianze alla famiglia.
Marco De Angelis




È morto Sergio Staino. Vorrei dire qualche parola in più sul nostro rapporto. Complicato, oppure molto semplice: non so. Magari ci proverò, ma per ora lascio la parola a Bobo: la scena è sua.

#staino #bobo #sergiostaino #vignetta #fumetto #memeitaliani #umorismo #satira #humor
Mario Natangelo



Ciao Staino
Romaniello U.


A Sergio Staino Sergio Staino Due
#satira #bobo #SergioStaino #perte
Kutoshi Kimino



by Joshua Held



#SergioStaino La mia vignetta oggi nel paginone dedicato a Sergio, su 
@repubblica
Mauro Biani


#SergioStaino 💗 #propagandalive
Makkox



È morto Sergio Staino.
#Staino #SergioStaino #satira #lutto #scomparsa #Bobo
Tartarotti


SERGIO STAINO, UN COMUNISTA ERETICO MA ANCHE ORTODOSSO 
L'AMICO MICHELE SERRA LO RICORDA COSÌ SU “LA REPUBBLICA” 
■ di Michele Serra per “la Repubblica”
Sergio Staino non è stato solo un grande autore e narratore satirico (uno dei più importanti del Novecento italiano). È stato anche un intellettuale generoso e indomabile, neppure scalfito dal sospetto che la politica, la cultura, l’arte potessero mai perdere rilievo e significato sotto i colpi dei tempi nuovi. Intellettuale nel senso più profondo e più concreto del termine: una persona che suscita pensiero, lo provoca, lo organizza, e nel tumulto che ne deriva si sente vivo e utile.
Oggi, in un mondo ideologicamente scardinato, non è facile capire quale ingegnoso, incredibile azzardo fu il suo “Tango”: un giornale di satira dentro l’organo ufficiale del Partito comunista, "l'Unità", un bivacco chiassoso e programmaticamente libero dentro le mura già intaccate ma ancora imponenti di quel partito che per lui, come per milioni di italiani, era ancora casa e chiesa. Sergio, in quell’ormai lontano ’86, era già il padre di Bobo. Ovvero l’autore di una vera e propria saga del disincanto, autobiografia collettiva di un mondo perfettamente cosciente della morte dell’ideologia eppure appassionatamente vivo, persona per persona; e fermamente intenzionato a non diventare mai cinico, mai immeschinito.
In quelle strisce l’intenzione artistica di Staino era indistinguibile da quella politica: quel gruppo di famiglia era una specie di parlamentino domestico. Bobo è una delle più fortunate, limpide applicazioni dell’idea sessantottina che niente è solo privato, niente solo politico. Si trattava di elaborare il lutto (la casa comune si stava sfarinando, la Bolognina era alle porte) senza piangersi addosso e anzi ridendo di sé stessi, terapeuticamente, intelligentemente. Bobo lo faceva a partire dai suoi esordi politici giovanili, la militanza in un partitino marx-leninista settario e moralista del quale parlava quasi con tenerezza, come di una malattia formativa. Da quell’angustia il giovane Staino, architetto già con il guizzo del disegnatore, era sortito con una gran voglia di campo aperto e di avventura intellettuale.
Ma la vittoria di Bobo, il suo successo ben presto molto solido, non gli bastava. Bobo era un eroe collettivo, insieme a Cipputi è stato ed è il testimone impavido di un trapasso d’epoca di quelli che tutto travolgono tranne i sentimenti forti e i princìpi solidi. Il suo romanzo non poteva esaurirsi nell’autobiografia, era un romanzo sociale ed era un romanzo politico. Aveva necessità di compagni di viaggio e andò a snidarli quasi ovunque. (Me, molto giovane, mi inchiodò al bar Basso di Milano dicendomi: tu sei un autore di satira. Non mi risultava e glielo dissi, ma non mi sembrò che la mia opinione reggesse davanti alla sua, che era quella di un capo).
Ancora oggi mi chiedo come abbia fatto, Sergio, a mettere insieme un gruppo di autori così lontani tra loro e così lontani da lui, gli anarchici, i menefreghisti, quelli del Settantasette, i comunisti, i radicali, gli allegri sporcaccioni “alla francese”, i moralisti pan-politici. Con un tasso di narcisismo e di ombrosità che, per giunta, tra i satirici è spesso altissimo, perché alla foga politica tocca sommare la prosopopea artistica. Ma la sua fiducia nella interminabile e sempre inconclusa discussione che costituisce l’essenza stessa della sinistra era così forte da vincere una scommessa che, sulla carta, sembrava quasi insensata. Andrea Pazienza con Ellekappa, Vincino con Altan, Angese con Domenico Starnone, Mannelli con Francesco Guccini, tutto si tenne. E Paolo Hendel, David Riondino, le feste di Tango a Montecchio: “Cuore” fu, di quella storia, una fortunata discendenza. Il figlio di quel padre.
Già lo slogan di lancio di “Tango”, ovvero “chi si incazza è perduto”, diceva tutto dello spirito di Sergio, che era aperto, curioso, disponibile, mai arcigno, mai escludente. Da Mao a Matteo Renzi (non è una battuta, è l’enunciazione di una vastità) non c’è fase o personaggio della storia della sinistra e della post-sinistra con i quali Sergio non avesse voglia di aprire un contraddittorio permanente. Perché Sergio aveva la fortuna di essere – o di essere diventato per intelligenza e per voglia – al tempo stesso un eretico e un ortodosso, un riformista e un incendiario, un polemico e un tollerante, un uomo di partito e un artista irriducibile a qualunque convenienza politica, una persona schieratissima eppure dal giudizio sempre libero. Lasciando un segno che, a volerlo intendere, è tanto più importante quanto più la discussione pubblica va facendosi acrimoniosa e suscettibile: essere appassionati ed essere tolleranti non solo non è incompatibile, ma l’una e l’altra facoltà possono darsi reciproco sostegno. “Chi si incazza è perduto”.
Le persone che, sulla scena artistica e culturale italiana, devono qualcosa a Sergio Staino sono parecchie: la sua capacità di “fare ambiente” e anzi crearne di nuovi, la sua voglia di animare giornali, riempire teatri, organizzare incontri è stata ininterrotta (fino alla presidenza del club Tenco, la cui rassegna è in corso proprio in questi giorni sul palco dell’Ariston). Ha fatto incontrare persone, ha incrociato altri artisti e li ha fatti incrociare tra loro, ha preso di petto i leader della sinistra da pari a pari, è intervenuto in tutti o quasi i dibattiti esistenti perché rimanersene zitto non era nelle sue facoltà. Ha sollecitato chiarimenti e ha sollevato polemiche, e sempre come se nessuna partita fosse chiusa e tutte le occasioni ancora aperte. Era ottimista, spiritoso, coraggioso. Non si è mai arreso alla cecità progressiva che lo ha tormentato per quasi tutta la vita. Ha continuato a lavorare con l’aiuto di suo figlio Michele e il sostegno inesauribile di sua moglie Bruna.
Mancherà molto a chi gli ha voluto bene. Oltre agli amici, milioni di lettori, che gli saranno sempre grati per avere raccontato gli sconvolgimenti della sinistra italiana come se la sinistra, anche in mezzo ai cocci, fosse ancora una comunità, e il suo viaggio non debba mai avere fine.






*****

domenica 22 ottobre 2023

MAXXI : Jacovittissimevolmente. L’incontenibile arte dell’umorismo, a cura di Dino Aloi e Silvia Jacovitti

 




A cento anni dalla nascita, il MAXXI festeggia Jacovitti con la mostra


JACOVITTISSIMEVOLMENTE

L’incontenibile arte dell’umorismo

a cura di Dino Aloi e Silvia Jacovitti con Giulia Ferracci

25 ottobre 2023 – 18 febbraio 2024

Il progetto Jacovittissimevolmente, dedicato alla galassia creativa di questo autore geniale, comprende anche la mostra Tutte le follie di Jac!, al MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli, dal 7 ottobre 2023 fino al 25 febbraio 2024

www.maxxi.art 


Roma, ottobre 2023. Il 9 marzo del 1923 nasceva a Termoli Benito Jacovitti

In occasione del centenario, il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo festeggia il celebre e geniale fumettista con la mostra Jacovittissimevolmente. L’incontenibile arte dell’umorismo, a cura di Dino Aloi e Silvia Jacovitti con il coordinamento curatoriale di Giulia Ferracci, nello Spazio Extra MAXXI dal 25 ottobre 2023 al 18 febbraio 2024. Main sponsor Esselunga che, alla fine degli anni Sessanta, ha avuto con Jacovitti una proficua collaborazione creativa. Sponsor Ferrovie dello Stato,  PWC  sponsor delle attività educative.


Quella al MAXXI è parte di un più ampio progetto che comprende anche la mostra Jacovittissimevolmente. Tutte le follie di Jac!, a cura di Luca Raffaelli, al MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli, aperta al pubblico dal 7 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024.



A partire dal titolo che accomuna le due esposizioni, sorta di scioglilingua scherzoso quasi impronunciabile, il visitatore viene catapultato nell’universo jacovittiano, animato da personaggi fantastici e surreali. Un mondo giocoso, irriverente e visionario, che fa riflettere mettendo il buonumore, capace – come ha scritto Vincenzo Mollica – di trasformare la comicità in poesia.


Al MAXXI sono esposte circa 400 tavole e illustrazioni originali, oltre a una serie di giornali, albi e libri anch’essi originali, popolate da oltre 100 personaggi indimenticabili nati dalla sua infaticabile matita che hanno accompagnato intere generazioni di ragazzi. 

L’allestimento è un’esplosione di colori e si ispira ad Anticaglie, una delle celebri panoramiche inventate da Jac, tavole affollatissime di personaggi divenute, nel corso degli anni, una sorta di suo marchio di produzione. Qui la panoramica è al centro dell’esposizione, disposta a terra a mo’ di tappeto, e accompagna i visitatori attraverso le diverse sezioni di mostra. 



Scrive il curatore Dino Aloi: “L’artista diventa un fiume in piena che esonda, un mare in burrasca, una tempesta che si abbatte con la stessa incontenibile forza di chi vuole colpire nel segno, ovvero il suo pacifico lettore, che viene inesorabilmente travolto da questo uragano di invenzioni. Grazie a lui riusciamo a ritrovare noi stessi, la parte migliore, quella divertente, che ci rammenta l’eterna fanciullezza a cui restiamo legati profondamente.“


LA MOSTRA

Il percorso di mostra parte dagli Esordi, nel 1939, quando Jac inizia a pubblicare vignette sul settimanale satirico fiorentino Il Brivido. Qui troviamo anche sei preziose tavole inedite, le uniche rimaste, della storia inedita I tre re, disegnate nel 1941 e dedicate ai massimi poteri del tempo: il Papa, il Re e Mussolini.



La mostra prosegue con le prime storie stampate su Il Vittorioso (1937 - 1970), celebre periodico dedicato ai fumetti. Esposte tavole di piccolo formato in cui l’abilità nel disegnare si coniuga con l’invenzione di storie dalle trame ampie, western e poliziesche, esotiche e orientali, come Alì Babà, Le Babbucce di Allah, Pippo in Africa e L’On. Tarzan.

Le affollatissime panoramiche, ricche di centinaia di figure e di battute, personificazione dell’Italia di quegli anni, occupano un’intera area espostiva con tavole eccezionali come Arte moderna, Er gioco der pollo, Buon Natale dottò!

Le pareti dello spazio centrale sono invece invase dai suoi 100 personaggi: Giacinto corsaro dipinto, Oreste il Guastafeste, Battista l’ingenuo fascista, il celeberrimo Cocco Bill, Zorry Kid, Tom Ficcanaso, Occhio di Pollo, Pippo Pertica e Palla, la Signora Carlomagno, Microciccio Spaccavento e tanti altri eroi scanzonati. 

Una ampia selezione di tavole a colori è dedicata al KamasuLtra, goliardica pubblicazione del 1977, manuale buffo di posizioni erotiche acrobatiche realizzato con Marcello Marchesi e alle successive tavole realizzate per la rivista Playman.



Immancabili le tavole del Diario Vitt, il diario delle Edizioni AVE, oggetto di culto, ricco di vignette e illustrazioni, che ha accompagnato intere generazioni di studenti per oltre un trentennio (1949 – 1980). 

Segue una sezione dedicata agli anni in cui la matita di Jacovitti è prestata ad alcune campagne pubblicitarie e alle animazioni per Carosello.

Chiudono la mostra uno spazio di gioco pensato per i più piccoli dove sono esposte illustrazioni originali realizzate nel 1964 per Pinocchio, tra le opere più significative della sua carriera, e una serie di tavole create dai più importanti fumettisti italiani e stranieri che, negli anni, hanno reso omaggio al maestro.



Accompagna la mostra il libro JACOVITTISSIMEVOLMENTE. L’incontenibile arte dell’umorismo,



a cura di Dino Aloi e Silvia Jacovitti, Editore Il Pennino, 168 pagine, italiano. Organizzato in capitoli introdotti da brevi testi descrittivi, il libro traccia la storia di Benito Jacovitti, dagli esordi agli ultimi anni, dalle vignette per Il Brivido, alle tavole del celebre periodico Il Vittorioso, fino al KamasuLtra e ai suoi interventi per locandine dei film, manifesti, pubblicità e gadget. Tavole, bozzetti, schizzi e illustrazioni si uniscono a testi descrittivi e a saggi di critici, curatori e giornalisti, dando vita a un universo multiforme che unisce gioco e irriverenza, ironia e poesia.


Per tutta la durata della mostra, l’Ufficio Educazione propone attività per famiglie. Nel periodo del Carnevale 2024, in particolare, sono in programma laboratori per scoprire l'arte del disegno insieme al fumettista Luca Salvagno. Il pubblico adulto può esplorare il caotico e irriverente universo di Jacovitti attraverso visite guidate (per info, prenotazioni e biglietti contattare edumaxxi@fondazionemaxxi.it).


MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo

Via Guido Reni 4a-8, 00196 Roma

Spazio EXTRA MAXXI



Biglietti

10 € biglietto dedicato mostra Jacovitti

18 € biglietto intero mostra Jacovitti + ingresso MAXXI (€16 ridotto)


  • https://www.fondazionemacte.com/
  • https://www.maxxi.art/events/jacovittissimevolmente/
  • https://www.ilpenninodinoaloi.it/index.php?

----------------

Ti potrebbe interessare anche:


JACOVITTI genio del sorriso (mostra nel centenario della nascita)



100 anni con JACOVITTI

giovedì 5 ottobre 2023

Laicità e anticlericalismo. Una storia con origini lontane

 By Il giornale di Libex 2023



La lanterna magica 1863


Laicità e anticlericalismo. Una storia con origini lontane

DINO ALOI | Editore e storico della satira grafica


Laicità e anticlericalismo.

La satira anticlericale in Italia ha origini lontane, ovvero pone le sue radici nel Risorgimentoper questioni principalmente politiche in quanto lo Stato Pontificio si è sempre opposto all’unificazione italiana. Oltretutto, la posizione dedita alla laicità ha sempre visto come fenomeno naturale una netta distinzionetra potere spirituale e potere temporale.

Il papa agiva infatti come un capo di stato avocando a sé sia un potere politico (temporale e di governo) che quello spirituale. I satirici che nella loro natura hanno già per traverso ogni tipo di potere – finanziario, politico, militare, istituzionale, giuridico, ecc. – non potevano che avere fortemente inviso anche quello di un papato che oltretutto era anche rappresentante di ostentate ricchezze. È dunque normale che durante la Repubblica Romana, nel 1849, nel momento incui si insediò il triumvirato composto da Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini, con la fuga temporanea del papa Pio IX a Gaeta, sia uscito a  Roma un giornale come “Don Pirlone” in cui l’obiettivo di dileggio principale era proprio il potere della chiesa. Non sono certo da meno altri giornali, fortemente favorevoli alla riunificazione italiana come “Il Fischietto” di Torino e “Il Lampione di Firenze”. Su quest’ultimo le vignette contro il papa abbondano, mentre il giornale torinese si pone in modo più leggero e politico non gettando un vero e proprio guanto di sfida e ponendosi principalmente in chiave anti austriaca.

Dopo l’Unità del 1861 si pone dunque ciò che sarà chiamata “la questione romana” ovvero l’atteggiamento da tenere nei confronti dello Stato Pontificio, con personaggi come Garibaldi che cerca di andare ad occupare i territori per ben due volte (Aspromonte, 1862 e Mentana, 1867) nonostante gli accordi con il regno appena nato, cosa che lo costringerà alla ritirata sotto le fucilate degli stessi piemontesi.

Curiosa la posizione francese che, con Napoleone III, si trova ad essere protettore sia del regno d’Italia che, nel contempo, dello Stato Pontificio, una sorta di arbitro o di vigile urbano che tende a non far acuire conflitti tra le due parti.

La posizione della chiesa, contraria al Risorgimento porterà ovviamente ad una maggiore laicizzazione dello stato anche per via del decreto “Non expedit” emanato da Pio IX (29 febbraio 1868), che impediva ai cattolici di partecipare alla vita politica nazionale, dando ovviamente il fianco a coloro che incrementarono anche l’anticlericalismo. Dopo la battaglia di Sedan (1870), apice della guerra franco-prussiana che vede la disfatta dei francesi, gli italiani, attraverso l’esercito, si fanno più arditi e appena 20 giorni dopo, in una città senza più la protezione francese, occupano l’urbe attraverso la “Breccia di Porta Pia”. Nonostante l’emanazione

Rata Lunga (Galantara), Clericalismo, L’asino 1914

della “legge delle guarentigie” (13 maggio 1871) da parte dello Stato italiano, ora riunificatosi e con Roma capitale, in cui si stabilivano tutta una serie di privilegi per il papato, non essendo stata riconosciuta dalla parte clericale, i papi restarono chiusi all’interno dei loro territori, ormai molto ridotti, per sessant’anni, sino alla firma dei “Patti lateranensi” (11 febbraio 1929) in cui si stabiliva un accordo formale tra stato e chiesa. La presa di Roma porto alla fuga i redattori del giornale di ispirazione cattolica “Cassandrino”.

Oltre alla satirica anticlericale è opportuno osservare che anche nell’Ottocento vi furono molti giornali satirici di chiara posizione  cattolica e antigovernativa come “La Frusta”, “La Lente” e “Il Caccialepre”, giusto per citarne alcuni. Il più importante di questi sarà poi nel Novecento “Il Mulo”, nato su posizioni ultracattoliche, antisocialista e antimassonico, per contrastare il grande successo de “L’Asino” creato da Guido Podrecca e Gabriele Galantara.

Spesso mi diverto a mostrare le vignette laiche contro il papa dell’Ottocento in quanto, essendo ormai storicizzate, non devono passare sotto le forche caudine di un politicamene corretto oggi imperante, un qualcosa che è decisamente in funzione antisatirica e soprattutto antipensiero, volto a un’omologazione che può far comodo ai poteri davvero forti, non quelli politici ma più propriamente quelli capitalisti/finanziari. Le vignette contro la chiesa e contro il papa nello specifico, in quanto rappresentante principale, erano davvero forti e oggi non passerebbero nemmeno la censura. Motivo in più per poterle godere e soprattutto continuare a farle girare.

Galantara fu davvero autore di vignette anche molto forti rivolte a Leone XIII e soprattuttocontro Pio X, bersaglio prediletto dalla satira socialista nascente proprio in quegli anni. Il Giornale “L’Asino” venne infatti fondato nello stesso anno del Partito Socialista Italiano (1892) e possiamo considerarlo il primo foglio socialista italiano - e lo rimarrà fino alla sua censura nel 1925 - in cui ci si inizia a preoccupare degli oppressi e dei deboli come i contadini e gli operai che finalmente trovano qualcuno che politicamente inizia a farsi carico delle loro problematiche. La politica resta appannaggio della borghesia, ma quantomeno è una borghesia che guarda oltre gli interessi di classe.

In Francia, le riviste su posizioni anticlericali sono molte, anche queste sempre in veste antipotere ricoperto dalla chiesa, giornali che si scagliano ferocemente contro le ricchezze accumulate anche grazie agli oboli.Tra queste citiamo “Le Canard Sauvage” (1901), La Calotte (1906-1912) e soprattutto “L’Assiette au Beurre” (1901-1912) che videro come collaboratori artisti di prima grandezza, pittori e vignettisti satirici, Théophile Alexandre Steinlen, Juan Gris, František Kupka e Gustave-Henri Jossot, ma anche alcuni italiani come lo stesso Gabriele Galantara (che dedicò al Vaticano un intero numero del giornale) e Cesare Giri (in arte “Giris”, anche lui artefice di un numero sull’elezione del nuovo pontefice Pio X).

La laicità prende forma e si concretizza certamente grazie all’uso delle vignette che mettono alla berlina piccoli soprusi esercitati dal potere dei rappresentanti della chiesa, facendo sorridere ma nel contempo riflettere su certi atteggiamenti, cercando di portare la gente a pensare con la propria testa.

Una storia antica che ci permette di poter godere di riflessioni del passato, osservando i disegni,a prescindere dalle posizioni politiche personali •

Frantis!ek Kupka, Religions, L'assiette au Beurre, 1904

Lange-Gabriel (Asmode"e), La pieuvre, La Calotte n°12 (30 novembre 1906)

Curatela editoriale

Thierry Vissol

Direttore responsabile

Oscar Antonio Buonamano

www.pagina21.eu

+++++

Ti potrebbe interessare anche:


Il giornale di Libex 2023



venerdì 23 dicembre 2022

Auguri 2022 e i trent'anni del Pennino

 

Natale 2022

Auguri calorosi  (forse)

Dino Aloi


Auguri caro Dino e Tantissime Congratulazioni per i Trent'anni della tua casa editrice

UMORISMO, SATIRA, ARTE, NARRATIVA

https://www.ilpenninodinoaloi.it/index.php?













Dove nasce la passione per l'umorismo

Dino Aloi nasce nel 1964. Nel 1981 organizza la sua prima mostra con i vignettisti. Nel 1987 crea Il Pennino d’Oro che nel 1992 trasforma nella ditta Il Pennino S.a.s. attraverso cui organizza mostre e edita libri legati a umorismo e satira.

Dino Aloi di Milko
Il Pennino gestisce mostre in Italia e all’estero sul tema storico utilizzando un archivio di oltre 40.000 giornali satirici che vanno dal 1848, anno di pubblicazione delle prive riviste del settore, per arrivare ai giorni nostri. Le mostre spesso hanno anche carattere tematico legate a prodotti locali (sia con ricerca storica che con materiale realizzato appositamente).

L’umorismo resta uno dei modi migliori per raccontare e comunicare messaggi, sia a carattere didattico che a carattere ludico. Per molte mostre organizzate per Enti pubblici (Comuni e Regioni) ha anche curato il coordinato di immagine relativo (comunicazione piana e comunicazione esterna con studio di immagine).

Contemporaneamente gestisce campagne pubblicitarie per vari enti e società private, sempre legate all’umorismo, lavorando con alcuni tra i migliori disegnatori italiani. Tra le altre ricordiamo alcune campagne per Seat e società consociate (Pagine Gialle Elettroniche), ASL e Enel attraverso l’agenzia Opera. Per altre società private ha organizzato e pianificato la realizzazione di mascotte, sempre con l’ausilio del disegno umoristico.

Le pubblicazioni de Il Pennino in tre decenni’anni sono oltre 200 mentre le mostre organizzate dal 1981 circa 350. La freschezza dl disegno e il sistema innovativo di comunicare argomenti o prodotti di qualsiasi genere mantengono immutati nel tempo un carattere particolare per promuovere o diffondere idee. Il Pennino è specializzato particolarmente in questo genere, divertente e di impatto forte e incisivo.




www.ilpenninodinoaloi.it