domenica 29 giugno 2014

Spirito di vino 2014 - Concorso internazionale di vignette

Ricevo e vi inoltro molto volentieri questa  e-mail


Cari Amici,

abbiamo il piacere di presentarvi la 15° edizione del Concorso Internazionale Spirito di Vino, organizzato da Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia.
Anche quest'anno i partecipanti saranno divisi in due sezioni: la prima riservata ai vignettisti dai 18 ai 35 anni d'età e la seconda destinata ad artisti che hanno superato i 36 anni d'età.

Il Concorso ha preso il via in occasione di Cantine Aperte, il 25 maggio scorso, e prevede la possibilità di inviare fino a un massimo di tre opere satiriche sul tema del vino entro il 31 agosto 2014. Le premiazioni avranno luogo a Udine il 13 settembre 2014 in occasione di Friuli DOC, l'appuntamento annuale con l'enogastronomia della Regione Friuli Venezia Giulia.
Le opere possono essere inviate:
Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia
Via del Partidor 7
33100 Udine
Vi invitiamo a visionare il regolamento, e saremmo grati se poteste aiutarci a pubblicizzare il nostro concorso.






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I vincitori dell'edizione 2013

i due primi premi 
Ottima annata
categoria under 35
Stefano Antonucci

L'attesa
categoria over 35
Friedrich Tasser



Tutti gli altri premiati e menzionati  li potete ammirare QUI


Verdi, bianchi, rossi (1813-2013, anniversario della nascita Verdi che come il vino rappresenta un'eccellenza del made in italy nel mondo)
categoria over 35
Mauro Sacco Elisa Vallarino

sabato 28 giugno 2014

World Cup 2014: Italia a casa

«La difesa sballata, il centrocampo endemicamente fioco, l’attacco composto di gente molto sollecita a impaurirsi. E dove credevamo di andare?»
Gianni Brera (1966 dopo la partita persa con la Corea)

Calimario
di Marco Tonus


La notizia del momento è senz’altro data dall’eliminazione dell’Italia, che al termine di una gara assai contestata per l’arbitraggio perde contro l’Uruguay, abbandonando così anzitempo la competizione.
L'Italia così si aggiunge alla Spagna ed Inghilterra, le illustri decadute di questo Mondiale.
A Natal, l’Uruguay, sconfitto nel primo match, si qualifica e ora spera di rivivere i fasti messi in atto al Maracanà ben 64 anni orsono.
Prandelli ed Abete rassegnano le dimissioni.
Tante le polemiche per l'arbitraggio ed il gioco giocato dagli italiani.



Hola Italia!
Paolo Lombardi




PORTOS / Franco Portinari


Corcovado e Corcotorno
di Giovanni Angeli



Duri
CeciGian

Gambe rubate all'agricoltura
Riverso





21/06/2014
 Un Paese immobile
Massimo Gramellini
Hai un centravanti sopravvalutato, che ha segnato poco e parlato troppo ovunque sia stato. Il classico pacco dalla confezione luccicante: bello, statuario, un personaggio che fa notizia per il fatto stesso di esistere e che esiste per fare casino e mandare tweet banali che i giornali riportano con entusiasmo. Come tutti i sopravvalutati, il pacco azzurro è un asso nel vendersi e nell’incantare gli innamorati dei luoghi comuni. Diventa il simbolo della squadra e segna un gol all’esordio contro una difesa di paracarri. Tutti sanno che a ogni suo rarissimo acuto seguono mesi di catalessi, eppure tanto basta per farne un titolare inamovibile.
Hai un altro centravanti che ha segnato ventidue gol negli ultimi sei mesi ed è circonfuso di grazia celeste: corre come un satanasso dietro a qualsiasi cosa si muova e ogni palla che lo sfiora si trasforma in una carambola imprendibile. E’ un bravo ragazzo del Sud, serio e lavoratore, si diceva una volta. Giovane e dalle prospettive illimitate, però forte e perbene, quindi poco spendibile sul mercato della panna montata. Viene svenduto all’estero, con la convinzione sottintesa che si tratti di una meteora, e convocato in azzurro a furor di statistiche, ma solo per accomodarsi in panca a fare da riserva a uno che vede la porta molto meno di lui. Hai questi due centravanti e, poiché sei italiano, preferisci il bluff patinato al benedetto dal destino. Ti meriti di perdere: la partita e Immobile. E di tenerti Balotelli.


La vignetta di Giannelli

Tifosi speciali
Umberto Romaniello






Dalcio


 Restare gelati
Tauro



Krancic



 Delusione mondiale
SERGIO STAINO



Nottambuli deambulanti...
Armando Lupini





L'arma segreta... richiesta per passare agli ottavi
Alfio Leotta



Figure
Beppe Mora


Creste
Beppe Mora


Niente sfilate, nessuna notte magica...
UVA




come quando fuori
Fabio Magnasciutti



wherever I lay my hatfabio magnasciutti



lessi
fabio magnasciutti



Milko


25/06/2014
Morsi e rimorsi 
Massimo Gramellini
Speriamo che la Nazionale non sia lo specchio della Nazione, altrimenti dovremmo tutti imitare Prandelli & Abete e dimetterci irrevocabilmente da noi stessi. Ieri l’immagine dell’Italia nel mondo era una combriccola di abulici che faticavano a mettere insieme tre passaggi di fila, figuriamoci un tiro in porta. Quattro anni fa avevano perso i vecchi e si invocò il ricambio generazionale. Ma quattro anni dopo hanno perso soprattutto i giovani, il cui simbolo è l’indisponente Balotelli, un eterno incompiuto spacciato per fuoriclasse da un sistema mediatico che ha smarrito il senso delle proporzioni. Persino il mio Immobile, che in Italia si era aggirato per le aree di rigore come un lupo mannaro, sembrava un barboncino al guinzaglio della difesa uruguagia.
Certo, l’arbitro dal cognome recidivo (Moreno), l’espulsione esagerata di Marchisio e il comportamento da roditore di Suarez, che ha affondato i suoi incisivi nella pellaccia di Chiellini. Ma il lamento è un diritto che va meritato. E questa Italia depressa e deprimente, senza talento né carattere, merita soltanto di tornarsene a casa e ricominciare daccapo, con meno squadre e meno stranieri, come accadde dopo la Corea del 1966. Quando fummo eliminati al primo turno per la seconda volta consecutiva, proprio come adesso, e Gianni Brera scrisse: «La difesa sballata, il centrocampo endemicamente fioco, l’attacco composto di gente molto sollecita a impaurirsi. E dove credevamo di andare?». Più che un’analisi, una profezia.

 

Uruguay ai vinti
Fuori. La vignetta (questa la foto originale di Mujica) oggi per il manifesto.
 Mauro Biani
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 PS:
anche la Barilla scherza sull'eliminazione dai Mondiali con una serie di twitter

Finisce il mondiale dell'Italia. L'Uruguay ha vinto 1 a 0. Cosa è mancato agli azzurri?


Repubblica : l'ironia di Barilla

martedì 24 giugno 2014

Azzardo: non chiamiamolo “gioco”




Comunicato Stampa

Presentazione della mostra umoristica itinerante dedicata al gioco d'azzardo

Azzardo: non chiamiamolo “gioco”

NO SLOT: campagna contro il gioco d’azzardo

"Fermiamo il gioco d'azzardo, vera e propria tassa sulla povertà e droga di stato che colpisce i più deboli. La mania del gioco colpisce i più poveri, i pensionati, gli svantaggiati: coloro che di soldi non ne hanno e che sperano di uscire da situazioni di incertezza economica e difficoltà vincendo qualche scommessa. È, quindi, una realtà che tocca tutti e soprattutto, gli strati più bassi della popolazione."

Giovedì 26 Giugno 2014 presso il Collegio San Carlo in corso Magenta 71 a Milano alle ore 11.30

verrà presentata alla stampa, alle televisioni e alle radio e gli enti competenti, la mostra umoristica dedicata alla campagna contro il gioco d'azzardo. La mostra voluta da Franco Taverna con la collaborazione artistica del cartoonist Giovanni Beduschi, con il Patrocinio della Presidenza del Senato, dalla Regione Lombardia , dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca e della Fondazione Exodus, avrà modo di presentare le 72 tavole eseguite dalle 35 migliori matite Nazionali che hanno graficamente illustrato il tema nella loro più pungente e sarcastica ironia che solo loro possono rappresentare.

La mostra verrà presentata con la partecipazione del Presidente del Senato Pietro Grasso, con Don Antonio Mazzi e Franco Taverna (Fondazione Exodus), Simone Feder (Università Bicocca), Giovanni Beduschi (Cartoonist e curatore della mostra) e con la presenza di due psicologi responsabili nell' aiutare chi soffre della sindrome del gioco illegale.

Sarà anche l'occasione di comunicare i luoghi italiani che esporranno la mostra che diventerà itinerante.

Le mostre verranno esposte in autunno partendo da una delle sale del Palazzo del Senato a Roma.

Vi aspetto Numerosi

Giovanni Beduschi e Franco Taverna

Cartoonists Partecipanti alla mostra:

Audisio Gianni, Bacci Franco (Bac), Barchetti Giorgio (Bold), Beduschi Giovanni, Bersani Andrea, Biondi Enrico (Lele&fante), Campaner Angelo, Caratto Luciano, Cardelli Giacomo (jack), Careghi Athos, Congiù Mariano, Colombo Alice, Corvi Gabriele, Delvaglio Paolo, Dotti Francesco, Francioso Pietro, Fusi Marco, Giannotti Roberto, Leotta Alfio, Loiacono Filippo (Frago), Mantovani Carlo & Galavotti Roberto (Pirellone&Bekko), Mellana Claudio, Pani Fabrizio (Panif), Paparelli Danilo, Perazzolli Pierpaolo (EDYPerazz), Ricciarelli Luca, Riverso Tiziano, Sacchi Oscar, Solinas Doriano, Soria Giovanni, Sterpone Carlo, Testa Salvatore, Tosin Anna, Tosti Paola e Tubino Antonio.

Per qualsiasi informazione o dettaglio della mostra vi prego di contattarmi

Cartoonist GIOVANNI BEDUSCHI www.digilander.it/gbedu cell.: 339.7244142 © Gb 2014

Eccovene alcune in anteprima
di Lele & fante



di Campaner
di Athos Careghi


di Perazzolli - EDYPerazz

di Solinas

di Bold

di Giovanni GBeduschi

di MAC
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Ansa
Articolo 21
Vita.it 
No Slot

SEL la rottura

La rottura di Sinistra Ecologia e Libertà
Tiziano Riverso


PORTOS / Franco Portinari




PORTOS / Franco Portinari


SEL Ven ( Vendola... a pressione )
Arcangelo Carrera



Sel si spacca sul decreto Irpef e sugli ottanta euro di Renzi.
Uva


Staino


Giannelli



ElleKappa



Vukic per Meno


Particelle politiche
Tauro


Nota:
Nichi Vendola si presenterà mercoledì 25 alla direzione di Sel mettendo a disposizione il suo mandato di presidente del partito. Dunque l’annuncio fatto nel giorno della scissione sembra destinato a concretizzarsi nella riunione che sta assumendo un significato molto più rilevante rispetto alla semplice presa d’atto dell’uscita di una fetta di parlamentari.

http://www.unita.it/politica/vendola-sel.decreto-irpef-s%25C3%25AC-terremoto-capogruppo-migliore-dimesso-rottura-1.575858


lunedì 23 giugno 2014

Ritratto di Valentina Cortese

  Il 18 maggio su la Repubblica un grande ritratto di Riccardo Mannelli
e l'intervista di Antonio Gnoli
a Valentina Cortese



Cortese: "La mia avventura a Hollywood finì con un whisky in faccia al re della Fox"

L'attrice è nata il primo gennaio 1923 a Milano. Nel 2012 ha pubblicato per Mondadori "Quanti sono i domani passati" (a cura di Enrico Rotelli), il romanzo autobiografico dedicato al figlio Jackie avuto dall'attore Richard Basehart
di ANTONIO GNOLI 

Valentina Cortese è ancora la signora evanescente e ironica di Effetto notte, di François Truffaut: "Impazzii di gioia quando mi chiamò. Lui era un genio al servizio della gentilezza", dice. "Un uomo che aveva provato la sofferenza del riformatorio e l'ebbrezza del successo. Potrei perfino riconoscermi in lui, nella sua storia", aggiunge con un tocco di nostalgia.

Nel senso che anche lei ha avuto un'infanzia difficile?

"Sono, quel che un tempo si diceva, una "figlia illegittima". Con una madre troppo giovane per accudirmi. Fui affidata a una coppia di contadini. Quando la mia vera madre veniva a trovarmi mi nascondevo nello sgabuzzino. Non volevo che mi portasse via, anche per un solo giorno. Il mio mondo era tutto lì: in quella campagna lombarda dove, anche nella miseria, sono stata molto felice".

Si avverte il pathos.
"Sono stati anni duri e compassionevoli. Appresi la semplicità dall'amore di due persone meravigliose che mi hanno accudita; e, al tempo stesso, sentii l'inquietudine per il fantasma materno che ogni tanto aleggiava. Le paure dell'infanzia mi hanno reso insofferente e forte".

Cosa rimprovera e cosa perdona a sua madre?
"Rimprovero la sua sventatezza, e il fatto che non c'era spazio per me nei suoi sogni".

Cosa faceva?
"Voleva essere una pianista, una grande concertista. Non ne ebbe la forza e forse il talento. Quanto al perdono, non lo so. La nostra storia si concluse abbastanza miseramente un giorno del dopoguerra nel ristorante dell'hotel Flora di Roma".

Che accadde?
"Volevo riconciliarmi con lei. La mia vita aveva preso a funzionare: c'era il lavoro nel cinema, e l'amore per un uomo come Victor de Sabata. Tutto quello che di spigoloso c'era stato tra noi due si andava smussando. Le comprai un gioiello, come segno di affetto. E quando mi vide cominciò a insultarmi e a dire che era un'offesa che io stessi con un uomo di trent'anni più grande di me".

E lei come reagì?
"Non ci potevo credere. Guardavo le sue mani che serravano violentemente i manici della borsetta. Aprii il regalo, meccanicamente. E quando vide il rubino si placò all'istante. Fece per afferrarlo, glielo strappai di mano. E fuggii via. Non ho più rivisto quella donna. Non ha più messo piede nel mio cuore".

E suo padre lo ha mai conosciuto?
"L'ho visto qualche volta da bambina senza sapere chi fosse. Credo che mi guardasse con una certa attenzione. Ma non sapevo nulla di quell'uomo. Andai al suo funerale. Forse spinta dal desiderio di conoscere la persona che aveva contribuito a mettermi al mondo. Mi sembrò tutto triste. Di una tristezza senza luce. Ricordo che mi allontanai dalle mie sorellastre con la sensazione che davvero qualcosa si era definitivamente chiuso".

Accennava al suo amore con il direttore d'orchestra Victor de Sabata. Vista la differenza di età, è stato in qualche modo il padre che non ha avuto?
"Ho amato molto Victor. Avevo 17 anni la prima volta che ci incontrammo. Fu un uomo speciale e meraviglioso. Persi la testa. Lasciai il liceo, mi trasferii a Roma e mi iscrissi all'accademia d'arte drammatica. Era un modo per stare con lui, vivere con lui, accompagnarlo nelle tournée. Mi chiede se sia stato un padre? Ma un padre non fa l'amore con una figlia. Però mi ha insegnato molte cose. Tranne una".

Quale?
"Che i grandi amori portano spesso grandi dolori. Victor era sposato, aveva dei figli. Pensavo che tutto si potesse ricomporre alla luce dei nostri sentimenti. Ma non fu possibile. Capii che i figli avevano ancora bisogno di lui. Per questo, molto a malincuore, accettai l'invito di andare a Hollywood".

Che anni erano?
"La fine degli anni Quaranta. Durante la guerra avevo fatto cinema con Carmine Gallone, Alessandro Blasetti. Conosciuto e frequentato Rossano Brazzi, Massimo Girotti, Alida Valli. Era bellissima Alida. Le offrirono un contratto a Hollywood poco prima che l'offrissero a me. Lei andò senza patemi. Io dovetti trovare la forza interiore. Per me Hollywood voleva dire mettere una distanza incolmabile tra me e Victor".

Com'era quel mondo che ogni attore vorrebbe frequentare?
"Luci e ombre, come tutte le cose. Ricordo la serie infinita di cocktail nelle case di attori famosi dei quali sarei diventata amica. Potevi incrociare Orson Welles, sempre con il suo bicchiere di whisky e a caccia di produttori, Walt Disney e perfino Thomas Mann, che aveva finito il suo esilio americano. Soprattutto all'inizio fu piacevole".

E in seguito?
"Ero stata messa sotto contratto dalla Fox. Nei primi mesi era tutto un susseguirsi di incontri con registi e produttori. Finalmente Jules Dassin mi contattò per girare I corsari della strada, avrei dovuto interpretare il ruolo di una puttana. Quello che non mi aspettavo è che Jules si innamorasse di me. Però accadde ".

E lei?
"Ero lusingata, perfino attratta. Poi scoprii che era sposato, e che aveva dei figli. Mi disse che stava divorziando. Non volevo assolutamente ricadere in una situazione come quella con Victor. Ci frequentammo sul set. Restammo buoni amici. Non sapevo che la mia storia con Jules avrebbe, in seguito, preso la piega della malinconia. Nel frattempo sposai Richard Basehart. Non fu un grande affare".

Perché?
"Dick era un uomo bello e incostante. Lo avevo conosciuto sul set di un film diretto da Robert Wise. Mi raccontò di essere rimasto vedovo. E per lui provai tenerezza. Cominciammo a frequentarci. Sapeva essere molto divertente. Ci sposammo nel 1951. E per un po' la nostra vita fu intensa. Perfino travolgente grazie a incontri con persone come Marilyn Monroe, Marlene Dietrich, Greta Garbo".

Tre donne che hanno fatto la storia del cinema. Com'erano i loro caratteri?
"Vidi la prima volta Marilyn a una premiazione. Accompagnavo mio marito. Mi colpì la sua pelle chiarissima. Sembrava una nuvola di panna montata. Mi sembrò una donna insicura, fragile e spaventata. Mi disse che odiava quei ricevimenti e i curiosi che l'assediavano. In seguito venne un paio di volte a casa nostra ".

E la Dietrich?
"La donna meno costruita che abbia conosciuto. Strano, no? Tutti la percepivano come la femme fatale dell'Angelo azzurro. In realtà era una persona semplice. Nel periodo hollywoodiano ci vedemmo spesso a colazione. Le piaceva cucinare personalmente. E adorava il cibo italiano. Che dire? Era intelligente, brava, schietta. Ma anche furba. Non nascondeva nulla di sé, ma al tempo stesso dava a volte l'impressione di una donna che aveva dovuto lottare ferocemente per affermarsi".

Chi non dava questa impressione era la Garbo.
"Fin da piccola fu il mio idolo. Appena giunsi a Hollywood il mio agente volle farmela conoscere. Ci incontrammo da Romanoff, un ristorante russo molto alla moda. Tremavo. Lo stomaco si chiuse per l'emozione. Lei parlò pochissimo. Guardavo il suo volto lunare e pensai che le leggende non sono il passato, ma il presente che irrompe e sconvolge".

L'ha più rivista?
"Anni dopo a Parigi, durante una sfilata di Chanel. Giorgio Strehler stava cercando un'interprete per Eleonora Duse in un film sulla sua vita. Mi venne in mente di proporle un contatto con Strehler per quel ruolo. Rifiutò. Mi disse che recitare non le interessava più. Mi stava davanti, ma sembrava remota. Ebbi l'impressione che non avesse più legami concreti con il mondo. E che forse era il mondo".

Lei nel frattempo era tornata in Italia.
"Sì, la mia esperienza hollywoodiana si era conclusa anche in malo modo. Nella più classica delle scene: il produttore che ti mette le mani addosso e si prende un bicchiere di whisky in faccia. Accadde con il grande padrone della Fox, Darryl Zanuck. Mi fece una corte insopportabile. Finì nel modo che le ho detto, durante una festa in casa sua. E fu la conclusione della mia carriera a Hollywood".

E suo marito?
"Mi illudevo di aver costruito un quadretto di famiglia felice. Avevamo un figlio meraviglioso. Ero un po' ingenua. Rientrammo in Italia e Fellini propose a Dick di recitare nel film La strada. Ero contenta per lui e per me. Federico era un buon amico. Come la Masina, del resto. Quello che non potevo prevedere era il tradimento di Dick".

Con chi?
"Con Giulietta. E non fu una cosa di un attimo. So che continuarono a vedersi per anni".

E Fellini?
"Non so se sapesse o meno. Del resto anche lui non era insensibile al fascino femminile. Soprattutto nell'usa e getta".

A cosa allude?
"A una storiella ormai nota. Federico si portò in macchina una di quelle attricione, che piacevano a lui: prosperose, abbondanti, vistose. Insomma, mentre andavano a Ostia, lei parlava della sua vocazione artistica, neanche fosse la Bergman. A un certo punto Federico cominciò ad accarezzarle i capelli e poi con la mano sulla nuca a spingerla verso il basso. Finalmente la poveretta capì cosa stava accadendo e, con tutto il fiato in gola, disse: "Feddericco, io artista, io no pompetto"".

Meraviglioso. Nella sua vita si intrecciano storie d'amore e di sesso. Come finì con suo marito?
"Voleva tornare a Hollywood. Restai in Italia. Ci separammo. Scoprii che mi aveva anche tradito con la baby sitter. Gli amori veri sono stati altri".

È rimasta in sospeso la storia con Jules Dassin.
"Ha continuato ad amarmi e a raggiungermi un po' ovunque. Era un uomo malinconico. Fu bastonato dal maccartismo per le sue idee politiche. Ci scambiammo perfino delle fedi come pegno di un amore irrealizzato. Alla fine trovò la sua pace sposando Melina Mercouri. Comunque, qualunque cosa avrebbe potuto diventare non sarebbe mai stata come la storia con Strehler".

Nel senso?
"Giorgio fu letteralmente un'altra cosa. Da lui aspettavo una bambina che persi nella gravidanza. Il nostro legame si rafforzò. Al di là delle incomprensioni, burrasche, litigi, che pure ci furono. Credo che nessuno mi abbia arricchito spiritualmente e umanamente come ha fatto lui. Mi sorprendo ancora quando penso al modo in cui sapeva farmi crescere, anche nella sofferenza che pure era capace di infliggermi".

Cosa prova davanti alla scomparsa di una persona che ha così amato?
"Giorgio se ne è andato una notte di Natale. È curioso che nel grande evento della nascita lui ci abbandonasse. Non c'era tristezza in lui, ma la convinzione che la sola cosa che può salvarci è il teatro. Era la sua fede".

E lei come definirebbe la sua fede, o la sua mancanza di fede?
"Ogni mattina mi sveglio sorprendendomi di essere ancora viva. Non so se Dio esiste o non esiste. È un mistero di fronte al quale preferisco restare in silenzio. Un attore deve prendere il divino dal fondo di se stesso. Se lo ha, si lasci pure possedere".

Cosa è stato il suo essere attrice?
"Tutto. Ma non ritengo di essere stata un'attrice ambiziosa. Ho sbagliato tante volte, ma sono felice di aver commesso i miei sbagli. Non sarei qui, altrimenti, a parlarne. Gli errori sono come i versi mai letti di una poesia".

Mi viene in mente un suo recital su un testo di Alda Merini.
"Recitai la sua Madonna bambina di Magnificat: una donna sola contro il mondo, immersa nella bufera a difendere il figlio che le viene tolto e ucciso e con fede incrollabile ne attende la resurrezione. Solo le donne sono capaci di questi gesti".

Ha conosciuto la Merini?
"Sì, negli ultimi anni. Alda era innamorata della vita. Di fronte all'amore non capiva più niente. Mi manca la sua ricchezza interiore. Si è lasciata spremere. Non dava importanza alle cose materiali. Mi disse che il suo appartamento era freddo e umido. Le regalai un termosifone elettrico che a sua volta donò a un altro bisognoso. Quando seppe che sarei andata a trovarla in clinica, chiamò il parrucchiere e un violinista. La trovai adagiata sul letto. Il violinista attaccò una romanza. Sembrava una bambina. Morì pochi giorni dopo. E pensai che tutti noi prima o poi torniamo all'infanzia ".


domenica 22 giugno 2014

Charles Barsotti (1933-2014)

"Well, I think you're wonderful."
"Beh, io credo che tu sia meraviglioso."


Charles Barsotti è stato per quarant'anni uno dei più importanti fumettisti del New Yorker .
 Barsotti era considerato un filosofo e un genio dell’ironia, e i suoi lavori venivano spesso comparati a quelli di un altro grande collega: James Thurber.



La sua vignetta tipica era un cartoon singolo.
Un esempio sotto:  il disegno mostra un clown del circo nell'espressione di parlare al telefono e, sotto al disegno, una breve domanda, solo cinque parole:
 "What's the next best medicine?"
("Qual è la prossima miglior medicina?")




 "La prossima miglior medicina è sempre stata Charley Barsotti".
Robert Mankoff

Questa è una vignetta di Charles Barsotti cartoonist, uno dei tanti quelli grandi, ha detto Robert Mankoff,  redattore di The New Yorker magazine ed ha aggiunto: "Vediamo le sue vignette e pensiamo più profondamente le cose, e restiamo anche coinvolti nel suo humour".


 Barsotti usava  effettivamente poche parole per accompagnare i suoi disegni, ed era molto lodato per la loro semplicità, semplici, ma nello stesso tempo, pieni di humour e problematiche umane .

 “Complication is easy, simplicity is incredibly hard,” he said. “He’s a very talented man, a genius of humor really.”
  "Complication è facile, la semplicità è incredibilmente difficile, "
 Michael Wolff


Uno dei suoi più celebri fumetti è un vero " non sense"
Un pezzo di pasta - un rigatone - parlando al telefono dice:
"Fusilli,  pazzo bastardo! Come stai?"


Un altro esempio dei suoi  cartoons per  il New Yorker  raffigura due forchette in piedi una accanto all'altra, una con i suoi denti avvolti dagli spaghetti. L'altra forchetta dice: "Mi piace. Chi è stato? "

 "Attraverso le sue vignette  allude alle grandi domande dell'esistenza umana, tra cui 'Come facciamo a sapere quello che sappiamo?"
Mankoff

Mankoff ha chiamato Barsotti "un uomo dolce e un profondo pensatore" che ha cercato la saggezza, la verità e la risata attraverso le sue vignette, con uno dei personaggi ricorrenti di Barsotti, il vecchio pellegrino con un bastone da passeggio alla ricerca della verità.
In uno, il pellegrino si sta muovendo nella stessa direzione come un segno freccia che dice "la Verità", tranne che invece di camminare che sta lavorando su un tapis roulant. In un altro, un pellegrino sta camminando in direzione del segno verità e un altro si sta dirigendo di nuovo, il suo viso l'immagine del terrore.



 The New Yorker ha pubblicato più di 1.300 cartoons di Barsotti. E ne ha creato molte altre migliaia per The Atlantic , USA Today , Texas Monthly e Playboy , e sulle pagine op-ed di The New York Times e The Kansas City Star .
"Ha fatto un'incredibile quantità di lavoro, "ha detto Ramot, la moglie, che si è sempre occupata  della parte economica. "Siamo stati sposati per 35 anni. Abbiamo avuto approvazioni da persone provenienti da tutto il mondo. Alcuni dei suoi quadri più popolari e amati erano i suoi cartoons col cane, presenti nella collezione 2007 "They Moved My Bowl.
Essi costituiscono anche ciò che la figlia Kerry Scott, ama di più. Sono dolci, gentili ed offrono un sacco di comprensione della natura umana. E penso che ha conquistato un nuovo pubblico al suo lavoro."
Uno di questi (quello in alto al post), è incorniciato nel suo studio, a casa sua sulla East 55th Street: Un cane sulla sedia terapeuta dice al paziente le lacrime agli occhi sul divano, " Beh, penso che tu sia meraviglioso. "

 Il creatore dei "Peanuts",  Charles M. Schulz era un suo fan.
 "Penso che i piccoli cani , siano i fumetti più divertenti che siano stati fatti negli ultimi anni", ha scritto Schulz a Barsotti in una lettera firmata con il suo soprannome, Sparky.








“So you’re little Bobbie; well, Rex here has been going on and on about you for the last 50 years.”
Un altro cartoon: un angelo registra l'arrivo di un uomo anziano in cielo. Un cane felice corre verso di lui, e l'angelo dice: "Così sei tu il piccolo Bobbie; bene, Rex qui è andato avanti e indietro qui aspettandoti per gli ultimi 50 anni ".


"A wonderful, una persona meravigliosa, ed una leggenda nel mondo cartooning", ha detto McMeel. "Ci si poteva sedere per ore e parlare con Charley. Poteva diventare molto grave, e poi avrebbe mandato questo razzo a voi, solo per vedere se lo si stava ascoltando o no. Era divertente stare con lui.

" Barsotti ha creato diversi fumetti, tra cui «Sally Bananas", e le sue vignette sono state raccolte in diversi altri libri, tra cui "The Essential Carlo Barsotti" e "Texas di Barsotti."





  Nel 1996, all'età di 62 anni, Barsotti divenne uno dei cinque disegnatori onorati dalla pubblicazione di una serie di francobolli emessi dall'ufficio postale britannico. Dopo l'approvazione da parte di un comitato consultivo timbro, le scelte sono state approvate personalmente dalla Regina Elisabetta II. Tre dei 10 francobolli della serie erano di Barsotti.
 Un designer britannico, Michael Wolff, ha guidato il progetto del fumetto timbro, ed aveva contribuito a introdurre anche il lavoro del fumettista in Europa. I suoi fumetti sono apparsi nella rivista di umorismo e satira Punch .

"E 'ottenuto approvato dalla regina, mi dicono,", ha detto Barsotti T ha stella . "Avrei odiato  non essere approvato dalla regina."  





Le immagini sono di Charles Barsotti/New Yorker Collection 
I disegni su Punch
Il sito :  http://www.barsotti.com/
Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Charles_Barsotti
I disegni su Pinterest
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http://bado-badosblog.blogspot.it/2014/06/new-yorker-cartoonist-charles-barsotti.html
http://mikelynchcartoons.blogspot.it/2014/06/charles-barsotti-1933-2014.html
http://www.newyorker.com/online/blogs/cartoonists/2014/06/charles-barsotti
http://dailycartoonist.charles barsotti
http://www.washingtonpost.com/news/comic-riffs/wp/2014/06/18/rip-charles-barsotti

Charles Barsotti, Cartoonist With Humor Both Simple and Absurd, Dies at 80